MARTEDì 5 MARZO 2013, ore 18.00 MUSEO ETNOGRAFICO DEL FRIULI, VIA GRAZZANO 1, UDINE
L’antropologia, disciplina che vive quotidianamente nella differenza storica e nell’arbitrarietà culturale, può essere utilizzata in questa prospettiva come scienza che cerca di spiegare e interpretare le trasformazioni sociali. Per e verso il futuro l’antropologo non può fare predizioni, ma può, anzi deve, per etica professionale e responsabilità civile, indicare modelli di vita e ordini del mondo diversi da quelli più diffusi e condivisi. Mike Singleton, docente di Antropologia all’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) dove ha fondato il Laboratoire d’Anthropologie prospective, si pone in maniera critica nei confronti di una cultura occidentale che si crede portatrice di valori assoluti e ci invita a riflettere sul senso e sull’importanza della diversità culturale, rimettendo in gioco paesi e culture che l’economia esclude dalla globalizzazione. «Senza un pluralismo positivo e permanente, – afferma – la nostra specie si condanna a morire di morte monoculturalistica» Ciò che l’antropologo può trasmettere infatti, grazie all’esperienza esistenziale e di ricerca, è la pratica delle diversità, ovvero una conoscenza diffusa delle altre civiltà che ci permette di allargare gli orizzonti del nostro immaginario e pensare a un futuro senza continuità e ripetizioni. L’autore sarà ospite martedì 5 marzo alle ore 18.00 presso il Museo Etnografico del Friuli, dove dialogherà con Gian Paolo Gri, docente di Antropologia all’Università di Udine e con Marco Biscione, antropologo e direttore dei Civici Musei di Udine. Mercoledì 6 alle 10.00 terrà una lezione all’Università di Udine sull’Africa e i processi globali. L’uomo che [non] verrà è il dodicesimo volume della collana ‘vicino/lontano’. Brevi e intensi saggi che riflettono sull’identità e sulla costruzione dell’identità dell’altro. Improntata a documentare e stimolare il dibattito culturale e civile sui temi dell’attualità, la collana accoglie il confronto tra importanti pensatori e autori italiani e stranieri appartenenti a diversi ambiti disciplinari (filosofia, sociologia, antropologia, economia) ma tutti collocabili in uno stesso spazio: quello della comprensione dell’abitare una contemporaneità fatta di identità, differenze, conflitti, che nel ‘diluvio delle informazioni’ rischia spesso di subire dimenticanze e semplificazioni.