Parte da Pordenone il ricordo di Carmelo Zotti, artista di riferimento della scena pittorica contemporanea, legato a molte città e latitudini italiane: triestino di nascita, ha trascorso a Napoli la sua gioventù, si è formato a Venezia e dal cuore della laguna si è affermato a livello nazionale e internazionale, alimentando la sua arte con il confronto e le molteplici esperienze in Egitto, in India, in Birmania e in Messico. Si è spento a Treviso nel maggio 2007: proprio in vista del decennale gli dedica un’affettuosa e straordinaria esposizione il Centro Iniziative Culturali Pordenone, che ha riunito, in stretta sinergia con l’Archivio Carmelo Zotti, ben 145 opere di Carmelo Zotti composte in oltre 50 anni. Per l’ampia antologica della Galleria Sagittaria al Centro Culturale Casa A. Zanussi di Pordenone – intitolata “Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007”, visitabile dal 26 novembre al 26 febbraio 2017 – sono state selezionate le “carte inedite”, proposte a Pordenone in anteprima assoluta: opere finora sconosciute al pubblico, perché provenienti dal suo studio o da collezioni private dove erano rimaste fino ad oggi. «Si tratta – spiega il curatore della mostra, Giancarlo Pauletto – di carte anche di grandi dimensioni, in cui l’artista dà vita ad una prima ipotesi di lavoro, a volte con iterazioni e commistioni che sono come le varianti di un poeta attorno alla cadenza dei suoi versi, efficaci spie del suo agire; spesso esse verranno riprese in opere ad olio, in altri casi rimarranno nel loro stato originario. Inedite sono la maggior parte delle opere esposte: va sottolineato perché si tratta di un dato riscontrabile piuttosto raramente nelle grandi mostre del nostro tempo, spesso riproposizioni di complessi iconografici visti e rivisti. Quindi una mostra di grande interesse storico, che rimanda al 1975, anno in cui il pittore fu presente a Pordenone con un’esposizione rappresentativa del suo momento più maturo e significativo nel contesto della nuova generazione pittorica. “Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007” si preannuncia dunque come un importante evento espositivo, promosso dal Centro Iniziative Culturali Pordenone con l’Archivio Zotti, e sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia e dal Comune di Pordenone, con Euromobil, Crédit Agricole FriulAdria, Fondazione Crup ed Electrolux. L’evento è coordinato della presidente del CICP Maria Francesca Vassallo e curato dal critico d’arte Giancarlo Pauletto.
Carmelo Zotti nasce a Trieste nel 1933 da padre istriano e madre cipriota. Trascorsa l’infanzia nella città natale e successivamente a Napoli nel 1945, si trasferisce a Venezia dove, allievo di Bruno Saetti, frequenta l’Accademia di Belli Arti. Nel 1954, rivelandosi tra i giovani artisti più promettenti, vince il primo premio dell’Opera Bevilacqua La Masa; del 1956 è la sua prima partecipazione, con tre dipinti, alla Biennale di Venezia mentre nel’ 58 consegue il primo premio alla Biennale Internazionale dei giovani e nel’64 il premio Longo alla Biennale di Venezia. Riconoscimenti, questi, che inaugurano una lunga e prestigiosa attività espositiva che, oltre a vederlo presente nelle più importanti rassegne nazionali e internazionali, è costellata da numerose personali tra cui si ricordano la retrospettiva alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Cà Pesaro di Venezia (1995), l’antologica alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate (1998), l’antologica al Museo della Permanente di Milano (2007), l’antologica al Museo Correr di Venezia (2009) e al Museo di S.Caterina di Treviso (2013) .
La pittura di Zotti sin dagli inizi si è slegata dalle modalità provinciali per assumere presto un timbro europeo, soprattutto in direzione simbolico-surreale. A Venezia è nata la propensione di Zotti verso un mondo mitico e favoloso segnato da una riconquistata protomediterraneità; propensione, questa, che l’Artista ha accentuato con le molteplici esperienze in Egitto, in India, in Birmania e in Messico, e favorita già negli anni dell’Accademia dalla vicinanza di un maestro come Saetti, che lo orientò ad una decantazione irreale e sontuosa del colore, di memoria bizantina.
Il temperamento emotivo e sensuale di Zotti lo ha portato da prima ad accentuare il simbolismo segnico e cromatico con un pittura basata su impulsi psichici e “memorie” filtrate attraverso la cultura orientale. Quindi, a partire dalla metà degli anni Sessanta, la sua peculiare maniera si è sempre più delineata in una rievocazione, in chiave onirica e metafisica, di un mondo favoloso ricco di ancestrali richiami, in cui alcuni elementi simbolici (la piramide, la sfinge, l’elefante) si ripetono in variazioni ora liriche ora mostruose.
Successivamente Zotti ha reso più nervoso e libero il segno, più acceso e sciolto il colore, imprimendo un carattere espressionista alle sue rappresentazioni, che continuano per altro ad ispirarsi ad un mondo intimo fatto di personali esperienze, divisionarie e mitiche trasfigurazioni. Un progressivo coerente sviluppo di un’azione pittorica che trova conferma nella serietà del suo impegno umano, negli alti risultati di volta in volta conseguiti. Col passare degli anni la maturazione artistica ed esistenziale di Zotti ha portato la sua pittura a seguire modi e tempi del tutto autonomi, quasi contro corrente, elaborando un linguaggio certamente non omologabile, in cui figurazione e astrazione, memoria e storia, convivono sin dall‘inizio felicemente. Ha tenuto la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1973 al 1990. Il 16 maggio del 2007 muore nella sua casa di Treviso mentre era ancora in corso l’antologica a lui dedicata nella Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza.