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Consumatore; Idiota; Cittadino

Consumatore; Idiota; Cittadino

Oggi siamo cittadini o consumatori? C’è una differenza o no? Essere consumatore significa occuparsi della difesa esclusiva dei propri interessi, restare ancorato nel proprio particolarismo, come fosse una lobby, mentre essere cittadino, è tentare di  andare al di là del proprio caso personale, prescindere dalle proprie condizioni per associarsi e condividere con gli altri la gestione della vita pubblica. Conosciamo tutti che siamo abitanti del supermercato come della città ed il nostro attacco alla democrazia è soprattutto un attacco ai vantaggi smoderati della prosperità. Oggi sono un essere senza qualità aperto a tutte le sollecitazioni, una personalità prodotta industriale. Il consumo è consolazione, una tregua nella rivalità, un balsamo alle ferite inflitteci dal mondo.

L’arruolamento ripetuto logora i travestimenti. La moltiplicazione dei cambiamenti di dettaglio esaspera il desiderio di cambiare senza mai soddisfarlo. E per polis intendiamo, volendo parlare in maniera generale, un numero di tali persone sufficiente ad assicurare indipendenza di vita. Secondo Aristotele Politica, III 1 1274 b-1275b. E secondo Eraclito l’uomo deve partecipare alla dinamica dei rapporti sociali «καθό,τι αν κοινωνήσωμεν αληθεύομεν, α δε ανιδιάσωμεν, ψευδόμεθα») Facendo precipitare il cambiamento d’illusioni, il potere non può sfuggire alla realtà del cambiamento radicale. La moltiplicazione dei ruoli tende non solo a renderli equivalenti, ma anche a frammentarli rendendoli derisori. La quantificazione della soggettività ha creato delle categorie spettacolari per i gesti più prosaici o le disposizioni più comuni un modo di sorridere la dimensione del seno, un taglio di capelli ecc. Ci sono sempre meno grandi ruoli mentre aumentano le parti da comparsa. Ecco perché il consumismo guadagna luogo.

L’individuo occidentale è per sua natura un essere ferito che paga il folle orgoglio di voler essere di una precarietà. L’impero del consumismo e della distrazione, ha scritto il diritto di regredire all’interno del registro generale dei diritti dell’ uomo. Le nostre passioni non sono più repubblicane o nazionali, sono commerciali o private.

L’idiota diventa un eroe nella filosofia Occidentale. Senza sospettarlo, l’illuminismo va a scivolare nell’aperta estinzione di ciò che esiste in modo personale. Con interminabili tomi di decine di migliaia di pagine di una raffinata eleganza stilistica. Scavi dedalei di argomenti per minare il nulla: i concetti immaginari della teologia sillogistica. Con la polvere da sparo che non si infiamma: astensioni dal giudizio da scetticismo, confusione da relativismo, impasse nichilistica. L’esistenza sospesa in aria, sempre in-sensata, la materia inspiegata, la meccanica dell’universo abbandonata alla casualità trascendere. Il sentimento di umiliazione non è altro che il sentimento di essere oggetto. Cosi inteso esso fonda una lucidità combattiva dove la critica dell’organizzazione della vita non si separa dalla messa in atto immediata di un progetto di vita diversa. Si non c’è costruzione possibile se non sulla base della disperazione individuale e del suo superamento gli sforzi compiuti per camuffare questa disperazione e manipolarla sotto un altro imballaggio basterebbero a provarlo. Cosi oggi come dirà Jean Baudrillard «Hai un senso e devi farne buon uso. Hai un inconscio  e bisogna che “questo” parli. Hai un corpo e bisogna goderne. Hai una libido e bisogno spenderla.» Tutto deve essere sacrificio a una generazione delle cose di tipo operazionale. Cosi la comunicazione, sempre, secondo Baudrillard, non è un parlare, ma un fare-parlare. L’informazione non è un sapere è un far-sapere.

L’ausiliare “fare” indica che si tratta di un’operazione, non di un’azione. In pubblicità nella propaganda, non si tratta di credere, ma di far-credere. La partecipazione non è una forma sociale attiva o spontanea è sempre indotta da una sorta di macchinario o di macchinazione, è un far-agire, come l’animazione e altre cose del genere. Oggi il volere stesso è mediato da modelli della volontà, da un far-volere, quali la persuasione o la dissuasione. Con altre parole il consumo non è più un godimento puro e semplice dei beni, è un far-godere, un’operazione modellizzata e indicizzata sulla gamma differenziale degli oggetti-segni. E siccome essere se stessi significa presentarsi sottola doppia. Il vuoto ontologico, nauseante instabilità, incertezza da oscillazione negli istanti dell’ effimero. Come limitare, temperare questa puerile fantasmagoria che proclama tutto è possibile, tutto è permesso?

Da Atene :Apostolos Apostolou Professore di filosofia politica e sociale.

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