Joël Dicker è un giovane e affermato scrittore di best sellers. Il suo primo romanzo, La verità sul caso Quebert, tradotto in ben trentacinque Paesi ha avuto un successo straordinario.
Nel 2020 la Casa editrice La nave di Teseo ha pubblicato “L’enigma della camera 662” che, anche grazie ad una solida promozione pubblicitaria, ha immediatamente occupato i primi posti nelle classifiche di vendita mondiali.
La storia si svolge quasi interamente in Svizzera, terra di origine dello scrittore, e racconta di un misterioso e irrisolto omicidio avvenuto qualche anno addietro nella camera 622 del lussuoso Hotel Palace de Verbier, dove lo Scrittore (con la esse maiuscola, come lo stesso autore si definisce), stanco, in crisi di ispirazione e reduce da una piccola delusione amorosa, decide di ritirarsi per un fine settimana di relax. Nonostante i propositi di riposo assoluto l’autore incontra l’affascinante Scarlet, e i due di comune accordo, ma soprattutto con la sollecitazione della bella donna, decidono di risolvere il mistero.
L’ambiente in cui si svolge la storia è quello dell’alta finanza, dei potenti banchieri dell’ultima Banca privata Svizzera: La Banca Ebzner.
Il tema centrale è l’elezione del nuovo Presidente. Da oltre trecento anni, secondo le regole imposte dal fondatore dell’omonima Banca, il titolo, affinchè appartenga sempre ad un Ebzner, spetta al primogenito maschio del Presidente in carica.
L’attuale Presidente Abel Ebzner ha però inaspettatamente deciso di rompere questa tradizione e di cambiare le regole; così il suo unico figlio Macaire, ragazzo debole, sopraffatto dal nome di famiglia, molto più incline agli intrighi che al lavoro, si trova a dover combattere con tutti i mezzi possibili per ottenere ciò che secondo lui gli spetta di diritto.
Tutto accade in una Ginevra dorata, elegante e lussuosa tra mille (talvolta improbabili) intrighi dove i protagonisti spesso non sono come sembrano, perché come ci ricorda lo scrittore: quando si vuole veramente vedere qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere…..
Anche questo romanzo, come il primo è fin troppo voluminoso, ben 650 pagine ma grazie ad una scrittura fluida, anche se talvolta un po’ ripetitiva e densa di dialoghi e alla capacità dello scrittore di tenere la suspance il libro si legge rapidamente.
I capitoli sono caratterizzati da salti temporali che sembrano creati di proposito dallo scrittore per evitare di dare informazioni chiare al lettore e rinviare sempre la soluzione del caso.
Tra lettere scambiate, nobildonne russe decadute alla ricerca di buoni partiti per sistemare le belle figlie, personaggi diabolici, maschere di gomma, servizi segreti deviati e tentativi di avvelenamento, il romanzo ricorda un po’ un feuilleton di metà ottocento, ma questo forse era l’obiettivo dello scrittore.