Ogni giorno ci sediamo a tavola ma, come in molte altre situazioni della vita, non ci rendiamo conto che potremmo vivere meglio e più felici se la cucina la considerassimo anch’essa un’arte. Alcuni preferiscono trovare tutto pronto, altri sperimentare nuovi abbinamenti e godere nella buona realizzazione della ricetta, in ogni caso se la cucina diventa un “laboratorio” vi si può trovare il senso della memoria, delle abitudini e della serenità quotidiana spesso persa tra prodotti surgelati e nubi di traffico.
Tutto questo l’ho provato una sera presso l’Azienda agricola Ronco Albina di Spessa in occasione di una lezione di cucina della maestra Lucia Pertoldi, affiancata dalla maestra Gabriella Pecchia (www.latavoladegliangeli.it).
Cinque ricette realizzate alla presenza di una nutrita schiera di allieve sedute ad un tavolo, quasi un quadro leonardesco, attente ad ogni gesto di mani esperte e segnate dai racconti di cuoche e figure antiche. Ckropfn di Timau, Struklji, Domaci strudel, pettole e minestra di legumi e crauti, abbinati con scelta esperta da Pinot bianco, Picolit e sidro di pere. L’equilibrio tra impasto e ripieno degli Struklji che riporta a momenti di festa e comunione famigliare, lo strudel prodotto con gli ingredienti della gubana, lezioni di cucina e di gusto.
Profumi unici, alchimie gastronomiche, senza ulteriore retorica semplice felicità a tavola. Davvero sembra incredibile che una tale conoscenza della nostra natura viva, dei frutti della terra e della vita contadina non sia un bene comune, o almeno un bene in comune ma rimanga nascosta in quelle straordinarie mani di memoria messe in disparte dai fast food. Esatto, fast food. Ora mi sembra un’espressione priva di qualsiasi senso logico.
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Federico Gangi
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