E’ un fatto che i filo-occidentali liberalisti hanno capito l’idea della libertà come falsa moderazione. E questo perché la libertà è rimasta un’idea astratta, un’idea del soggettivismo. Il problema che Tocqueville si era posto fin dal 1833, anno in cui prese a scrivere la sua opera sulla democrazia americana, era il problema del rapporto tra democrazia e libertà. Era un problema nuovo e, per dir cosi, inaspettato, perché secondo la tradizione rivoluzionaria tale rapporto era un’equazione. Non avevano capito che il liberalismo ha tre dimensioni. La prima è l’individuale, la seconda è sociale, e la terza è politica.
In Francia dopo il colpo di stato di Napoleone III la sinistra equazione appariva conferma che il nuovo dittatore era arrivato al potere in virtù di un travolgente plebiscito. Lo stato francese, è questa la spiegazione che Tocqueville dà nella sua classica opera l’antico Regime e la Rivoluzione, è il risultato d’una secolare opera centralizzatrice della Monarchia, che ha costituito un’unità militare e burocratica abbattendo i particolarismi e i privilegi feudali. La Rivoluzione non ha infranto, ma ulteriormente rafforzato quest’unita, sicché essa è stata non una rottura col passato, ma una continuazione ed un compimento della secolare opera della Monarchia.
Un pensatore che sostiene il concetto della libertà civile sul piano etico era Jean-Jacque Rousseau. J.J.Rousseau aveva dato (contro i giusnaturalisti come Hobbes e Diderot che vedevano nel contrato sociale un patto utilitario) al contrario sociale il carattere di un acquisto della morale mercé la totale rinuncia alla propria individualità.
L’azione etico-politica. L’azione non è soltanto politica, cioè abile, adeguata alla particolare situazione, aderente alle cose, ma è anche etica, cioè animata da un principio ideale. Da qui il liberare calvinista ginevrino Alexandre Vinet la teoria del liberalismo con calvinismo.
Jean –Jacque Rousseau, esisteva lettore di Plutarco, e aveva in mente l’austera Sparta, i cui cittadini trovavano la loro libertà nella totale dedizione delle leggi della patria. In tal mondo attribuendo un valore etico assoluto o un imperativo categorico, alla volontà dello Stato, del singolo Stato, cui l’individuo appartiene, Rousseau veniva a negare qualsiasi superiore istanza, qualsiasi principio universale, qualsiasi legge mortale o religione, cui l’ individuo potesse appellarsi. L’individuo che anche soltanto nel proprio intimo, si ribellava alla volontà generale
Scrive per esempio Benjamin Constant: «Risulta da ciò che ho dimostrato, che noi non possiamo più godere della libertà degli antichi, che consisteva nel prender parte attiva e costante al potere collettivo. La nostra libertà deve consistere nel pacifico godimento dell’indipendenza privata. La parte che anticamente ciascheduno prendeva alla sovranità nazionale, non era certo, come al giorno d’ oggi, una supposizione astratta. La volontà di ciascuno aveva un’influenza reale; l’esercizio di questa volontà era un piacere vivo e ripetuto. In conseguenza gli antichi erano disposti a far molti sacrifizi per conservare i loro diritti politici, e la loro influenza sull’amministrazione dello stato. Ciascuno conoscendo con orgoglio quanto valeva il suo voto, trovava in questa coscienza della sua importanza personale, un grande compenso. Questo compenso oggi non esiste più fra noi. L’individuo perduto nella moltitudine, non s’accorge quasi mai dell’ influenza ch’egli esercita. Giammai la sua volontà s’imprime sull’insieme, niente prova a’suoi occhi la sua cooperazione. L’esercizio dei diritti politici non ci offre. Dunque, che una parte di quelle soddisfazioni che vi trovavano gli antichi; nello stesso il progresso della civiltà, la tendenza commerciale dell’epoca, le comunicazioni dei popoli tra loro, hanno moltiplicati e variati infinitamente i mezzi del benessere privato…Il primo bisogno dei moderni è, dunque, l’ indipendenza individuale. Per conseguenza non bisogno mai chiederne il sacrificio, per stabilire la libertà politica. Ne segue che nessuna delle istituzioni tanto numerose e vantate, che nelle antiche repubbliche impacciavano la libertà individuale, sono compatibili coi tempi moderni…» (Traduco dal libro di B. Constant: « De la liberté des Anciens comparée à celle des Modernes. Mille. Et. Vine. Nuits» )
Secondo Tocqueville la democrazia, in quanto reca un generale livellamento, distrugge quei certi, corpi, gruppi, che un tempo limitavano il potere centrale, sicché l’equazione si trasforma nell’ equazione opposta: la democrazia equivale alla massa indifferenziata ed atomica, retta necessariamente da un dittatore. Questa equazione di democrazia e tirannide che Burckhardt ha accolto come definitiva. In realtà la teoria politica di Tocqueville è una storia politico-sociale, che ha un fondo etico-sociale.
La differenza dei liberali francesi e liberali inglesi è che i liberali francesi si limitavano a impostare il problema della libertà sul piano della pratica costituzionale e i liberali inglesi fondavano la loro dottrina sull’utilitarismo.
Il liberalismo è diventato una funzione egemonica per l’Europa. Cosi il liberalismo è diventato una grande propaganda – il populismo europeo- che dura per anni. La sposa di liberalismo con positivismo e funzionalismo è un tipico esempio, o possiamo dire la norma fondamentale del sistema politico occidentale. Liberalismo è una falsa moderazione.
Apostolos Apostolou – Atene (Grecia)
Docente di Filosofia