La 9^ edizione di “Narratori d’Europa”, il ciclo di incontri promosso dall’IRSE – Istituto Regionale di Studi Europei per esplorare le voci piu’ interessanti e attuali della scena letteraria continentale, parte da un Paese che ha scelto di “dimettersi” dalla vecchia Europa, la Gran Bretagna, e da una sua autrice originale e carismatica, Angela Carter. Una “narratrice” di cui vale davvero la pena rileggere storie e personaggi, tanto che l’editore Fazi sta rieditando l’opera dell’autrice, scomparsa nel 1992 a soli 52 anni.
Lunedì 31 gennaio, alle 15.30 nell’Auditorium di Casa Zanussi Pordenone, è ad Angela Carter che sarà dedicato l’incipit di “Narratori d’Europa” 2017: alla “più grande, alla più originale, alla più importante delle autrici britanniche della seconda metà del secolo scorso e la terrorista dell’avanguardia letteraria nel campo del femminismo”. Così amava raccontarla Salman Rushdie, che le fu molto amico. Con Stefania Savocco, curatrice del ciclo, dialogherà Roberto Bertinetti, docente di letteratura inglese all’Università di Trieste nonché saggista, acuto osservatore dell’attualità britannica. «Io e Nora, mia sorella, siamo sempre vissute sulla sponda sinistra, quella che i turisti di solito non vedono, la sponda bastarda del Vecchio Padre Tamigi», spiegava di sé Angela Carter, già alla fine del Novecento visionaria e capace di cogliere i nodi essenziali e più urgenti della nostra modernità. «Perché ieri come oggi – sottolinea Stefania Savocco – la questione è soprattutto il confronto con la riva che crediamo “altra” e che invece ci è gemella, con chi chiamiamo straniero e che invece, forse, solo non conosciamo abbastanza». «Il mio Paese – osservava ancora Angela Carter – ha sempre fatto il possibile per trasmettere un’immagine sofisticata, minimalista, magra: poche passioni, poco cibo, parole calibrate. Maesiste anche un’altra Inghilterra, quella della working class da cui provengo io, una nazione mangiona, ridanciana, eccessiva, priva di senso del peccato». «“Figlie sagge” – osserva Roberto Bertinetti – l’ultimo libro apparso pochi mesi prima della morte di Angela Carter (Fazi 1991, rieditato), racconta la storia di due anziane attrici e della loro eterogenea compagnia teatrale, ed è l’eccellente sintesi della poetica di un’artista che amava stupire e andare controcorrente». Sempre lunedì 31 gennaio Roberto Bertinetti sarà protagonista, alle ore 18.30 di un ulteriore appuntamento promosso dall’IRSE per esplorare la più incandescente attualità: “Brexit ed Europa. Fra paure e generazione Erasmus” titola l’incontro pubblico promosso con la partnership del Circolo della Stampa di Pordenone e con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Sono previsti crediti ECM per i partecipanti. «Sarà un’occasione per fare il punto sul countdown per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa – spiega la presidente IRSE Laura Zuzzi – proprio nel momento in cui spinte di segno opposto si scontrano a Londra, e nel Paese. E in uno scenario di incertezze rispetto agli scambi
universitari che puntano a una compenetrazione sempre piu’ intensa di esperienze e studi per i giovani cittadini europei».
“Tutto torna ad accadere per la prima volta”, ci mettono in guardia gli scrittori: «e così – spiega Stefania Savocco – abbiamo voluto intitolare la serie 2017 di “Narratori d’Europa”. Così Angela Carter infarcisce il suo libro di richiami a Shakespeare e lo scrittore belga Peter Terrin, cui è dedicato il secondo incontro, martedì 7 febbraio sempre alle 15.30 a Casa Zanussi di Pordenone, ripropone un “Uomo senza qualità” alla Musil. Seguiranno martedì 14 febbraio l’incontro intorno all’autore norvegese Jo Nesbø e martedì
21 febbraio quello dedicato allo scrittore svedese Henning Mankell. Il bello della letteratura è proprio questo. È un intreccio di rimandi, un caleidoscopio che moltiplica i riflessi illuminando il presente attraverso il passato, con i suoi mille richiami, le sue velate allusioni, le sue implicite interferenze. Ma, come indaga e paventa scenari distopici, fornisce anche balsami e rimedi: Terrin e Mankell per esempio ci parlano entrambi di cicatrici e incendi che diventano occasioni di cambiamento; Nesbø e la Carter ci invitano tutti e due a cercare nel dramma sempre il risvolto ironico, il candore. L’aspetto fiabesco e surreale delle cose.
Autore di romanzi, racconti e opere teatrali, Peter Terrin (1968) è uno scrittore belga di lingua olandese. Tradotto in numerosi Paesie vincitore di riconoscimenti internazionali, come il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2010 e il Premio AKO 2013, è considerato dalla critica un autore che coniuga eleganza classica, atmosfere kafkiane e un raffinato ingegno sperimentale, indagando con lucido disincanto l’individuo contemporaneo per toccare tematiche universali. In “Monte Carlo” (Iperborea) ci racconta il mondo della Formula 1, le corse davanti al jet set internazionale: un Jack Preston qualunque, un semplice meccanico, spera, per un gesto di eroismo che gli segnerà gravemente il corpo, di conquistare un attimo di notorietà, ma invece viene ricacciato nella penombra incolore della sua quotidianità. Jo Nesbø è nato a Oslo nel 1960, da una famiglia di
scrittori, lettori e cantastorie. Prima di abbracciare il suo destino e diventare il più grande autore di crime norvegese si è cimentato in mille mestieri. Ha giocato a calcio nella serie A del suo paese, ha lavorato come giornalista freelance, ha fatto il broker in borsa. Cantante e compositore. A “Narratori d’Europa” si leggerà il suo “Sangue e neve” (Einaudi 2015), ambientato in una Oslo che assomiglia alla Gotham city di Batman, dove un curioso killer sa prendere la mira, ma non leggere la realtà che gli sta intorno, o magari non vuole davvero vederla. Henning Mankell, scrittore e regista teatrale, è autore di romanzi, polizieschi e libri per bambini tradotti in più di quaranta lingue. È morto nel 2015. “Stivali di gomma svedesi” è il suo ultimo romanzo (Marsilio 2016). Trasportandoci in un’isola sperduta del Mar Baltico, disegna il ritratto di un settantenne che non trova ascolto perché non sa lui stesso prestare orecchio ai timori degli altri. Vive il timore della morte perché, inizialmente, non sa elaborarlo cercando un passaggio di testimone, la relazione con le nuove generazioni, con il futuro che si incarna nei figli. «La nostra è una cultura – ci avverte Mankell – che non abitua all’idea del declino e non sa accogliere la fine come momento inevitabile e necessario del ciclo naturale».
La partecipazione a gli incontri è gratuita e aperta a tutti. È gradita l’iscrizione, facendo pervenire i propri dati alla Segreteria IRSE entro il 20 gennaio 2017.
[email protected] / 0434 365326 Gli studenti che desiderano un certificato di frequenza devono richiederlo al momento dell’iscrizione. Il programma è inserito come Progetto dell’Irse IRSE anche all’interno del calendario Università della Terza Età di Pordenone