Domani 7 maggio, come ogni anno, a Bari hanno inizio i festeggiamenti per il santo Patrono Nicola da Myra, molto sentita dalla popolazione locale e da me in particolare, essendo nato e cresciuto nel capoluogo Pugliese. Il giorno ufficiale della Festa del Santo ricorre il 6 dicembre, giorno della sua morte, nel quale ci sono numerosi festeggiamenti in suo onore sia nei Paesi del Nord Europa, dove assume le sembianze di Babbo Natale, che nei Paesi dove praticano il cristianesimo di rito Ortodosso, nei quali in realtà la ricorrenza è il 20 dicembre secondo il calendario Giuliano. A Bari i festeggiamenti si svolgono in questi giorni in quanto il 9 Maggio 1087 arrivarono in città le spoglie del santo, trafugate da 62 marinai a bordo di una caravella. L’antica Barium, già Barion, durante la Magna Grecia, che corrispondeva all’attuale Bari Vecchia, in quell’epoca era un centro molto importante; era stata per molto tempo Capitale del Themata Bizantino di Longobardia, con una breve parentesi in cui fu elevata a capitale di un emirato Saraceno. Da pochi anni erano sopraggiunti in città i Normanni guidati da Roberto il Guiscardo che con l’aiuto del Signore locale Melo da Bari avevano cacciato i Bizantini (1051), ormai invisi alla popolazione per gli esosi tributi che essi pretendevano; simboli di questo dominio erano il Palazzo del Catapano (governatore) Bizantino e la Colonna della Giustizia, dove venivano legati e lasciati per lungo tempo come monito i debitori insolventi. Il Porto cittadino era, per la sua posizione strategica fra Occidente e Oriente, fra i più importanti del Mediterraneo, era luogo di commercio e punto di partenza per le Crociate fino a rivaleggiare con la potente Venezia, un tempo alleata nella lotta contro i Saraceni. Siamo in pieno Medioevo, periodo nel quale era importante per le maggiori città avere le spoglie di uomini che erano venerati dal Cristianesimo, come simbolo e protezione, quasi come era stato durante l’impero Romano per le divinità Pagane; per la popolazione era sinonimo di grandezza e potenza. Il vescovo Nicola era vissuto, secoli prima a Myra, non lontana da Costantinopoli, in Asia Minore, dove con numerose opere e miracoli, era molto noto tanto da guadagnarsi la fama di essere Protettore delle donne e dei Bambini, in relazione ai miracoli che aveva compiuto. Gli abitanti di Bari erano in fermento, cercavano allo stesso tempo, di dare alla propria città un Simbolo Cristiano e di vendicarsi dei torti subiti dall’Impero Bizantino e in questo erano in concorrenza proprio con i Veneziani, anche essi alla ricerca delle spoglie del Vescovo di Myra. Una Caravella, composta da 62 marinai, si mosse dall’ex capitale del Themata di Longobardia, ormai diventato ducato normanno di Apulia, alla volta dell’Asia Minore e riuscì in breve tempo, in barba ai Veneziani, a trafugare le reliquie del Santo e a portarle in Città, appunto il 9 maggio 1087. La massima autorità religiosa della città, l’Abate Elia, prese in custodia il sarcofago dai 62 marinai e ordinò la costruzione di una cripta, dove potessero essere custodite le reliquie, sormontata da una sontuosa Basilica, proprio dove sorgeva l’odiato palazzo del Catapano, nel centro del Borgo. Ci vollero 100 anni per portare a termine l’edificio, complice l’incendio divampato in città ad opera del re Normanno Guglielmo il Malo, ma fu realizzato un autentico gioiello in arte Romanico-Pugliese, in pietra bianca di Trani, suddiviso in 3 navate, su 2 livelli, con l’interno adornato di affreschi e tele laccate in oro. Sulla Basilica si narrano varie leggende, si dice che per completare la Cripta mancava una colonna, trovata poi dagli Angeli sulla spiaggia e trasportata all’interno e si racconta anche che vi fu custodito il Sacro Graal; ma di certo vi fu un concilio indetto da Papa Urbano II per organizzare le Crociate in Terra Santa. La città di Bari, dopo la cacciata degli Svevi (succeduti in linea dinastica ai Normanni) da parte degli Aragonesi, conobbe un lungo periodo di decadenza per rifiorire solo in tempi moderni, ma la Basilica di S.Nicola è sempre stata, come lo è ora, meta di pellegrinaggio da ogni parte del Mondo. Da quei tempi, in ogni anniversario dell’arrivo dei resti del Santo in città, baresi e non solo, commemorano con grande devozione e fermento quell’impresa. Il 7 maggio il Borgo Antico si illumina a festa, si riempie di bancarelle, i vicoli sono invasi da gradevoli odori di specialità locali (“popizze, sgagliozze e panzerotti”) e viene organizzato il Corteo Storico. Quest’ultimo è una vera e propria rievocazione storica nel quale viene inscenata, in costumi tipici medioevali, l’arrivo della caravella con la statua del Santo raffigurato con le 3 palle in mano (simboli dei 3 miracoli che ha compiuto). Il Corteo, accompagnato da tamburini, sbandieratori, soldati e popolani, percorre tutto il Corso Vittorio Emanuele, che divide Bari Vecchia dal Borgo Mourattiano (l’attuale centro cittadino costruito a inizio ‘800 da Gioacchino Mourat) fino ad arrivare a “inderralalanza”, il porto vecchio. Qui viene caricata su una barca, sorteggiata a turno tutti gli anni, e vi rimane 24 ore con centinaia di visitatori intorno con barche prese a noleggio. Il giorno 8 maggio, si svolge la processione religiosa, nel quale la statua viene riportata sulla terra ferma ed esposta in Piazza del Ferrarese, nel cuore del Borgo antico. Lo stesso giorno arrivano i cosiddetti”ziazini”, i pellegrini, provenienti soprattutto da Campania e Abruzzo, che da tempi remoti si recano in città camminando senza mezzi di trasporto con il tradizionale sacco in spalla e bastone, anche se oggi percorrono a piedi solamente Via Napoli, la strada più lunga della città. Il giorno 9 maggio viene celebrato il rito religioso nella Basilica e prelevata la”santa Manna” dal sarcofago, la funzione è celebrata sia in rito Cattolico che in rito Ortodosso e in serata un’immenso spettacolo pirotecnico sul mare segna la chiusura della Festa.
Andrea F.