Arriva da Capo Verde Marlene Monteiro Freitas con una performance camaleontica e ipnotica, in cui il suo corpo entra in un vortice di trasformazioni, dall’umano all’animale
E’ una camaleontica trasfigurazione quella che avviene sotto gli occhi di chi guarda Marlene Monteiro Freitas danzare in Guintche.
Un corpo passa attraverso diversi stadi dell’umano e dell’animale e sprigiona una potenza magnetica e affascinante, dalla quale non si riesce a distogliere lo sguardo. E’ danza contemporanea, la sua, con dentro un’anima esotica dove fa eco Capo Verde, il paese da cui Marlene arriva. Una danza anche furiosa, ritmica, colorata come un carnevale. Il magnetismo di questa danzatrice ci spinge a seguirla nella sua danza ipnotica e rituale, anche senza sapere dove questo ci porterà. Creato nel 2010 e rappresentato con successo nei festival europei, Guintche deriva dall’immagine di una persona, disegnata da Marlene come ricordo di un concerto. Lentamente la figura maschile, a cui l’artista ha dato il nome di Guintche, ha iniziato a crescere, a prendere vita propria, a farsi autonoma, a ribellarsi e a dare vita a personaggi autonomi. esseri il cui destino è precisamente quello di tradire le aspettative: Guintche è, in questo senso, la forma di vita intensa nata e partita da quell’essenza originale e informe. Non più la continuazione di un pensiero, ma una danza.
Guintche :Marlene Monteiro Freitas
ideazione e performance Marlene Monteiro Freitas
scene/luci luce Yannick Fouassier
musiche Cookie
costumi Catarina Varatojo
produzione una produzione Andreia Carneiro (Bomba Suicida) e Erell Melscoet in co-produzione con ZDB-Negócio /residenze O Espaço do Tempo, Alkantara Festivalcon il supporto di RE.Al / Forum Dança
foto Laurent Paillier