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ALLA“COMUNALE”16 AGOSTO,“ANTEPRIMA” DEL PITTORE FRANCESCO CEGLIE

S’inaugura giovedì 16 agosto  alle ore 19.00 a Trieste, nella sala comunale d’arte di piazza dell’Unità d’Italia 4, la mostra “Anteprima” del giovane pittore triestino Francesco Ceglie. Con ingresso libero, la rassegna espositiva resterà aperta fino al 5 settembre, con orario dalle 10.00 alle 13 e dalle 17.00 alle 20. 00.

Nato nel 1992 a Trieste, Francesco Ceglie ha conseguito il diploma all’Istituto d’Arte Nordico e attualmente frequenta il corso di scenografia e architetture di scena dell’Accademia delle belle arti di Venezia. Ha esposto nel 2008 al Museo Carà di Muggia e a Trieste nel 2010 e 2011 nella collettiva dell’Istituto Nordico alla Rettori Trebbio, alla collettiva Artefatto Candy World alla stazione Rogers e all’esposizione collettiva permanente presso l’RSA San Giusto.

Così scrive di Ceglie Enzo Santese: “Il disegno è contorno dell’emozione provata di fronte a un aspetto della realtà, che nel ricordo torna a farsi mobile richiamo di un istante esistenziale; spesso le frazioni temporali del vissuto assumono determinazioni più vicine all’inconsistenza del sogno che all’oggettività del mondo fisico. Da questo punto di vista il dipinto di Francesco Ceglie non ha valore soltanto rappresentativo, ma è momento speculare di una vibrazione interiore, di uno scatto psicologico, di una sensazione scaturita dal contatto con il mondo esterno.”

“Il giovane artista – prosegue il critico-, dopo aver registrato un dettaglio, lo consegna alla pagina facendolo lievitare verso esiti di poesia tra l’evidenza di un segno marcato, ‘inciso’ e la leggerezza dell’impianto cromatico. Presenze di natura, morfologie floreali, possenti architetture (soprattutto di Venezia), fontane, si installano nella centralità dell’opera e paiono immerse in un ambiente liquido dove perdono la loro consistenza ponderale per assumere pura valenza simbolica. L’autore in questa fase del suo slancio evolutivo mostra una bella padronanza dello spazio, con la capacità di costruire equilibri definiti e conclusi. A ciò contribuisce anche la tendenza a perimetrare le diverse aree cromatiche con il tratto a china, che percorre tutta l’anatomia delle cose esplicitando per allusione il senso della loro fisicità, dove il colore si distende con le sue levità di toni a creare l’idea della tridimensione.”

Infine, conclude Enzo Santese: “Il fondo è solitamente innervato da una scrittura seriale, giocata sull’idea del quadrato, del labirinto, della tramatura di segni che delimitano lo spazio con un reticolo di linee in cui l’occhio si perde dentro un’avventura labirintica: una sorta di filigrana, capace di cadenzare la superficie di motivi grafici con cui l’acquerello innesca un movimento dinamico, entro il quale l’immagine fluttua senza perdere riconoscibilità. Il che avviene invece quando Ceglie sceglie la via della scomposizione del reale, per ricomporlo secondo moduli di un viaggio fantastico nelle molteplici tensioni metamorfiche del segno. In tal modo la ricerca, saldamente ancorata al possesso dei fondamentali, si muove nella direzione di moduli espressivi pienamente rispondenti alla sua vocazione di poetico cantore delle cose, dei luoghi e delle atmosfere, dove il pensiero “sosta” e “assorbe” gli aromi della storia e dell’attualità dentro il senso della luce e della nervatura costituiva dell’esistente.”

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