Offrire assistenza e valorizzare chi troppo spesso viene lasciato ai margini della società: con questo spirito nel lontano 1990 Ottorino Fava ha fondato “Il Gabbiano Jonathan”. A pochi anni di distanza, nel 1994, gli stessi obiettivi hanno portato a costituire “Il Pino” e il relativo centro occupazionale diurno. Dalla loro fusione, nel dicembre 2010, è nata la cooperativa sociale di solidarietà “Il Gabbiano Jonathan-Il Pino”. Grazie al dialogo con l’Asl 10, i comuni e alcuni privati, questa realtà si è presto trasformata in un’importante risposta ai bisogni dei diversamente abili, del territorio e non. Oggi vi fanno capo circa novantacinque utenti e centoquindici dipendenti, tutti distribuiti in tre centri.
A Villanova si trovano la comunità residenziale “Rosanna Boschin” e il centro diurno “La Clessidra”. Il nucleo più grande, invece, ha sede a Fratta, dove si concentrano le comunità di accoglienza “San Damiano” e “Santa Chiara”, nonché il contesto occupazionale “La Città del Sole”. Infine, a Gainiga di Ceggia fanno riferimento la comunità alloggio “Ottorino Fava” e il centro diurno “San Giuseppe Lavoratore”.
Queste strutture hanno a che fare con un’utenza decisamente eterogenea. Da un lato, ci sono persone affette da patologie lievi: la cooperativa cerca di svilupparne, in modo quasi totale, l’autonomia, favorendo la partecipazione ad attività lavorativa esterna e riducendo, via via, l’intervento di supporto degli operatori. Dall’altro, vi sono assistiti che soffrono di una disabilità grave o gravissima: a loro sono riservate occupazioni principalmente di tipo educativo e ludico, volte al mantenimento della capacità residua.
Ciò permette il coinvolgimento anche dei più svantaggiati in uscite, laboratori e giochi mirati, a cui, quando è possibile, si accompagna un minimo di alfabetizzazione informatica. Gli utenti ricevono poi un sostegno dal punto di vista fisico, potendo beneficiare di servizi di fisioterapia ed educazione motoria. Inoltre, la sede di Villanova da alcuni anni promuove l’integrazione collaborando con le scuole delle zone limitrofe.
Uno dei meriti principali della cooperativa è quello di stimolare la partecipazione dei diversamente abili al lavoro. Quest’attività, oltre a gratificare ed esaltare le potenzialità di tutti, concorre, almeno in parte, alla sua sopravvivenza.
«Se per alcuni “Il Gabbiano” è un sollievo temporaneo, operativo nei week end o in particolari casi di sostegno alla salute, per altri rappresenta una vera e propria casa. – spiega Placido Gnan, componente del consiglio d’amministrazione della ONLUS – Quelli che dormono da noi, corrispondono una retta, il cui costo varia in base alla gravità delle patologie e al tipo di assistenza che deve essere fornito. Purtroppo, a causa dei costi di gestione, questa può essere molto elevata. Non tutti possono sostenerla con loro pensione di invalidità, quindi diventa essenziale l’apporto di altre figure – l’Asl, la famiglia, il Comune o altre persone fisiche e istituzioni – che concorrono a coprire la differenza».
Una situazione non dissimile da quella degli utenti del servizio diurno: costoro, infatti, beneficiano di una convenzione con l’Asl 10, la quale, per ogni inserimento, corrisponde alla cooperativa una quota annua non sempre sufficiente.
«Godiamo del supporto di quattro o cinque ditte esterne che ci affidano dei piccoli lavori di assemblaggio, suddivisione di semplici materiali in sacchetti e così via. – precisa Stefano Dal Mas, Presidente della ONLUS – Attività in parte ripetitive, ma ben assimilabili e alla portata di tutti. A fronte di questi lavoretti, riceviamo un piccolo compenso, reinvestito nel miglioramento dei servizi offerti».
A causa della crisi, però, questo apporto si è ridotto notevolmente. Molte imprese hanno dovuto ridurre le commesse o sospendere del tutto le forniture. Perciò è stato dato maggior spazio al ricamo, al traforo o alla fabbricazione di candele e altri suppellettili che vengono poi rivenduti per autofinanziamento. Nel tempo quest’attività interna si è sviluppata e oggi offre un buon riscontro, soprattutto in occasione delle festività. Grazie al passaparola, tanti hanno iniziato a ordinare alla cooperativa bomboniere e altri gadget. Un fattore positivo, ma che non basta a soddisfare l’alta richiesta d’intervento.
«In questo periodo, uno dei problemi principali è il blocco delle quote sanitarie – chiarisce Gnan – Abbiamo un potenziale utente, ma la quota non è coperta perché l’Asl, per questioni, per esempio, di competenza, non può rispondere. Così non è possibile effettuare l’inserimento. La difficoltà non sta solo nell’avere posti liberi, ma anche nel rendere il servizio efficiente. Sfoltire le liste d’attesa sarebbe un grande traguardo, ma per questo occorrerebbe un sostegno in più da parte della Regione».
Foto e servizio Massimiliano Drigo