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Epifania Friulana a Tarcento

Nel segno del fuoco, nel segno della luce …

l’eterna luce, che, vista, sola e sempre amore accende “.

Fu intuizione geniale dei primi animatori dellEpifania friulana, nel momento in cui per la crisi del mondo contadino la tradizione dei fuochi andava affievolendosi, puntare ad un suo nuovo innesto nella memoria del Friuli. Tra il 1928 e i primi anni trenta la Grande Epifania del Fuoco si radicò a Tarcento. La fiamma del Pignarûl Grant (Grande falò), irradiandosi dalla collina di Coia, ne divenne cuore e simbolo e continuò ad animare una tradizione millenaria.

Viviamo, oggi, un tempo affannoso che ci trascina e rapisce in un vortice sempre più fitto, fino quasi ad essere dispersi, cancellati, privati di storia e memoria. Ma rimangono affondate nelle intime fibre del nostro essere, e resistono, tracce di emozioni, paure-terrori, desideri-stupori, brividi di assorta felicità.

Risorge quasi intatta dall’antichità dell’infanzia l’esaltazione festosa legata alla tradizione dei fuochi. Riemerge la memoria antichissima dei primi fuochi, del fuoco, la sua fascinazione.

La magia del fuoco riempie nella sera fredda di gennaio i prati attorno ai falò, affolla di bambini di giovani di vecchi la ripida strada che sale a Coia, ci tiene avvinti al responso del Pignarûl Grant.

Questo il valore delle tradizioni che Tarcento custodisce dentro le giornate epifaniche e si sforza di mantenere vive.

Due le presenze costanti sin dalle prima edizione del 1928, il Vecchio Venerando ed i pignarulars.

Il Vecchio Venerando che rappresenta il saggio della famiglia patriarcale, ma anche della comunità, colui il quale trasmette ai giovani il suo antico sapere, ricco di tradizioni usi e costumi soprattutto della vita contadina.

PIgnarul grantI pignarulars, uomini e donne, ragazzi e bambini, che nel periodo precedente l’Epifania si impegnano a raccogliere nei campi, nei boschi, nei prati e nei vigneti il materiale utile per la costruzione dei pignarui (falò). I giovani approntano in fasci la ramaglia raccolta mentre i pignarulas più esperti individuano i medilis, grossi tronchi che costituiscono la struttura del pignarul. Diverse sono le tecniche costruttive relative al numero dei medilis o della’altezza del pianale di combustione, esse sono gelosamente custodite dai diversi gruppi di pignarulars.

E’ importante l’atmosfera che regna attorno alla costruzione dei pignarui, momento di aggregazione tra bambini, giovani, adulti ed anziani, commossa e attiva partecipazione della comunità, soprattutto nei paesi, per tramandare l’antica missione ricevuta dai vecchi per perpetuare nel tempo l’antica usanza dei pignarui. Momento di lavoro, in un periodo dell’anno in cui le temperature scendono sotto lo zero, ma anche momento di allegria con pranzi consumati assieme in compagnia di una armonica ed anche di un buon bicchiere di vino.

Nel 1954 per la prima volta fu inserito nel programma epifanico il corteo storico e relativa rievocazione storica di uno sponsale friulano del ’600, mentre negli anni a seguire venne rappresentata l’investitura di Artico di Castello, a Signore di Tarcento, ed altri temi ancora.

L’ultima integrazione significativa al programma epifanico si ha nel 1994 con la sfilata dei pignarulârs nella serata della vigilia, omaggio ai tanti uomini e donne, ragazzi e bambini che sin dalla prima edizione si adoperano per l’accensione dei tanti pignarûi nella conca tarcentina. L’anno successivo venne inserita la corsa dei carri infuocati condotti dai pignarulârs, successivamente denominata “Palio dei pignarulârs.

Programma.

5 gennaio – ore 19.00

I “pignarulârs”, si contendono, in una avvincente gara con carri in fiamme, l’ambìto palio posto in premio dal Vecchio Venerando, figura cardine del rito epifanico.

6 gennaio – 17.15

Il corteo storico sfila tra la folla percorrendo le vie del centro cittadino. Il Venerando racconta d’antiche Epifanie, poi sale, in fiaccolata, verso Coia, seguito da migliaia di torce: uno spettacolare nastro di fuoco lungo i tornanti della collina. Il Venerando accende quindi il Pignarûl Grant sul piazzale del Cjscjelàt (i ruderi del castello Frangipane). E’ compito del Vecchio trarre gli auspici di rito: “Se il fumo va a levante prendi il sacco e vai al mercato, sarà un’annata propizia; se il fumo va a ponente, prendi il sacco ed emigra, sarà un’annata difficile).

Ottima l’offerta enogastronomia che tanti locali tarcentini propongono in questa occasione.

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Il discorso è composto da idee, parole, fatti ed esperienze con il fine di in-formare coscienze libere e responsabili. Le cose sono invisibili senza la luce, le parole sono vuote senza un discorso.

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