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Raccontare. Così comune, così difficile. Farlo attraverso la scrittura è un dono e un arte; le parole sulla carta delimitato quel confine che c’è tra lo Scrittore e lo scrivano.
Anche quest’anno a Pordenonelegge gli scrittori con la S maiuscola non mancano a cominciare da oggi, giorno di apertura ufficiale della festa del libro con gli autori. L’inaugurazione della sedicesima edizione ha regalato subito due pezzi da novanta della letteratura: Daniel Pennac e Corrado Augias.
Il romanziere francese, famoso in tutto il mondo per gli appassionanti racconti adatti a grandi e piccini, è salito sul palco del Teatro Verdi di Pordenone insieme al giornalista Fabio Gambaro con il quale ha scritto l’ultimo libro “L’amico scrittore”. Il testo in questione è una lunga intervista tra giornalista e scrittore in cui vengono trattati svariati argomenti inerenti alla scrittura, agli scrittori e all’amicizia vera o simbolica che si instaura tra autore e lettore. Pennac è un fiume in piena sul palco, vorrebbe parlare per ore al suo vasto pubblico, sempre con il simpatico sorriso che lo caratterizza. Una persona positiva, frizzante che è impossibile non apprezzare. Anche quando le domande gli risultano scomode la sua risposta è ironica, allegra; spesso si chiede ad uno scrittore di romanzi di parlare dei problemi del mondo, della famiglia o dei bambini, “mai che un giornalista faccia come prime domande quelle inerenti all’ultimo libro” dice sorridendo Pennac. “Racconto il mio passaggio nel mondo, attraverso le metafore” prosegue. “Il romanziere non ha il compito di dare lezioni di politica o di sociologia, perchè non è il suo ruolo e non ne ha forse le conoscenze adeguate”. Pennac spiega la sua necessità di raccontare legato al bisogno di immergersi nella lingua, non quella parlata, la sua interiore, in modo tale da permettergli di assaporare il piacere della lingua come se fosse un’entità. Inoltre il sogno di uno scrittore, secondo Pennac, è quello di incontrare il suo lettore e il suo critico ideale, “i quali non esistono poiché sono la proiezione dello scrittore stesso che sogna di essere compreso”.
Il primo giorno di festa si è concluso in serata con l’altro importante autore della giornata, Corrado Augias. Lo scrittore, autore televisivo e giornalista ha presentato il suo nuovo libro “Le ultime diciotto ore di Gesù”, un testo estremamente interessante per la chiave di lettura storica che viene data di Cristo e di tutti i personaggi a lui vicini. Augias è brillante, preciso ma mai pedante; la sua presentazione è coinvolgente e illustra i punti critici di una religione, quella cristiana cattolica, che acquisisce maggiore credibilità se riletta in una veste meno teologica e più storica, pur inserendo nel suo libro chiare invenzioni romanzate. Ma d’altronde analizzando le sacre scritture, di invenzioni e fantasie letterarie pare essercene più di quanto si possa credere; ecco dunque che Corrado Augias si prende la libertà di raccontare questo tragico evento attraverso molti fatti documentati, estrapolandone al contempo una sua personale interpretazione delle possibili psicologie e sensazioni che avrebbero potuto avere i personaggi durante lo svolgimento dei fatti. L’autore, dichiaratamente ateo, sostiene una “spiritualità umana, non teologica”. Affascinato da questo incredibile uomo, Gesù Cristo, ne scrive l’essenza umana, l’atroce dolore che dovette patire sulla croce, l’intrigo di palazzo nella quale cadde e che portò infine all’assoluzione di Barabba e alla sua condanna a morte.
Il nostro inviato con Corrado Augias e Daniel Pennac :
“La ritualità delle religioni è nemica del pensiero alto” secondo il giornalista; il gesto ripetuto per semplice applicazione della dottrine svuota il contenuto assai ricco di questa storia incredibile che è la vita di Gesù.
dal nostro inviato Carlo Liotti