Un mese di incontri al Teatro Comunale
Ritornano a Monfalcone gli appuntamenti di filosofia, la rassegna giunta alla terza edizione e quest’anno organizzata dalla Biblioteca Comunale in collaborazione con il Festival Mimesis Associazione culturale Territori delle idee di Udine e, come di consueto, con il Liceo Buonarroti di Monfalcone, promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Monfalcone.
La rassegna intitolata “Un’etica per il futuro”, è ospitata al Teatro Comunale di Monfalcone (Corso del Popolo 20) e si articola in una serie di appuntamenti a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria a: [email protected] / tel. 338.3772420 (anche Whatsapp). Necessario presentarsi 30 minuti prima dell’orario di inizio.
Il programma degli appuntamenti di filosofia è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa in Consiglio comunale dal Vicesindaco del Comune di Monfalcone, Paolo Venni, presente il dirigente scolastico Vincenzo Caico, in collegamento online con Luca Taddio, direttore del Festival Mimesis Associazione Territori delle idee di Udine.
Si inizia sabato 24 ottobre, alle 21.00, con “Piccola filosofia dell’Amore”: il teologo Vito Mancuso in dialogo con Alberto Felice De Toni ci conduce in un viaggio nel sentimento universale più cantato, letto e sentito del mondo, dall’amore sensuale dei corpi a quello del puro sentimento, dall’amore per la natura e gli animali a quello della mistica e della spiritualità.
Vito Mancuso (Milano, 1962) è stato docente di Teologia moderna e contemporanea all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e successivamente docente di Storia delle dottrine Teologiche all’Università degli Studi di Padova. I suoi scritti hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico anche perché le sue posizioni non sempre sono allineate con quelle delle gerarchie ecclesiastiche. Fra i suoi libri: L’anima e il suo destino (2007), Io e Dio. Una guida dei perplessi (2011), Il principio passione. La forza che ci spinge ad amare (2013), Dio e il suo destino (2015), Il Coraggio e la Paura (2020).
Domenica 25 ottobre, alle 10.30, si parla de “L’infosfera” con Luciano Floridi, una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea. Dopo la prima rivoluzione copernicana, la seconda darwiniana, la terza freudiana, la storia dell’essere umano è pronta ad attraversare la rivoluzione virtuale. L’avvento del digitale ha influito non soltanto sull’ambiente che ci circonda ma sulla percezione di noi stessi, imponendo giocoforza un nuovo modo di pensare: la filosofia deve ora fare i conti con questa essenza mutata della realtà per trovare una nuova chiave di lettura del mondo.
Luciano Floridi (Roma, 1964) à professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford e presidente del Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute. In Italia ha pubblicato numerosi saggi tra cui: Infosfera. Etica e filosofia nell’età dell’informazione (2009); La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo (2017); Pensare l’infosfera. La filosofia come design concettuale (2020).
Sabato 31 ottobre, alle 18.00, è in programma un dialogo tra Luisa Accati Levi e Fabrizio Desideri su “Immagini e Storia”. Prendendo spunto da una riflessione di Walter Benjamin sul progresso (“Siamo costantemente spinti verso un futuro al quale diamo le spalle, dato che il nostro sguardo è rivolto a un passato del quale possiamo solo ricavare un’immagine ma non più modificare”), i due studiosi daranno vita a un dialogo imperniato sulla capacità della cultura umanistica di creare immagini del futuro a partire dal passato.
Luisa Accati Levi (Torino, 1942) è una storica, antropologa e intellettuale italiana. Ha insegnato Storia Moderna e Etnostoria all’Università degli Studi di Trieste. Tra i suoi libri più recenti: La laicità delle donne (2008), Apologia del padre. Per una riabilitazione del personaggio reale (2017).
Fabrizio Desideri (Empoli, 1953) è docente di Estetica all’Università degli Studi di Firenze. È membro del Consiglio di Presidenza della Società Italiana d’Estetica (SIE) e direttore della rivista on line “Aisthesis. Pratiche, linguaggi e saperi dell’estetico”. Tra i suoi libri più recenti: La misura del sentire: per una riconfigurazione dell’estetica (2013), Origine dell’estetico: dalle emozioni al giudizio (2018).
Domenica 8 novembre, alle 10.30, si approfondisce con Pietro Del Soldà, introdotto da Marco Bergamasco, il tema de “L’amicizia”, partendo dall’assunto che siamo sempre più soli e chiusi in noi stessi, i contatti con gli altri sono frammentari e raramente esprimono quel che siamo davvero. La società alimenta ogni giorno l’ossessione per un Io ipertrofico e narcisista e per un Noi escludente e aggressivo. In questo scenario l’amicizia può agire come un’apertura, un dispiegamento d’ali in grado di elevarci al di sopra delle piccole esigenze quotidiane, delle paure che paralizzano, della pigrizia che ci toglie slancio, delle false identità che nascondono il nostro volto e le passioni profonde.
Pietro Del Soldà (Venezia, 1973) è autore e voce di Tutta la città ne parla su Rai Radio3. Filosofo, ha studiato e insegnato all’Università Ca’ Foscari di Venezia e oggi alla Sapienza di Roma. Tra i suoi libri: Il demone della politica (2007), Non solo di cose d’amore. Noi, Socrate e la ricerca della felicità (2018) e Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro (2020).
