
Già nel nome è la spiegazione dello spettacolo: Guintche è una parola creola che si usa per indicare una continua mobilità ma è anche il nome di un volatile e significa anche prostituta. Una continua metamorfosi in cui la figura originaria pur mantenendo alcuni tratti riconoscibili è inserita all’interno di “un’ibridazione”. In questo modo la danza è il mezzo attraverso cui tutte le figure possono
manifestarsi in modo libero anche se apparentemente incoerente, una specie di ordinata confusione.

Il risultato è uno spettacolo che lascia letteralmente a bocca aperta lo spettatore che, trascinato nel turbinio della velocità di trasformazione delle varie figure non riesce a catturare un’idea, un pensiero una sensazione che faccia da filo conduttore alla rappresentazione. Se comunque l’intento dell’autrice è quello di scioccare il pubblico in sala, il proposito riesce.
Maria Teresa Ruotolo