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Oltre 500 persone al centro Congressi SQUARE di Bruxelles per il secondo Forum Europeo sull’educazioone

Oltre 500 persone al centro Congressi SQUARE di Bruxelles per il secondo Forum Europeo sull’educazioone

Il 26 settembre 2019 ho avuto l’onore e il piacere di partecipare, presso il Centro Congressi SQUARE di Bruxelles, al secondo Forum Europeo sull’ Educazione, evento che ha visto la partecipazione di oltre 500 persone, tra le quali oltre 150 educatori professionisti, provenienti da ogni Stato Membro. Numerosi gli interventi, da sottolineare l’introduzione del Commissario uscente Tibor Navracsics il quale ha anche dichiarato che per la prossima programmazione Erasmus+ si prevede il raddoppio dei fondi, in quanto l’educazione e quindi la cultura, è il tema al primo posto nell’Agenda europea; se la cultura è il motore dello sviluppo, coloro che la somministrano devono essere valorizzati. A seguire l’intervento del prof. Mario Monti che ha evidenziato come l’integrazione europea sia per ora un’utopia e pertanto è necessario che i valori europei, come la solidarietà, l’inclusione sociale e la competition policy, siano integrati in tutti i sistemi scolastici.

Particolarmente interessante l’intervento del Ministro dell’istruzione della Finlandia che ha descritto come la cultura sia una priorità per stare al passo con l’evoluzione della società; per prevenire l’esclusione sociale ha sostenuto la necessità di rimuovere tutte quelle barriere che impediscono il consolidarsi del lifelong learning e la possibilità di promuovere sistemi scolastici flessibili. Dalla Svezia è stato delineato il profilo del docente ideale che deve essere soddisfatto del proprio ruolo e avere la capacità di promuovere nei propri studenti il pensiero critico, ma per ottenere ciò serve tempo e convincimento nel proprio lavoro.

Altri relatori hanno messo in luce la necessità che, per essere un bravo insegnante, bisogna possedere una competenza emotiva in grado di guidare gli studenti alla cooperazione e al problem solving; da più parti è emersa la convinzione che diventare insegnante non può e non deve essere un ripiego; emerge anche la necessità di una rivalutazione istituzionale del ruolo dell’insegnante che deve avere gli strumenti per poter insegnare e per potersi confrontare, da qui l’esigenza di promuovere una mobilità europea più accessibile. In un secondo intervento, il Commissario europeo uscente illustra alcuni significativi risultati dell’ Education and Training monitor 2019: colpisce il fatto che dopo 5 anni di lavoro molti insegnanti manifestano segni di stanchezza e demotivazione, nel contempo gli studenti presentano minori competenze di base come leggere, scrivere e far di conto rispetto al passato; viene poi sottolineato come il tipo di studente e di classi stiano cambiando fisionomia in quanto è presente una eterogeneità di soggetti per cultura, provenienza territoriale, abitudini e religione; il commissario termina il suo intervento sollecitando il coinvolgimento degli insegnanti nelle riforme scolastiche da parte dei decisori politici degli Stati membri.

Un richiamo specifico è andato alla digitalizzazione: secondo il prof. Monti, essa rappresenta un fattore di sviluppo umano e di integrazione socio-economica; il Ministro dell’educazione estone ha sottolineato che le nuove tecnologie non devono rappresentare un nuovo metodo di insegnamento, bensì una integrazione, una risorsa utile per condividere notizie e conoscenza; per altri relatori l’esperienza della digitalizzazione nelle scuole viene considerata negativa. Un dato su tutti deve far riflettere: il 44% della popolazione europea, in età compresa tra i 16 e i 74 anni, non ha competenze digitali. Cambiando prospettiva, propongo un paio di ‘buone pratiche’ emerse dall’intervento di un professore spagnolo che si occupa di neuroscienze: per alzare il livello di interesse da parte degli studenti, la scuola deve promuovere la creatività e il ‘potere motivazionale’; è importante che l’insegnante sia in grado di rilevare il livello di stress presente in classe, con lo stress non si impara; per opporsi alla distrazione è necessario che i sensi si attivino, l’ascolto attivo, ad esempio, stimola la motivazione.

Per concludere, alcune osservazioni personali: si è parlato di cultura, di scuola, di studenti, ma non c’è stata una analisi sui diversi modelli di istruzione; solo un intervenuto ha espresso un giudizio di pari dignità nei confronti dell’educazione formale e non formale; le comunicazioni dei relatori hanno fotografato lo stato dell’arte, nessuno si è pronunciato circa la realizzazione o meno delle raccomandazioni dell’UE in materia di istruzione come il passaggio dalla concezione statica dei contenuti curricolari alla definizione dinamica di conoscenze, abilità e atteggiamenti che lo studente deve elaborare durante il processo di apprendimento nel corso della vita; oppure l’interazione tra forme di apprendimento formale, non formale e informale; e ancora l’importanza della trasparenza e degli strumenti di riconoscimento delle competenze acquisite in contesti formali, informali e non formali, essenziali per la mobilità e l’apprendimento permanente, per agevolare la comparabilità delle qualifiche in tutta l’Unione europea. E’ evidente che in Italia c’è ancora molto da fare, noi insegnanti lo sappiamo!

Prof.ssa Mariella Ciani
Presidente APS Brainery Academy

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