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FILOSOFI AL GOVERNO

FILOSOFI AL GOVERNO

Platone sosteneva che i governanti devono essere filosofi o devono filosofare. Scriveva Platone: «A meno che i filosofi non regnino negli stati o coloro che oggi sono detti re e signori non facciano genuina e valida filosofia, e non riuniscano nella stessa persona la potenza politica e la filosofia, non ci può essere una tregua di mali per gli stati e nemmeno per il genere umano». (Repubblica 473 d)

Esistevano filosofi governanti? Dalla storia conosciamo Re o Imperatori che erano filosofi o avevano un pensiero filosofico. Marc Bloch ha scritto per i re taumaturghi. Per esempio:

Ciro (Kuruš) II di Persia, noto come Ciro il Grande (in persiano antico; 590 a.C. – 529 a.C.), è stato imperatore persiano e discendente di Ciro I di Persia, membro di quella stirpe dei Teispidi che da qualche tempo controllava la Perside.

Agesilao II (Sparta, 444 a.C. – Cirene, 360 a.C.) fu re di Sparta dal 400 circa al 360 a.C., dopo essere succeduto al fratello Agide II.

Alessandro III re di Macedonia- Re di Macedonia (Pella 356 – Babilonia 323 aC), figlio di Filippo II, fondatore della potenza macedone, e di Olimpiade, figlia di Neottolemo re d’Epiro.

Aśoka Moriyail Grande (dal sanscrito “senza sofferenza”, devanagari ), spesso traslitterato in Ashoka (Pataliputra, 304 a.C. – Pataliputra, 232 a.C.) fu sovrano dell’impero Maurya.

Publio Elio Traiano Adriano, noto semplicemente come Adriano (latino: Publius Aelius Traianus Hadrianus; Italica, 24 gennaio76 – Baia, 10 luglio138), è stato un imperatore romano, della dinastia degli imperatori adottivi, che regnò dal 117 alla sua morte.

Marco Aurelio, nome completo Imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto (in latino: Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus Augustus, nelle iscrizioni: IMP(erator) • CAES(ar) • M(arcus) • AVREL(ius) • ANTONINVS • AVG(ustus); Roma, 26 aprile121 – Sirmio, 17 marzo180), è stato un imperatore, filosofo e scrittore romano.

Alfredo il Grande, in inglese antico: Ælfred (Wantage, 849 – 26 ottobre899), fu re del regno anglosassone meridionale del Wessex dall’871 all’899, ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Ludovico IV di Turingia, detto il Santo (Creuzburg, 28 ottobre1200 – Otranto, 11 settembre1227), fu langravio di Turingia dal 1217 alla morte. Alfonso Fernández, detto il Saggio (Toledo, 23 novembre1221 – Siviglia, 4 aprile1284), re di Castiglia e León (1252-1284).

Cristina di Svezia, o Cristina Alessandra Maria dopo la conversione al Cattolicesimo, (Stoccolma, 18 dicembre1626 – Roma, 19 aprile1689), fu regina di Svezia dal 1632, ma con pieni poteri solo dal 1650, fino all’abdicazione avvenuta nel 1654.

Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande, in tedesco Friedrich der Große (Berlino, 24 gennaio1712 – Potsdam, 17 agosto1786), fu re di Prussia dal 1740 alla sua morte.

Le forme di governo, viste con un occhio contemporaneo, sono le costituzioni che formano uno stato. Parlando però delle forme di governo in Platone questa definizione smette di avere valori sotto vari aspetti. Innanzitutto non c’è paragone tra uno stato contemporaneo e una città-stato della fine della democrazia d’Atene. É dunque completamente senza senso vedere la forma di governo in direzione puramente di teoria politica, anche se in Platone la questione della forma di governo ideale per poco non analizza soltanto l’utopia. E questo perché oltre la ²forma ideale² per il governo di Platone analizza anche le forme di governo storiche, realizzate con un’analitica interessante e comunque di valore teorico.

La categorizzazione che Platone presenta delle forme di governo, è poco tradizionale. Basta pensare che l’aristocrazia e la monarchia che si possono considerare forme tipiche nella teoria generale di governo, in Platone facciano parte – e soltanto in senso quantitativo si distinguono – della forma utopica ideale. Dunque per Platone quando si parla della forma di governo si apre il campo di quattro costituzioni delle quali le seconde due sono le forme corrotte delle prime due.

Si potrebbero allora schematizzare in tal modo le forme di governo nel pensiero di Platone: Forme ideale: Aristocrazia o Monarchia. Che si corrompe in Timocrazia e Oligarchia o in Democrazia e Tirannia.

FORMA IDEALE

Aristocratica o Monarchica

(Senza possibilità di corruzione)

Che si corrompe in

TIMOCRAZIA OLIGARCHIA

Che si corrompe in

DEMOCRAZIA TIRANNIA

Questo schema senza poter essere definito riuscito, aiuta a concepire la categorizzazione delle forme di governo in Platone, per cui in pratica le forme di governo sono considerate in coppia e, secondo il periodo storico, l’una sostituisce l’altra. La monarchia e l’aristocrazia sono forme i governo che più si avvicinano alla forma ideale. Anzi la forma ideale, anche se soltanto “in cielo trova il suo luogo di realizzazione”, soltanto in queste due forme potrebbe essere in parte realizzata. In altre forme storiche, presentano dei vizi e delle virtù. In fatto però che molte sono rivolte ai desideri e alle voglie di uomini corrotti facilmente possono corrompersi corrispettivamente in oligarchia e tirannia. E’ interessante qui osservare la tendenza platonica a richiamare l’attuazione sui valori per cui è portato a precisare che “nessuna delle forme si governo esistite, (storiche) è buona. L’“unica forma buona è quella ideale” (Repubblica 559 c)

Il pensiero di Platone, quindi, come coscienza delle forme di governo, come sollecitazione verso la forma di governo che più delle altre difende i valori dell’uomo.

