Un pomeriggio ricco di contenuti quello offerto sabato 23 giugno dalla Libreria Ubik Marton di Treviso. Il trevigiano Massimo Spadetto ha presentato il suo primo romanzo “Il grande mazziere” edito dalla locale casa editrice Enjoy Edizioni. A condurre l’evento Andrea Sales, psicologo e direttore del Centro per la Formazione della Persona Paradoxa di Treviso, organizzatore di corsi di formazione, master e attività che spaziano dalla comunicazione, al marketing, all’area socio-psicologica.
Un invito a leggere le cose in modo diverso e una presentazione differente da quelle standard, in cui i protagonisti hanno cercato – con ottimo successo – di coinvolgere attivamente il pubblico nell’esposizione di concetti e riflessioni che ci riguardano tutti da vicino. Perché questo è, nella visione dello psicologo Sales, l’obiettivo di un evento “collettivo” come la presentazione di un libro. Un’ottica condivisa dallo scrittore, che ha spinto i lettori a tralasciare l’interpretazione unidirezionale invitandoli a leggere e vivere il libro su diversi piani e livelli di lettura. Impostazione questa che rispecchia la caratteristica dei rapporti umani, che si possono scoprire e riscoprire a seconda dei differenti momenti. Ogni persona che conosciamo ci attrae all’interno di attività nuove e, viceversa, ogni esperienza inedita in cui ci tuffiamo ci porta inevitabilmente a fare conoscenza di persone. Ogni rapporto umano che si innesca è un reciproco intersecarsi di piani e livelli di esperienza, interessi e capacità.
Si sono sviscerati due dei molteplici temi che secondo Sales innervano il romanzo: la sorpresa e la speranza, partendo dalla domanda di fondo: chi è il “grande mazziere”? Un pretesto per confrontarsi su vari aspetti del romanzo, strutturato per flash narrativi che focalizzano le più svariate tematiche. Il mazziere, colui che distribuisce le carte ai concorrenti, diviene la metafora delle possibilità che la vita riserva a ognuno di noi. Che lo si voglia identificare con Dio, con un’entità soprannaturale, con l’essenza umana o con la natura stessa, il mazziere è colui che offre a tutti le possibilità di giocare, distribuendo equamente le carte. La differenza la fa il giocatore, che deve giudicare la situazione e saper cogliere il momento opportuno per sfruttare le possibilità che gli si prospettano. Crearsi una rete di rapporti umani è in fondo una delle modalità che ci sono offerte per adottare una tattica vincente. Anche se, sottolinea lo psicologo, bisogna levarsi di dosso la visione dualistica vincere/perdere e ragionare in un’ottica libera da questo pregiudizio, in cui ogni esperienza può essere funzionale o disfunzionale a seconda dei casi e dei momenti della nostra esistenza. La vita quindi non va intesa come competizione, bensì come possibilità di differente lettura degli eventi. Gli elementi negativi possono – e dovrebbero – diventare stimolo per un rilancio, un’apertura ancora maggiore al ventaglio di prospettive che la vita ci sottopone. Il gioco può essere diverso, non tutti hanno una chiara visione del gioco, ma le possibilità ci sono per tutti. Questo in sintesi il messaggio che l’autore propone. Massimo è riuscito a esorcizzare le esperienze negative, a liberarsi dal dolore con la scrittura; Max, il protagonista, vive le difficoltà come mezzo di rivincita. Un continuo gioco di specchi tra chi narra e la sua controfigura immaginaria. Inciampando nella vita, Max riesce sempre a rialzarsi.
La vita è una sequenza di eventi cui attribuiamo significato e questo significato non è sempre lo stesso nelle varie fasi. Giocando le carte con un atteggiamento vincente possiamo trarre ottimi benefici, disegnare nuovi confini. Siamo sempre noi l’ago della bilancia cui è appeso il nostro presente e il nostro futuro. Lo psicologo ha rimarcato l’importanza di tessere una tela di relazioni in cui mantenere sempre e comunque la propria diversità, perché è nella diversità, nella differenza, nelle sfumature che risiede la saldezza dei nostri rapporti con l’altro. Fondamentale rimane l’atteggiamento individuale: per cui occorre prepararsi a gestire la situazione inattesa, crearsi aspettative in modo da essere pronti alle sollecitazioni della vita.
La discussione si è poi intrecciata a riflessioni sul volto della società odierna, sulla velocità con cui i cambiamenti ridisegnano continuamente nuovi scenari e sul ruolo dei gruppi di potere nel determinare i nostri gusti, le nostre decisioni e l’informazione che quotidianamente ricerchiamo. Emblematica la condizione di una figura professionale come lo scrittore o l’artista in genere, costretto a dover appagare le esigenze di un pubblico sempre più selettivo e a ritagliarsi una nicchia in un mercato sempre più saturo, con infinite offerte e possibilità che inibiscono la capacità di scelta del singolo. In questa società mette radici il protagonista Max e a questa società si rivolge, con un annuncio a rendersi consapevoli di se stessi e delle proprie possibilità. In una realtà dove ciò che scegliamo è dunque subìto, il messaggio che il libro lancia e che scrittore e psicologo rilanciano è quello di pensare con la propria testa e tornare a condire la nostra esistenza di piccole cose, di emozioni autentiche e genuine.
Massimo Spadetto, tra i 18 finalisti del Premio Cortina d’Ampezzo, sta già lavorando al secondo romanzo. Per ora si gode il successo di questo “primo figlio”.
Vito Digiorgio
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