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Friuli DOC 2020: alcune considerazioni su un’edizione che non sarà ricordata fra le migliori

Friuli DOC 2020: alcune considerazioni su un’edizione che non sarà ricordata fra le migliori

Udine 16 settembre 2020 – Ledizione 2020 di Friuli DOC ormai è conclusa e svuotate le piazze è ora di tirare le somme e fare qualche considerazione.

L’affluenza di pubblico sicuramente c’è stata, complici anche le bellissime giornate che questo settembre ci sta regalando, ma più che Friuli DOC si potrebbe dire che è stata un edizione ampliata di Udine sotto le stelle, iniziativa che coinvolge il centro cittadino nelle serate dei fine settimana da maggio a ottobre con il permesso ai ristoratori di aumentare i posti a sedere all’esterno approfittando delle strade chiuse al traffico, per compensare il calo dei mancati introiti determinati dalle stringenti normative del Covid-19.

Nonostante le attuali difficoltà ad organizzare eventi che coinvolgano migliaia di persone, come tradizionalmente avviene per la manifestazione più importante di Udine, l’amministrazione comunale non ha voluto rinunciare all’appuntamento settembrino con le eccellenze della nostra regione, a tal fine a Udine sono state create alcune zone Friuli DOC, opportunamente recintate e dotate agli ingressi di SAFE BOX delle postazioni con controllo della temperatura e conteggio presenze -, questo ha portato ad uno stravolgimento della manifestazione udinese per come eravamo abituati a conoscerla: le zone Friuli DOCquest’anno erano spesso pressoché deserte – solo Piazza Duomo e Largo Ospedale Vecchio hanno registrato una discreta affluenza – mentre bar e ristoranti al di fuori delle stesse erano gremiti di persone, persone per buona parte prive delle famigerate mascherine che, lo ricordiamo, andrebbero indossate sempre all’aperto dalle 18 alle 6 del mattino nei luoghi dove è facile creare assembramenti.

Una postazione SAFE BOX

Non si può certo dire che nelle serate delle due kermesse udinesi l’assembramento non ci fosse stato, una vera folla ha invaso la città, sicuramente attratta dal richiamo di Friuli DOC, che in buona parte ha poi ripiegato sul più comodo passeggio lungo le vie e le piazze di Udine affollando i numerosissimi locali del centro. Questa anomala situazione si è creata principalmente a causa di un’idea buona ma purtroppo applicata male, ovvero solo per le aree recintate erano previsti varchi di entrata i citati SAFE BOX – e uscita che implicavano, fra l’altro, il download sul proprio cellulare di un apposita applicazione oppure, in alternativa, di una registrazione presso alcuni addetti agli ingressi che andava ripetuta ad ogni accesso. Iniziativa lodevole ma che avrebbe dovuto essere ampliata a tutto il perimetro dei festeggiamenti (analogamente ai controlli antiterrorismo che hanno ccontraddistinto le ultime edizioni di Friuli DOC) e non solo allinterno di alcune macro aree. Peccato poi che per accedere alle suddette aree fosse obbligatorio questo iter ma non la mascherina, o perlomeno, sarebbe stata obbligatoria ma la mancanza veniva tollerata, il personale addetto alla sicurezza non si curava infatti di sensibilizzare le persone sulluso delle stesse. Le operazioni di controllo e le registrazioni ai varchi hanno inoltre spesso creato code dove non sempre la distanza di sicurezza veniva rispettata e come detto la mascherina non veniva utilizzata, insomma una situazione di potenziale pericolo di contagio in un momento delicato come questo dove va evitata ad ogni costo la diffusione del virus.

Se la situazione non era completamente sotto controllo in queste zone, all’esterno era praticamente ingovernabile, dove non cerano presidi di sicurezza la gente era libera di creare assembramenti in ogni dove e veramente in pochissimi rispettavano lordinanza sulla mascherina. Rammarica poi evidenziare che la maggior parte delle persone che affollavano il centro storico di Udine senza utilizzare le mascherine erano in buona parte giovani, segno questo che il messaggio sulla pericolosità del Coronavirus (per quanto la carica virale sia ora indebolita) non è stato recepito da una fascia di età che, probabilmente, non avrà conseguenze serie in caso di contagio ma che potrebbe contribuire a prorogare ancora per molto l’emergenza che stiamo vivendo.

Via Mercatovecchio (Foto Arnaldo Zorzetto)

Segnaliamo infine, sempre nell’ottica di evitare i cosiddetti assembramenti, che gli spazi esterni occupati dagli esercizi pubblici andrebbero in alcuni casi probabilmente rivisti, come ad esempio quelli relatici ai tavolini esterni dei due locali che si fronteggiano all’inizio di Via Mercatovecchio che creavano una sorta di imbuto con la conseguenza di portare spesso le persone ad ammassarsi mentre si incrociavano per percorrere la via nei due sensi.

L’edizione 2020 di Friuli DOC è stata comunque una sorpresa (in molti dubitavano sulla sua effettiva realizzazione) ma allo stesso tempo ha evidenziato una grossa falla sul lato della sicurezza, in occasione delle manifestazioni che coinvolgono la città spesso l’amministrazione comunale chiude comprensibilmente un occhio per quanto riguarda i parcheggi ma di certo non lo si poteva chiudere, così come è stato fatto, per quella che è la salute pubblica. Questa edizione rimarrà comunque – nel bene o nel male – nella storia udinese, la città ha avuto il suo Friuli DOC ma sicuramente non sarà ricordata come una delle migliori.

Ci auguriamo ora caldamente che le scelte di questa giunta non saranno pagate sulla pelle dei cittadini, per molti utenti dei social – sempre più cartina al tornasole sugli umori del popolo – questo Friuli DOC non avrebbe dovuto svolgersi visto il potenziale pericolo di contagio per la popolazione udinese e per quanti hanno deciso di venire in città in quei giorni e che ha inoltre comportato uno spreco di denaro pubblico per mettere in piedi una manifestazione che probabilmente non ha ottenuto il riscontro sperato né a livello di incassi né tantomeno in quello pubblicitario.

Guendy Furlan

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