Presentazione del libro in occasione del Festival Vicino/lontano in un dialogo tra i curatori, Marco Vertovec, autore della guida Sarajevo e la Bosnia Erzegovina, ed Elena Commessatti, giornalista e scrittrice.Partecipare al Festival Vicino/lontano con questa pubblicazione per Bébert Edizioni è un bellissimo traguardo. L’idea e la forte volontà di pubblicare questo libro sono in linea con l’anima del Festival ma anche con il tema di quest’anno: l’utopia. Con le parole dell’editoriale di Vicino/lontano:”Siamo capaci di pensare il futuro come diverso dal presente? Se il realismo non necessariamente coincide con la rassegnazione – o con il pessimismo – forse è ancora possibile un futuro che riapra la storia, liberandoci dalla paralisi delle nostre paure per trasformarci in protagonisti responsabili intenti a costruire una società globale delle differenze e dell’inclusione”.In questo senso Sopravvivere a Sarajevo è un tassello preziosissimo nella costruzione di una memoria di un evento in cui la rassegnazione ha lasciato il posto alla resistenza culturale e creativa, una testimonianza per il futuro, che come i cittadini di Sarajevo riparta dalla sconfitta della paura e dalla riflessione su quello che l’uomo è stato in grado di infliggere all’uomo, nel passato come nel presente. Sopravvivere a Sarajevo è uscito il 10 aprile per la collana International di Bébert Edizioni. Il libro è la traduzione italiana dell’opera The Art of Survival, parte di un ampio progetto culturale del gruppo di artisti bosniaci FAMA Collection, teso a costruire una vastissima raccolta di fonti, testimonianze e documentazioni sull’assedio subito da Sarajevo tra il 1992 e il 1996, durante la guerra in ex-Jugoslavia. FAMA ha dato vita a un vero e proprio museo multimediale, a diverse mostre e pubblicazioni, tra cui l’ormai leggendaria guida Sarajevo: Survival Guide, redatta e pubblicata in pieno assedio, nel 1994. Sopravvivere a Sarajevo fa seguito proprio a quella pubblicazione: qui le voci delle persone raccontano in modo semplice e disarmante le loro strategie per continuare a mangiare, dormire, vivere, scegliendo la cultura come arma di resistenza.
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