Domenica 15 novembre, alle 10.30, Giovanni Leghissa ci introduce ne “Il sogno di una cosa. L’Europa oggi tra geopolitica ed eredità dei lumi”. In un momento in cui l’Europa si dibatte in una crisi globale, aggravata dalla pandemia, vale la pena riflettere su ciò che accomuna e tiene assieme i cittadini europei. Tale questione non è solo di rilevanza filosofica, o antropologica, non riguarda solo cioè i valori in cui gli europei si riconoscono, ma ha anche una rilevanza di portata geopolitica. L’Europa non esiste infatti solo in quanto serbatoio di valori e tradizioni, ma esiste (o non esiste) anche quale attore geopolitico. Nell’incontro si cercherà di mostrare come questi due aspetti siano variamente connessi e come la comprensione dell’uno sia imprescindibile per quella dell’altro.
Giovanni Leghissa (Trieste, 1964) è professore associato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. I suoi interessi di ricerca comprendono: fenomenologia, filosofia continentale e psicoanalisi; studi culturali, di genere e postcoloniali; filosofia del postumano; epistemologia dell’economia e teoria delle organizzazioni. Tra le sue pubblicazioni: Neoliberalismo. Un’introduzione critica (Mimesis, Milano 2012). Postumani per scelta. Verso un’ecosofia dei collettivi (Mimesis, Milano 2015). The Origins of Neoliberalism (Routledge, London 2016, con Giandomenica Becchio). Per la critica della ragione europea. Riflessioni sulla spiritualità europea (Mimesis, Milano 2019). Ha curato, con Enrico Manera, il volume Filosofie del mito nel Novecento (Carocci, Roma 2015).
Domenica 22 novembre, alle 10.30, si parla di “Empatia e rischi del futuro” con Laura Boella. L’espressione “condividere il futuro”, un tempo sostenuta dall’idea della trasmissione dell’esperienza tra generazioni, nonché di un “comune destino” dell’umanità, è tornata in primo piano con la pandemia. Certo, condividiamo un “comune destino”, ma quale? Oggi abbiamo paura del futuro che è visto come tempo della catastrofe annunciata o come immenso spazio dell’ignoto, dell’imprevedibile. Si può provare a cambiare le regole del rapporto tra il singolo individuo e gli avvenimenti che coinvolgono la collettività e l’umanità intera e volgersi a raccogliere il grido di dolore di chi non ha voce. Lo si può fare iniziando a pensare, ad agire, assumendosi la responsabilità di esserci, di mettere in atto la propria capacità di interazione con il mondo e con gli altri, in poche parole mettendo in gioco l’empatia.
Laura Boella (Cuneo, 1949) ha insegnato Filosofia morale ed Etica dell’ambiente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano. Dopo essersi dedicata allo studio del pensiero femminile del Novecento, da alcuni anni si è concentrata sul tema delle relazioni intersoggettive e dei sentimenti di simpatia, empatia, compassione. Ha pubblicato, fra gli altri: Sentire l’altro. Conoscere e praticare l’empatia (2006); Neuroetica. La morale prima della morale (2008); Empatie. L’esperienza empatica nella società del conflitto (2018); Hannah Arendt. Un difficile umanesimo (2020).
Domenica 29 novembre, alle 10.30, il filosofo e giornalista Pier Aldo Rovatti ci guida “Verso un’etica minima”.
Molti equivoci hanno accompagnato la diffusione del pensiero debole. Eppure era chiaro fin dall’inizio che il depotenziamento della Filosofia (quella con la effe maiuscola) aveva a che fare con una pratica di carattere etico che tentasse, contro ogni arroganza, di abbassare i toni, di introdurre un silenzio nelle parole e di promuovere un atteggiamento di pudore nei comportamenti.
Le etiche massime, fondate sul dovere e non sul dubbio, contengono una pretesa assolutistica e totalizzante che si è insinuata in tutti i nostri modi di vivere. Se questo era riscontrabile alla fine del secolo scorso, oggi è ancora più evidente perché i toni si sono alzati all’interno di una cultura, come la nostra, dominata dall’egocentrismo e dall’individualismo.
Occorre cercare di muoversi “verso” un’etica minima dove l’io non la faccia più da padrone. Ciò significa andare decisamente controcorrente rispetto all’uso attuale di parole chiave come società, popolo, politica, ivi comprese le parole specifiche della filosofia. La stessa parola “soggetto”, così importante, va adoperata criticamente facendo sì che non si trasformi ogni volta in uno schema categoriale.
Pier Aldo Rovatti (Modena, 1942) è stato docente di Filosofia contemporanea all’Università degli Studi di Trieste. Dal 1976 è direttore della rivista di filosofia Aut Aut. Dirige la Scuola di Filosofia di Trieste. Tra i suoi libri: Il pensiero debole (con Gianni Vattimo) (1983), Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia (1994), Etica minima. Scritti quasi corsari sull’anomalia italiana (2010), Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Franco Basaglia (2013).