Una perfetta sinergia tra Comune di Lignano SABBIADORO e la ERT-FVG per la prima stagione teatrale proposta nel CineCity della cittadina balneare che hanno centrato l’obiettivo. Esperimento da rinnovare per un pubblico interessato e partecipe che ha assistito ieri sera 16 marzo all’ennesimo centro di un poliedrico canta-attore (quale è Simone Cristicchi) che ipnotizza il suo pubblico centrando storie e personaggi con semplicità e grande umanità. In un palco senza luce tutto inizia con il suono di una bomba che squarcia silenzio e buio. Appare un romano come tanti: soldato per scelta degli altri, sopravvissuto per caso. È il nonno di Cristicchi, con la sua andata e ritorno dalla Russia, nonostante i meno quarantotto gradi, nonostante quel freddo che lo ha seguito, che gli ha continuato a gelare i ricordi dentro le ossa per tutto il resto della vita. Nel susseguirsi dei personaggi appaiono ,un ragazzino di Torpignattara con le sue partitelle a calcio nel cortile almeno fino allo scoppio della bomba; un uomo che aspetta da sessant’anni il ritorno del fratello disperso; il figlio di un partigiano morto a diciotto anni che rivede in sogno suo padre. Cambiando voci, abiti, musiche ed atmosfere per oltre un ora e mezza strappando applausi a scena aperta tra qualche lacrima e qualche amara risata Cristicchi tiene legati alle poltrone un commosso e attento pubblico che tributa ovazioni ed applausi ad ogni cambio di personaggio. Grande autenticità, grande pathos che trasmette la stupidità e l’assurdità della guerra. Di quella guerra voluta dai potenti e combattuta da diciottenni ed adolescenti che nulla sanno di politica e soldi, quella sporca faccenda che non smette mai di mandare al macello giovani vite anzicchè, come ironicamente conclude, essere combattuta da anziani e vecchi o dagli stessi potenti che la ordinano lasciando in pace sogni e speranze di giovani vite. Le parole gettate in un crescendo di aneddoti fulminanti, a volte feroci altre dolci e tristi riempiono la storia sciorinata con maestria e tanta poesia come detta il teatro di narrazione dove si mescola la tradizione romanesca della poesia di Trilussa e Belli, diventando qualcosa di intimo e coinvolgente. Il tutto è tenuto insieme principalmente dalle sue canzoni al tempo stesso surreali e melanconiche tratte da “Album di famiglia“. Lo spettacolo volge al termine con cinque sedie poste in primo piano che simboleggiano i personaggi narrati. Ed è qui che esplode un caloroso applauso di oltre un quarto d’ora ed una ovazione generale con tutto il pubblico in piedi per ringraziare ed osannare il magnifico lavoro offerto da un grande Simone.
Enrico Liotti
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