Esce giovedì 15 dicembre, per Fondazione Feltrinelli, il nuovo ebook del fondatore del movimento “Spreco zero”, l’agroeconomista Andrea Segrè: “Spreco alimentare, dal recupero alla prevenzione” titola il saggio scritto a quattro mani con il ricercatore Paolo Azzurro. Un manuale che ricostruisce come si e’ arrivati in Italia alla legge 166/2016 sugli sprechi alimentari e diventa testo fondamentale per analizzare i punti di forza della legge e quelli su cui bisogna ancora lavorare per migliorare la normativa. Nel saggio (Collana Utopie/Globalizzazione e Sostenibilità) i lettori troveranno anche uno screening delle esperienze e dei progetti piu’ significativi in essere sul territorio nazionale. Complessivamente, dunque, un quadro di
riferimento conoscitivo per contestualizzare il tema dello spreco alimentare nell’ambito delle politiche e delle strategie internazionali in materia di sostenibilità dei modelli di produzione e consumo. A ridosso del Natale 2016 il saggio diventa così pietra miliare per capire cosa si muove in Italia e in Europa sul versante dello spreco alimentare e soprattutto per focalizzare l’attenzione sul vero circolo vizioso: lo spreco domestico del cibo, che incide per ben oltre metà dello spreco complessivo di filiera in Italia e in Europa. Ogni anno, infatti, nella UE-28 vengono gettate via circa 88 milioni di tonnellate di alimenti, pari a circa 173 kg per persona e al 20% dell’intera produzione alimentare Europea; i costi associati sono pari a circa 143 miliardi di euro, due terzi dei quali sono imputabili agli alimenti gettati a livello domestico, circa 98 miliardi di euro (dati Fusions 2016). I dati in Italia sono stati resi noti dall’Osservatorio Waste Watcher, di Last Minute Market/Swg: lo spreco complessivo ammonta a ca 16 miliardi di euro, ovvero l’1% del Pil, con rilevazione che si basa per la prima volta sui dati reali e non solo percettivi: un monitoraggio che diventerà adesso sistematico grazie ai Diari di Famiglia, l’esperimento lanciato proprio da Andrea Segrè attraverso la campagna Spreco Zero, realizzato adesso nell’ambito del progetto Reduce promosso da Ministero dell’Ambiente e Università di Bologna – Distal, con l’Osservatorio Waste Watcher. Dal 23 gennaio 2017, dunque, 400 famiglie di tutta Italia (secondo un campione statistico) si sottoporranno a questo test per una settimana, con indicazione dettagliata del cibo sprecato per tipologia e quantità, e con il cosiddetto “waste sorting”, ovvero il controllo incrociato nelle loro pattumiere, per verificare che le annotazioni siano veritiere. Si arriverà così a quantificare in modo scientifico lo spreco alimentare domestico in Italia, al di là di qualsiasi ‘sondaggio’ e percezione.
Intanto da Waste Watcher arrivano i dati del Natale 2016, che confermano il leitmotiv alla base del saggio di Andrea Segrè e Paolo Azzurro: recuperare è virtuoso, ma prevenire è meglio. Per farlo serve una svolta culturale sul piano dell’educazione alimentare e ambientale. Italiani un po’ piu’ sobri e un po’ meno festaioli nel sondaggio Waste Watcher del dicembre 2016: secondo i 2/3 degli intervistati (66%) il Natale non e’ piu’ sinonimo di opulenza e benessere. Ci sono meno aspettative per i regali e piu’ attenzione al cibo buono che è sinonimo di Natale per 1 italiano su 5. Ma c’è anche molta attenzione a non sprecarlo per 1 intervistato su 4, il 25%. Natale come gioia e piacere? Scende la percentuale degli estimatori della festa, dal 31 al 27%, e aumenta chi considera il Natale un momento di ‘finzione’: 1 su 5 degli intervistati. Ma cosa sprecano o cosa ritengono di sprecare gli italiani a Natale? Denaro, soprattutto (44%) e poi cibo (42%). Carta e imballaggi per il 12%. Le campagne di sensibilizzazione avviate stanno raccogliendo alcuni frutti: il 45% degli italiani vive lo spreco come un “problema”. La percentuale di chi insegna ai figli a non sprecare, in un anno è passato dal 62% al 78%, indice di un’attenzione cresciuta che si vuole tramandare come bagaglio ‘culturale’ alle prossime generazioni. Ma in materia di spreco il dato al quale dobbiamo prestare maggiore attenzione è quello domestico che in Italia rappresenta il 75% circa dello spreco di cibo complessivo. Eppure solo 1 italiano su 4 riconosce nello spreco domestico la vera voragine, laddove le ‘colpe’ sono date frettolosamente alla distribuzione, alla ristorazione o alla filiera.