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Francesco Permunian presenta il nuovo romanzo “La casa del Sollievo Mentale”

Allo scrittore Francesco Permunian, nativo di Cavarzere, che da anni lavora e vive a Desenzano del Garda dove è responsabile della Biblioteca Civica, è stato dedicato l’incontro di sabato 31 marzo alla Libreria Canova di Treviso, dove l’autore ha presentato il suo nuovo romanzo La casa del Sollievo Mentale, edito dalla casa editrice Nutrimenti di Roma. Questo è il suo quinto romanzo, che segue i recenti Il principio della malinconia (2005) e Dalla stiva di una nave blasfema (2009).

L’incontro è stato un’occasione per commentare la genesi del romanzo e ripercorrere le tappe della carriera letteraria dell’autore, che ha fornito anche consigli pratici per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dell’editoria e della pubblicazione.

L’opera, ambientata in un paese sul lago di Garda, è condotta dalla voce narrante del bibliotecario Ludovico Toppi. Il personaggio racconta storie e aneddoti divertenti, che assumono man mano i contorni del grottesco. Le vicende che emergono non hanno nulla di bonario: necrofori, maniaci sessuali, fascisti e larve di antica nobiltà si aggirano in un mondo caratterizzato dalla follia. Il ritmo è incalzante, le vicende si stagliano su un buffonesco di tipo kafkiano. L’ambientazione è un manicomio, “una labirintica fortezza austroungarica dove si esaminano le feci dei pazienti per scoprire la formula del pensiero psicotico”. I personaggi del romanzo per motivi diversi e disparati confluiscono tutti nella Casa del Sollievo Mentale. Il tragico prende il sopravvento nell’ultima parte del libro, quando la voce narrante diviene quella di un narratore severo e magniloquente. Ed è proprio il finale la parte più crudele, in cui emergono in maniera notevole il distacco e la violenza stilistica dell’autore.

La genesi dell’opera è legata alla figura di Benedetta Centovalli, direttrice della collana di narrativa Nutrimenti, passata da poco a dirigere la narrativa Giunti. “La sezione finale” precisa l’autore “è il magnete attorno cui ruota l’intera l’opera, è la parte nera in cui si condensano crudeltà e violenza. Dovevo creare lo scivolo per raggiungere quel mondo oscuro, così ho rappresentato un manicomio, per stravolgere la realtà in chiave grottesca”.

L’autore ha poi ripercorso le tappe della sua carriera, iniziata con la poesia e approdata successivamente al mondo della prosa. La narrativa subentra alle disillusioni giovanili e ideologiche, che avevano alimentato il mondo della poesia. La scrittura romanzesca nasce dal cozzo tra la visione edenica e idillica della gioventù e il disincanto della maturità. Della poesia però ha conservato l’asciuttezza e l’essenzialità; nella narrativa, infatti, non vengono mai meno la tensione lirica e la capacità di sottrarre tutto ciò che è superfluo e inessenziale al ritmo narrativo. Permunian confida di essere approdato al mondo della scrittura per puro caso. A seguito di vari rifiuti editoriali, riesce nel 1999 a pubblicare Cronaca di un servo felice presso la neonata casa editrice Meridiano Zero di Padova. “Finalmente una porta si era aperta” confida l’autore, “e anche se il senso dell’opera era stato frainteso, per me è stato un trampolino di lancio importante”. Nel magmatico universo dell’editoria, sembra voler dire, non ci sono regole precise e prestabilite per riuscire ad ottenere una vetrina, a volte è la casualità, altre volte la fortuna, più spesso una serie di coincidenze sostenute da un’innata caparbietà che portano ad ottenere i risultati sperati.

La Casa del Sollievo Mentale è un’opera senza dubbio autobiografica, in cui si mescola una ricca trafila di riferimenti letterari e culturali. Ma lo scrittore ha profuso una conoscenza tutta personale delle dinamiche dei pazienti ricoverati in manicomio, frutto di esperienze cui ha assistito nel manicomio di Brusegana a Padova. Il manicomio è una metafora del mondo reale, le sua dinamiche raffigurano quelle della vita quotidiana e reale. Personaggi vittime di spire depressive e automi sono gli indiscussi protagonisti del romanzo. Bruno Schulz e Mario Tobino, gli scrittori che hanno narrato la follia, sono senza dubbio dei modelli. A questi si aggiungono molti altri autori della follia e della disperazione, tra cui Emile Cioran ed Oskar Kokoschka.

Permunian ha concluso l’intervento illustrando la sua visione poetica, svelando i meccanismi che stanno alla base di una grande opera narrativa e le qualità di un grande scrittore. “Lo scrittore” ha affermato “è come un vampiro che assorbe tutto dalla realtà, miscelando nell’opera il bello e il brutto, la sanità e la follia, il bene e il male, la realtà e la fantasia. La difficoltà principale, tuttavia, è

riuscire a mescidare gli ingredienti in modo che nel flusso narrativo tutto si tenga”. Nella sua concezione organicistica, il testo si configura come un organismo vivente, che fagocita tutto, cresce e pretende di essere continuamente nutrito dall’autore. L’opera è sangue e vita dello scrittore, che gli dona sostentamento finché non saprà godere di vita propria e camminare sulle sue gambe.

[…] passare in rassegna i luoghi della giovinezza equivale per me a passare una carta vetrata sulla pelle delicata di quel ragazzo sognatore che io fui, procurandomi ogni volta delle terribili ferite che poi sanguinano per il resto della vita. […]

(La Casa del Sollievo Mentale di Francesco Permunian)

Vito Digiorgio

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About Vito Digiorgio

Giornalista pubblicista iscritto all’Albo dei giornalisti dal 2013. Si è laureato all'Università di Udine con una tesi sulla filologia italiana. Collabora con alcune testate giornalistiche on line.

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