L’anno si è aperto alla Kasa dei Libri con un artista che ha segnato il Novecento: Giorgio de Chirico, che nella sua prolifica attività editoriale si mostra molto diverso da come viene percepito dall’immaginario collettivo, soprattutto se esplorato in volumi e tirature rare e limitate che pochissimi conoscono. Così come le quasi 100 tavole illustrate, in mostra, create appositamente dall’artista per i suoi libri.
Nel 2017 alla Kasa dei Libri si fece una mostra di Miró, che rivelava un amore viscerale per i libri durato tutta la vita con una copiosa produzione di volumi illustrati e d’arte, copertine e collaborazioni internazionali per cui creava quasi sempre opere originali. L’anno dopo, 2018, è stato il turno di Matisse: il suo rapporto con i libri ci ha svelato un lato meno noto, nascosto tra le righe, dietro le copertine, nella mano che ritaglia fogli colorati e disegna linee in bianco e nero e che ha corrisposto
Iliade; episodi illustrati da Giorgio de Chirico con traduzione di Salvatore Quasimodo; 1968
per lui a un percorso di sottrazione, un cammino verso l’essenziale.
“E de Chirico?”, si è chiesto il padrone di Kasa Andrea Kerbaker, iniziando un percorso di ricerca che all’inizio non sapeva dove l’avrebbe potuto condurre e che, ora che è finito e viene messo in mostra, ha portato alla luce un de Chirico prolifico e instancabile, che nella sua produzione editoriale ci fa quasi dimenticare il pittore che tutti conoscono.
A Kerbaker piacciono le sfide, si sa, e dopo qualche dubbio iniziale “Il pubblico capirà questo de Chirico? Lo saprà apprezzare? Saprà guardare oltre?” la mostra ha preso vita. Si tratta di un percorso decisamente originale, che prende l’avvio al termine del periodo di stretta osservanza metafisica (fine degli anni ‘20) per il quale non ci sono troppe testimonianze in volume, e accompagna l’autore per oltre quarant’anni di vita, con collaborazioni anche molto originali.
Una delle dieci tavole illustrate da de Chirico per l’IRI; Giove per energia nucleare; Edindustria Roma; 1962
Prova ne sono le quasi 100 tavole che illustrano vari libri e quasi mai si trovano esposte in questo modo. Originale anche l’allestimento realizzato dagli architetti Matteo Ferrario e Salvatore Virgillito che rimanda all’immagine più iconica di de Chirico, lo spazio vuoto di una piazza scandito da portici e dalle loro lunghe ombre. Un racconto fatto di parole ed immagini suddiviso in quattro sezioni che rivelano un de Chirico inaspettato e poco esposto.
L’illustratore
Si parte da de Chirico illustratore, a cominciare da Le mystère laïc di Jean Cocteau del 1928, che altro non è che uno studio indiretto su de Chirico ed è arricchito da molti testi di Cocteau, anche in qualità di artista.
Del ‘41 è l’Apocalisse, una delle migliori prove da illustratore che non conserva praticamente traccia dell’immaginario metafisico ma affonda le sue radici nell’iconografia più classica dei testi sacri; in mostra le spettacolari 22 tavole in grande formato colorate dall’artista per la seconda edizione numerata.
Un altro particolare e ricercato gruppo di tavole è quello realizzato nel 1962 per l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), dove l’artista trasla in rappresentazioni mitologiche tutti i campi di intervento della società.
«[…] Quando mi è stato richiesto di fare una serie dei disegni colorati dedicati all’attività dell’ IRI mi è parso che il modo più poetico e che maggiormente rispondeva al mio modo di sentire fosse questo […]. E d’altra parte oggi i grossi
L’Apocalisse è un testo su cui de Chirico si cimenta una prima volta nel ’41 e poi torna colorandone le tavole a mano negli anni ‘70
complessi finanziari sono il mito del nostro tempo. Giove con i fulmini può ricordare I’IRI come le industrie produttrici di energia elettrica. Facile è l’accostamento degli aerei dell’Alitalia al cavallo alato Pegaso. […] E per ultimo ho composto, pensando ad Edindustria, la casa editrice che cura le pubblicazioni dell’IRI, la vita silente con il busto di Minerva e i libri». Un altro capitolo è costituito dai disegni realizzati nel 1968 per accompagnare la traduzione che Salvatore Quasimodo realizza dei versi dell’Iliade nei quali riemerge la passione di de Chirico per la mitologia classica.
L’autore
È documentato anche tutto l’ampio lavoro di de Chirico come autore, non prolifico come il fratello Alberto Savinio, ma buon praticante della scrittura. Ci sono alcuni dei saggi critici, anche quelli poco noti scritti in giovane età, ci sono le teorizzazioni sulla tecnica pittorica, sulla storia dell’arte e gli altri artisti. In particolare c’è il romanzo Hebdomeros, le peintre et son génie chez l’écrivain, presente in mostra sia nella rara prima edizione parigina del 1929 sia in quella lussuosa, pure numerata, pubblicata alcuni decenni dopo con 25 tavole di grande formato.