Venerdì 17 febbraio presso l’ex convento San Francesco di Pordenone si è svolto l’incontro dal titolo Da blogger a scrittrice che ha visto come protagonista la giovane Rossella Rasulo, una delle rappresentanti più incisive del mondo del blog. Condotta da Lorenzo Marchiori, responsabile della sezione cultura e intrattenimento del Gazzettino di Pordenone, la conversazione si è dipanata attorno alla vicenda personale-professionale della blogger che nel 2010 ha intrapreso la carriera della scrittrice intesa in senso “tradizionale”, quella che si affida al libro per diffondere il proprio messaggio.
L’incontro è stato un’occasione utile per approfondire una delle tante evoluzioni che stanno attraversando il mondo dei mezzi di comunicazione, per sondare il rapporto tra comunicazione virtuale, interattiva e comunicazione scritta, materiale, cartacea. Se, generalizzando, possiamo dire che la cifra caratteristica della prima è il dialogo, il bisogno di confronto, la seconda pressuppone una dimensione “monologica”, in cui l’autore si racchiude per elaborare un messaggio che sia fruibile al lettore. Quali sono allora le principali affinità e differenze tra i due mezzi espressivi? C’è una diversificazione dal punto di vista tecnico-stilistico o anche una differenziazione sociale, di utenza cui si rivolgono?
Ripercorrendo le tappe della sua vita-carriera Rossella ha tentato di fornire alcune risposte. Ai blog Rossella si avvicina all’epoca degli studi universitari; nel settembre 2004 decide di aprire un blog personale, con l’unico intento di scrivere senza nessun filtro, di rivesare tutto ciò che passa per la mente ad una ragazza ventiquattrenne con tutte le sue problematiche, i suoi travagli interiori, le sue vicende sentimentali. La scrittura nasce quindi in lei come percorso di autoanalisi, come strumento per analizzarsi dall’esterno. Da semplice diario il suo blog diviene uno spazio in cui le persone possono intervenire per esprimere le proprie opinioni; nelle pagine virtuali si produce un dibattito attorno al libro reale della sua vita. Circa 2000 utenti visitano quotidianamente la sua pagina, appassionandosi a quella che si presenta come una telenovela a puntate. Rossella sfrutta ogni mezzo che la rete mette a disposizione: foto, video, immagini corredano le parole in un potente intreccio di strumenti comunicativi. Inevitabile che venga meno la spontaneità iniziale che ha animato la sua inziativa; diviene un progetto in cui è indispensabile intrattenere un pubblico, che si affeziona a te e da te si aspetta di vedere scritte certe cose. Dalla scrittura di getto è costretta ad attraversare lo stretto tunnel della scrittura “mediata”, in cui tutto ciò che scrivi deve rientrare nei paletti posti dal blog, essere inquadrato nella cornice dell’argomento del giorno, dei post predefiniti, soddisfare le esigenze degli utenti. All’impulso si affianca e subentra la razionalità. Da diario personale a diario di piazza a offerta di lavoro il passo è breve. Il momento successivo è l’apertura di un blog erotico, ospitato sul magazine GQ, dove con poche battute esplora i meccanismi psicologici legati al sesso e al desiderio erotico. Un numero crescente di lettori si affeziona a questi brevi interventi della blogger, si appassiona alle vicende dell’io virtuale impersonato da Rossella. La naturalezza è insidiata dall’articificio in questi angusti spazi del web: non ci si può sottrarre alla tentazione di indossare una maschera protettiva.
Dopo aver abbracciato tutte le possibilità di sperimentazione offerte dal virtuale, nel 2010 decide di tuffarsi nel reale e vestire i panni della scrittrice. Per la Mondadori pubblica Ti voglio vivere, romanzo destinato ad un pubblico di adolescenti e incentrato sulla vicenda di una ragazza che apre un blog per narrare le sue disavventure e incontri sentimentali. Le esperienze precedenti di blogger prendono corpo nel romanzo, ma ciò che più conta è il messaggio che si prefigge di trasmettere. Per Rossella “il messaggio viene prima del racconto, è funzionale ad esso”. Il 29 maggio prossimo uscirà il secondo romanzo, Mi piace vederti felice, rivolto come il precedente ad un pubblico giovanile. I problemi che il nuovo mezzo espressivo pone vengono affrontati con una certa naturalezza da Rossella, che non sembra dimostrare praticolari difficoltà. La lunghezza di un libro può costituire a prima vista un ostacolo per chi è avvezzo a “postare” brevi interventi, ma Rossella ha saputo ritagliarsi un proprio stile narrativo. La storia da lei descritta scivola via dalla prima all’ultima pagina, il romanzo è impostato su un ritmo narrativo incalzante. Allo stesso modo, l’autrice sostiene di aver non sofferto il peso dei dettami stilistici che l’editor richiede per rendere il prodotto finale più appetibile al pubblico. Cambia anche il rapporto con il pubblico: se il lettore del blog è vittima della comunicazione immediata, vuole partecipare in tempo reale al dibattito che si innesca alla pubblicazione di un post, il lettore del libro non vuole un contatto diretto con l’autore, è interessato unicamente a ciò che lo scritto può offrire a livello intimo ed emozionale.
Al termine dell’incontro Rossella, pur ribadendo che il futuro della comunicazione è rappresentato dalla rete, ha sottolineato come i blog siano divenuti oggi uno strumento obsoleto per la comunicazione scritta e sostanzialmente un prodotto seriale, che manca di originalità. “Difficile per chi apre un blog emergere dal mare magnum dei blogger, perché tutto è già stato detto e sviscerato in tutti i modi possibili” tiene a precisare. E alla curiosità di che le chiede che fine abbia fatto il suo diario, afferma che le emozioni, i sommovimenti interiori sono ora custoditi dalla sua Moleskine. Forse dopo aver sentito questa testimonianza diretta, non diremmo più affrettatamente che la comunicazione virtuale soppianterà i libri e la scrittura su carta.
Vito Digiorgio
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