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Moda e politica? Solo in USA

Poco tempo fa, Donatella Versace, volto e cuore dell’omonima maison italiana, ha dichiarato che “la moda non è una sciocchezza. La moda è business e ha valore sociale”. Nulla di nuovo se si vuole analizzare questo fenomeno in modo più approfondito, cercando di comprendere l’effettiva importanza che quotidianamente svolge nella nostra vita.

Ciò che sorprende, invece, è il diverso valore sociale che la moda assume nei differenti Paesi. In Italia si è abituati a considerare la moda come uno dei settori trainanti dell’economia, uno dei simboli più rappresentativi dell’eleganza che caratterizzano il nostro stile nel mondo. Pur essendo molto versatile però, essa non si mescola mai alla politica.

Sembrano lontani i tempi in cui Krizia e Nicola Trussardi erano a tutti gli effetti ambasciatori del craxismo e la moda aveva un suo netto punto di riferimento. Un tempo, la moda era politica: negli anni ‘60 Mary Quant accelerò il processo di emancipazione femminile accorciando gli orli delle gonne; negli anni ‘70 Elio Fiorucci a Milano rivoluzionò il gusto e la socialità; la divisa della società aperta degli anni ‘80 era rappresentata dal blazer di Armani, “rubato” dall’armadio dell’uomo e trasformato in elegante capo femminile.

Oggi, al contrario, chi svolge una particolare attività artistica o possiede grande visibilità, non vuole inimicarsi nessuno. Pochi infatti, sono gli espliciti riferimenti alle figure politiche che si possono riportare: Giorgio Armani nel 2005 prese posizione per Letizia Moratti affermando “un sindaco donna può avere una sensibilità che un sindaco uomo non ha” e Valentino nel 2007 descrisse Walter Veltroni come “un uomo sensibile e colto”.

Di politica, nella moda italiana, non si ama parlare. Non è il caso invece degli Stati Uniti, dove recentemente 23 tra i più noti ed importanti stilisti hanno deciso di sostenere la corsa politica di Barack Obama alle presidenziali del prossimo 6 novembre.

Ideato da Anna Wintour, direttrice del prestigioso Vogue America, Marc Jacobs, Tori Burch, Vera Wang, Narciso Rodriguez, Alexander Wang, Diane von Furstenberg, Jason Wu, Altuzarra e la cantante Beyoncè con la madre Tina Knowles hanno aderito al progetto “Runway to win”.

T-shirts, borse, shopper in tela, trousse, smalti, gadgets, foulard, felpe con i colori ufficiali bianco, rosso e blu sono disponibili sul sito dello stesso Obama, che ospita già la sezione “store”. I prezzi variano dai 45 ai 95 dollari e l’iniziativa che ha preso il via dopo il party svolto a New York a metà febbraio, sta ottenendo buoni risultati.

In Usa dunque, il successo in politica si conquista anche a colpi di borse e T-shirt!

Camilla Manzato
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