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“Prima che sia domani” di Furio Honsell e Gabriele Giacomini

Nella confusione del cambiamento che sta attraversando la nostra società, una mano si alza, anzi due, per chiedere la parola e dare voce all’uomo più che al numero, all’apertura più che al conservatorismo, all’oggi prima che sia domani. Una è la mano ferma del Sindaco di Udine, già Rettore dell’Università cittadina, Furio Honsell, l’altra ha 28 anni in meno di segni e strette, è del suo Assessore all’Innovazione Gabriele Giacomini.

Insieme nella giovane giunta del capoluogo friulano e nella scrittura del saggio “Prima che sia domani. Padri, figli, un’alleanza per ripartire“, Mimesis Edizioni, per darci due confessioni intime sui valori fondanti del loro impegno politico; valori diversi per contesto storico di formazione e crescita ma concilianti al fine di pensare al presente e al futuro secondo interessi comuni. Il libro rappresenta uno specchio che mostra differenze e coincidenze tra il bilancio parziale ma importante di Honsell e lo slancio giovanile di Giacomini frenato dalla nostra marmorea realtà.

Il Sindaco di Udine, uomo di scienza e di perseveranza, parte dall’individuo (e homo faber) che cerca se stesso per superarsi, per l’innovazione intesa come “processo continuo di tentativi ed errori necessario per mantenere alto il livello di benessere” evitando di strumentalizzarla per i fini del gattopardesco conservatorismo all’italiana dell’homo eloquens. Da qui l’analisi sull’importanza del ruolo e dello studio dell’informatica nella rivoluzione digitale tuttora in corso, sulla società aperta, sulla democrazia e sulla politica rappresentativa come fondamentale momento di confronto umano. L’uomo amministratore e politico che racconta la delicatezza dei giorni del caso Englaro, la difficile sfida alla crisi economica, lo sguardo costante all’esperienza della Resistenza, l’avversione per tutto ciò che non ammette dubbio o critica come il centrismo di quella generazione nata dopo la seconda guerra mondiale, ancora oggi potente, che ha avuto l’arroganza di pensare la fine della storia possibile pur di considerare infinita se stessa.

Dalla limitatezza del possibile riparte la generazione dei ventenni e trentenni del 2014, come l’Assessore Giacomini, stretti tra la le garanzie mantenute dai padri e la flessibilità estrema lasciata a loro, figli. Giovani che vivono costretti come monadi in una società fondata sull’individualismo estremo, che cercano spazi e modi per ritrovare quella comunità che i padri, con la stagione dei movimenti collettivi prima e del liberismo poi, hanno paradossalmente ridotto a mezzo per l’individuo che “nulla deve e tutto crea”.

Se il padre missino, il padre partigiano, il padre casa e chiesa si mostrano distanti nei confronti della contestazione dei figli è perché rivendicano la natura collettiva e quindi propriamente politica del loro essere stati attori sociali, a prescindere dal colore della bandiera che hanno difeso. (pag. 70)

I figli di oggi cercano i momenti dei nonni seguendo l’individualismo dei padri, escono in piazza sì, di notte, scrivono e comunicano ma su internet o con i cellulari. “I giovani italiani se ne vanno all’estero per vedere cose nuove: uno stipendio degno di questo nome, ad esempio”, provoca Giacomini aggiungendo che vorrebbero tornare per riconoscenza verso la propria terra ma oggi spesso non possono, al contrario di quello che fece ieri Furio Honsell tornando da Edimburgo  in Italia (pag. 15). Del resto nel nostro Paese il più efficace ammortizzatore sociale per le nuove generazioni sono proprio le famiglie e, riportando dati e statistiche di questo fenomeno, Giacomini analizza il problema del doppio binario del mondo del lavoro che separa i lavoratori garantiti da quelli trattati come ombre e numeri fino ad una riflessione sul concetto di merito (pag. 97 ss) che vale da sola la lettura di questo breve saggio.

Un ottimo saggio, bello per la doppia penna che denota il contrasto di stile e di naturale prospettiva esistenziale e politica. Non si vede troppa retorica, Honsell rimane padre e Giacomini figlio, il primo parla con gli schemi del suo tempo al secondo che risponde con i propri. Elementi comuni ci sono, dall’inizio alla fine: l’amore per il coraggio, per l’apertura e l’inclusione, per nuovi progetti che, oggi, non è facile dire se rimarranno individuali o saranno collettivi ma cercheranno sempre di avere al centro l’uomo e i suoi bisogni.

Federico Gangi

About Federico Gangi

Pubblicista iscritto all'albo Fvg dall'aprile 2013. Diplomato al liceo classico “J. Stellini”, laureato in Legge alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Trieste. Ideatore della Fedarmax e di Brainery Academy, co-fondatore e promotore del giornale on-line Il Discorso, di cui è direttore editoriale.

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