Parlare di guerra, comodamente dai salotti degli studi televisivi, è un’abitudine a cui noi occidentali ci siamo abituati da decenni. Analisti, filmati, opinioni sono ormai il pane quotidiano durante telegiornali o talk show, fino ad arrivare quasi a trattare questi argomenti come corpi estranei alle nostre vite. E proprio per capire meglio la realtà che si respira in Paesi devastati dalla guerra, martedì 10 marzo a Gorizia, si svolgerà una giornata intera dedicata al giornalismo di guerra.
Organizzato da Sconfinare, il giornale degli studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste (ma con sede nella città isontina) e dal Club Giovanile Atlantico del Friuli Venezia Giulia, l’evento si svolgerà presso il Polo Universitario di via Alviano e vedrà la partecipazione di nomi autorevoli nel settore: Fausto Biloslavo, inviato de Il Giornale; Elisabetta Burba, responsabile esteri di Panorama; Giampaolo Cadalanu, esperto di politica estera e firma di Repubblica; Gianandrea Gaiani, Direttore responsabile di Analisi Difesa e Gabriella Simoni, inviata di Mediaset.
Si inizia alle ore 9.30, presso l’Aula Magna, con la conferenza dal titolo “Il giornalismo di guerra – The war as I saw it” in cui gli ospiti sopra citati racconteranno la loro esperienza, le sensazioni provate di fronte e in mezzo all’inferno sceso in terra, com’è la lotta armata. Moderati dal Professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea del SID, i relatori discuteranno del ruolo che ha il reporter in quei luoghi del mondo, i rischi che corre e i retroscena che la professione non presenta al pubblico. Praticamente un’analisi della “materia” a 360 gradi!
La giornata poi proseguirà dopo pranzo, alle 14.30 presso l’Aula 209, con il workshop “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” con Gaiani, Biloslavo, Burba e Cadalanu. A seguire un altro laboratorio, “Il freelance, l’inviato e l’addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” con Simoni, Cuscunà e il capitano Biagio Liotti. Ad entrambi i laboratori la partecipazione è gratuita, gradita ma non obbligatoria l’iscrizione entro l’8 marzo attraverso la pagina Facebook dell’evento.
Incontrare persone che hanno visto con i loro occhi le crude realtà del conflitto e le hanno raccontate, non è cosa da tutti i giorni. Per capire in che direzione va il mondo e uno dei lavori più pericolosi in assoluto, come appunto l’inviato di guerra, incontri come quello di martedì sono più che necessari. Un piccolo passo per svegliarsi dal torpore davanti al dolore televisivo e ricordarci cos’è l’umanità.
Timothy Dissegna