Nell’ambito delle esposizioni a tema che mensilmente hanno luogo presso l’atrio del Museo Etnografico del Friuli al fine di far conoscere al pubblico piccoli fondi collezionistici inediti, da martedì 8 maggio fino a metà giugno si potranno ammirare una serie di elementi decorativi per mobilia fra cui bocchette, maniglie, placchette copriserratura, elementi a fregio e festone, targhette figurate, bronzetti.
Il percorso fra questi minuti manufatti intende arricchire ulteriormente la sezione aperta recentemente e dedicata a “Stipi, cofani e scrigni; contenitori per preziosi”. Questi ornamenti, spesso disegnati anche da importanti artisti famosi costituiscono un tutt’uno con il mobile, con cui talvolta intessono in un gioco cromatico.
Fra questi elementi decorativi che si affermano con fortuna a partire dal Sei-Settecento, troviamo suppellettili destinate ad ornare, a seconda degli stili e delle epoche, i mobili ma anche altri elemento d’arredo e orologi. Il materiale più usato è il metallo, in particolare il bronzo anche dorato detto ormolu, e la tecnica la fusione e la cesellatura, ma non mancavano esempi in argento e ceramica. Tutti i metodi di fusione, da quelli a cera persa con stampi scomponibili a quello con stampi di sabbia compressa richiedevano poi un delicato lavoro di rifinitura di ogni singolo pezzo per togliere imperfezioni e asperità.
Forme e tipologia decorative sono anch’esse mutevoli: placche tonde e rettangolari si prestavano ad essere inserite bene in vista su ante, cassetti; elementi a tutto tondo ed erme a coronamento di montanti; strutture angolari a rinforzo e protezione di spigoli. L’elemento figurativo a rilievo o piatto si ispira a tematiche del repertorio classico o mitologico, a repertori vegetomorfi o con animali fantastici o a forme più semplici entro lineari cornici in armonia con la sobrietà delle linee del mobile.
Molto eleganti le decorazioni della prima metà dell’Ottocento del periodo Impero e della Restaurazione: per assonanza ai fasti napoleonici lo stile attinge all’esotismo, al mito, a citazioni greco romane e ai festoni di alloro.
Non dimentichiamo, infine, che il mobilificio udinese di Angelo Sello, nei primi anni del novecento, fece un raffinato uso di applicazioni bronzee: il disegno era realizzato dal maestro ebanista, la manifattura a cura del fratello Enrico e completavano un mobile già raffinato per essenze e lavorazione. Ugualmente, Mirko Basaldalla alcuni anni più tardi disegnò per i mobili di Midena progettati per casa Cavazzini e realizzati dalla ditta Fantoni le placche bronzee (che avrebbero dovuto essere d’argento) per una credenza. Una collaborazione che si prolungherà a rilevare l’omogeneità della creazione artistica fra mobile e suoi dettagli decorativi.