UDIN&JAZZ WINTER seconda edizione
7 dicembre 2021
Euritmica Associazione Culturale – Udine
Dopo la serata di debutto, con il britannico Tony Momrelle, cantante soul e jazz, songwriter, lead vocalist degli Incognito, che ha scaldato il pubblico del Palamostre di Udine, martedì 8 dicembre sarà la volta di Andrea Centazzo, preceduto dal trio Andrea Comisso.
Doppio appuntamento anche per martedì 7 dicembre; alle 18.00 Angelo Comisso presenta il progetto Numen: nella nuova formazione in trio, lo affiancano Alessandro Turchet al contrabbasso e Luca Colussi alla batteria, due partner sensibili e affidabili che lo seguono arricchendo il suo virtuosismo e la sua abilità compositiva.
Alle 20.45, secondo appuntamento della serata, un grande ritorno per il festival e per Udine: Andrea Centazzo torna nella sua città dopo anni di successi mondiali e di prestigiosa attività, soprattutto negli Stati Uniti. E per l’occasione celebra Steve Lacy, a quindici anni dalla morte, un musicista che non solo fu il più grande interprete del sax soprano, ma anche un compositore fecondo di melodie straordinarie. Il progetto Art Trio propone la musica di Lacy nella formula a lui cara: il duo soprano e percussioni (con il magistrale sax di Roberto Ottaviano e le percussioni di Centazzo), arricchito in questo caso dal raffinato contrabbasso di Franco Feruglio.
A 15 anni dalla morte di Steve Lacy, padre del moderno sassofono soprano, il progetto di Andrea Centazzo celebra un musicista che non solo fu il più grande interprete del suo strumento, ma anche un compositore fecondo di melodie inusitate. Steve Lacy ha proposto la sua musica in svariati contesti e con formazioni di vario tipo: dall’orchestra al solo, e la sua musica emerge come unica, brillante, originale. Diceva Steve Lacy: “Quello, a mio avviso, è il posto della musica; sul limite tra il noto e l’ignoto, ed è verso l’ignoto che bisogna spingerla, sempre, altrimenti è la sua morte, e la nostra. Sono
attratto dall’improvvisazione per via di qualcosa che, a mio avviso, ha grande importanza. Si tratta di una freschezza, di una qualità particolare, che si può ottenere solo improvvisando; qualcosa che sfugge alla scrittura. Ha qualcosa a che fare con l’idea di limite. Stare sempre sul confine con l’ignoto, pronti al salto. E quando si parte, dietro ci sono tutti gli anni di preparazione e si è ricchi della propria sensibilità ma è sempre un salto nell’ignoto. Se con quel salto si trova qualcosa, allora quello ha per me un valore più grande di qualsiasi cosa si possa preparare. Quello che scrivo serve ad arrivare con certezza a quel punto, di modo che sia possibile trovare il resto. In realtà è proprio “il resto” quello che mi interessa veramente e credo che quello costituisca la sostanza del jazz”.
Andrea Centazzo incontra Roberto Ottaviano nel 1977 ed è subito colpito dalla personalità musicale del giovane musicista e dalla sua determinazione ad affrontare una carriera come sassofonista jazz. Nel 1980, quando Centazzo forma l’Andrea Centazzo Mitteleuropa Orchestra, Ottaviano diventa dall’inizio un membro stabile e di primo piano. A lui poi si aggiungerà il Gotha dell’improvvisazione europea. La collaborazione tra i due musicisti è durata fino al 1986 quando suonano il primo e unico concerto in duo durante un festival estivo. Diverse scelte musicali e il trasferimento a Los Angeles di Centazzo hanno interrotto la loro proficua collaborazione: Centazzo decide per una carriera da compositore (scrive opere liriche e concerti per ogni tipo di ensemble) e da videomaker firmando film anche vincitori di premi internazionali; Ottaviano diventa uno dei più importanti sassofonisti in Europa e insegnante di jazz al Conservatorio di Bari diventando in seguito direttore del Dipartimento Jazz. Questo progetto riunisce le loro esperienze e rinnova la loro amicizia di lunga data sotto il segno di Steve Lacy, musicista con cui Centazzo ha suonato per alcuni anni e registrato sette album e con cui Ottaviano ha studiato.