E’ stato detto prima che la forma di governo in Platone cambia storicamente perché si corrompe secondo i desideri degli uomini condizionati da voglie e vizi vari. Perciò si passa da una ad un’altra forma di governo, perché gli uomini invece di rispettare il “giusto messo” nel compiere le azioni della loro condotta, si lasciano andare agli eccessi.

Si legge in Platone, a tal proposito, nel grande capitolo in cui i desideri sono confrontati ai sistemi politici che li affronta in proposito democratico: “Come la città” (πολιτεία) fu cambiata dopo l’aiuto di un’alleanza esterna verso un partito politico concreto, che assomiglia ad essa, così anche il giovane non cambia se non un tipo di desideri esterni non l’aiutano, non gli impongono, è un genere dei due che lui contiene in se stresso”. ( Repubblica 559 c)

Così un giovane, e più generalmente una persona, cittadino della polis, è esposto ad un insieme di pressioni esterne. E’ interessante notare qui una forte contraddizione: perché l’uomo non è libero di scegliere o classificare i desideri nati da influenze esterne; in questo modo non c’è una persona buona a priori, cioè di natura; essa, invece, diventa prodotto reale della situazione e delle condizioni sociali. In questo modo piuttosto Platone cerca di spiegarne il male della democrazia, che ha come virtù la libertà. Egli dice che, siccome in democrazia la libertà è senza limiti, essa è anche libertà per gli stranieri i quali riversano su di essa la loro cattiva influenza; dunque il cittadino trova nelle due nature, i due mondi interni, le assomiglianze con i desideri altrui, come un partito si aiuta e si compromette molte volte alle esigenze, i desideri, l’identità di un’alleanza esterna perché si impossessi del potere. Quindi il giovane purché si impossessi della forza, o della ricchezza (valori negativi e esterni alla psiche della persona, del giovane, del cittadino) diventa cattivo a causa di fattori estranei alla sua natura. Ma in ogni modo questo non sarebbe stato possibile se la democrazia non fosse stata come sistema di organizzazione delle società troppo libertà: cioè monarchico, privo di protezione interna e appunto per questo esposto a pericoli non solo di tipo naturale – interno, ma anche di tipo esterno e non prevedibili.

E’ facile da qui in poi arrivare a concludere che il corpo sociale non è che il raggiungimento dei desideri individuali, presentati come insieme, che quasi poco mancano tipi diversi per formare l’oclocrazia (όχλος + κράτος): termine molto usato da parte di Platone in riguardo alla democrazia. Oclocrazia, in verità, è usato da Platone in senso spregiativo, per indicare la democrazia del popolo che nelle assemblee schiamazza invece di ragionare.

Secondo Platone l’ottimo governante è il Re – filosofo, colui che possiede la scienze dei buon governo [1]. I governatori, dice nella Repubblica, sono quelli che hanno fissato lo sguardo dell’anima al bene in sé (to agathon auto) [2] e “lo useranno come paradigma per l’ordine della polis (città) e per la vita dei cittadini” [3]. E quando i filosofi sono governanti, la città è meravigliosa (Kalipolis: Nella «poleogonia» platonica vi sono quattro polis: I) La primitiva (369b – 372c); II) La opulenta (372c – 376e); III) La purificata (376c-445c) IV) La città dei filosofi, la kalipolis (527c). Cfr. Platone Repubblica.)

Se cosi può essere telegraficamente indicata la figura dell’ ottimo governante va pensato che perché egli possa svolgere con correttezza e armonia le sue funzioni è necessario che la società abbia una struttura organica, che alle tre anime dell’ individuo corrispondano la tre classi della società.

Con precisione Platone vuole l’armonia della società come quella dell’anima e presenta la relazione tra l’ordine dell’anima e l’ordine della società. Nell’anima si possono distinguere tre forze: razionale, irascibile, concupiscibile, che hanno la loro sede rispettivamente nel cervello, nel cuore e nel ventre[4].

Anche la società è divisa in classe: i filosofi sono i governanti e hanno la sapienza (sophia), i guardiani (phylakes) della polis sono specializzati nell’arte della guerra privilegiano come virtù il coraggio (la andreia), i lavoratori (georgoi demiourgoi)[5] privilegiano gli appetiti.

I filosofi corrispondono alla prima anima (razionale), i guardiani alla seconda (irascibile) e i lavoratori all’ultima anima (concupiscibile) [6].

L’accordo dei tre principi dell’anima nel riconoscere la guida della ragione è la temperanza. «Come nello stato, cosi nell’anima dell’individuo, l’esercizio di tutte e tre queste virtù, cioè la vita armonica dell’anima, costituiscono la giustizia, e la virtù, che comprende e riassume tutte le altre»[7].

Ciò non toglie, però, che tanto la figura dell’ottimo governante quanto quella della concezione organica della società, con il paragone anima dell’uomo – struttura dello stato, apartengono solo al modello ideale di forza di governo delineato da Platone.

Note

  1. Platone Repubblica 520c

  2. Idem 540b

  3. Idem 540a

  4. Idem 435a

  5. Idem 435°

  6. Cfr, N. Mercker, Storia della filosofia, p.106

  7. Fasso, Storia della filosofia del diritto. Vol. I, Bologna, 1966, p.70.

Apostolos Apostolou

Scrittore e Docente di Filosofia.

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