Eccezion fatta per un piccolo manichino da pittore e un paio di secchi, la scena è completamente vuota. Proprio da quel vuoto prende vita e si sviluppa A.H. uno spettacolo di Federico Bellini e Antonio Latella, che sarà in scena, da giovedì 14 novembre 2013 alle ore 21.30 (repliche fino a domenica 17) al Teatro Nuovo di Napoli. Un titolo solo apparentemente incomprensibile, che immediatamente svela l’identità di chi, nel Novecento, ha incarnato l’emblema del male, Adolf Hitler. Diretto da Antonio Latella e interpretato da Francesco Manetti, A.H. parte dalla figura di Adolf Hitler, per spostare l’attenzione da una delle maschere dell’orrore umano novecentesco ad una riflessione intima e del tutto personale sul tema del Male. Prodotto da stabile mobile compagnia Antonio Latella con Centrale Fies, in collaborazione con KanterStrasse/Valdarno Culture, l’allestimento è figlio di un percorso artistico che il drammaturgo e regista compie sulla menzogna, attraverso il quale ricerca le radici del male.Un solo attore in scena, dunque, che offre, in un monologo di novanta minuti, una vera e propria lezione di teatro, in cui la parola s’incarna in azione che evoca mondi: un flusso emozionale che diviene corpo, sacrificio, materia teatrale contro la menzogna, a discapito del discorso e delle immagini.Dalle labbra del protagonista “nascono” le parole che danno il via alla vita, mentre dal suo corpo le armi, che a quella stessa vita mettono fine. L’attore non imita, non interpreta, non recita il Fuhrer, ma incarna lo stesso concetto di male. Collaboratore di lunga data della compagnia, di cui ha curato il training a partire da Hamlet’s Portaits, Manetti utilizza la propria esperienza sul movimento come codice di partenza per una partitura drammaturgica sul corpo, che diventa la cifra della performance.
«Non è nostra intenzione – così Latella in una nota – mettere in scena la figura di Adolf Hitler, non vogliamo cucire una divisa e farla indossare ad un attore per portarlo a recitare, a interpretare, a personificare o più probabilmente a scimmiottare Hitler. Sarebbe una pazzia e un fallimento di intenti, una mancanza di gusto e altro ancora. Ci interessa, invece, intraprendere una riflessione sul male, domandandoci non solo come sconfiggerlo ma soprattutto perché nasce»
A.H. è un lavoro sulla centralità dell’attore in scena, che s’inscrive nel più ampio percorso di ricerca del regista sul tema della menzogna e che sbocca in altri due spettacoli: Die Wohlgesinnten (prodotto da Schauspielhaus Wien in collaborazione con stabilemobile – compagnia Antonio Latella) che ha già debuttato il mese scorso, e Il servitore di due padroni (produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Metastasio di Prato), che debutterà il prossimo 21 novembre al Teatro Bonci Cesena.
Gli elementi scenici e i costumi dell’allestimento sono a cura di Graziella Pepe, le luci diSimone De Angelis.