Una mostra preziosa che oltre alle sculture in bronzo e alle elaborazioni fotografiche tipiche dell’Archeologia Immaginaria di Paola Crema, unisce anche i suoi Gioielli Scultura, pezzi unici che paiono anch’essi riemergere da un lontano, mitico passato.
Nel sovrapporsi continuo di ricordi e immagini l’artista ci rammenta l’insondabile verità che accomuna dei, opere e mortali: Tempus ridet, sed brevi rodet. Ovvero l’eterno movimento delle cose come caratteristica essenziale dell’esistenza, dove ogni elemento muta all’interno di una sistema universale concepito come organismo vivente in continuo divenire sotto l’egida del tempo che sorride ma in breve distrugge ogni cosa dopo il suo passaggio…
Elena Gradini
L'”archeologia immaginaria” di Paola Crema è il frutto di un gioco concettuale teso a farci credere che le sculture da lei realizzate sono in realtà reperti riemersi da un “continente perduto”. Ed il gioco è ancora più complesso nelle sue opere fotografiche, nelle quali “documenta” l’attimo del ritrovamento,mentre in realtà il set – distrutto subito dopo aver effettuato la ripresa – è ottenuto usando quelle sculture da lei stessa prima realizzate. Un gioco di rimandi intrigante con risultati sorprendentemente convincenti.
Paola Crema, artista poliedrica, si è per anni dedicata prevalentemente all’arte orafa – sia insoliti gioielli che sculture in argento e materiali preziosi (corallo, cristallo di rocca, perle, pietre semipreziose) -, con creazioni da moderna Wundercammer, che nel 2007 sono stati esposte per quasi un anno a Palazzo Pitti, al Museo degli Argenti e delle Porcellane.
Negli ultimi anni ha ampliato il suo campo di interesse dedicandosi prevalentemente alla scultura in bronzo di grandi dimensioni, con risultati che le hanno valso il Premio Internazionale Le Muse 2008, e infine giungendo alla fotografia come espressione d’arte.
Ha frequentato l’Accademia delle belle arti di Firenze dedicandosi subito allo studio dell’antichità ma anche del design, ed esplorando a fondo il mondo antiquariale nel quale ha operato con grande successo.
La cultura dell’antico e l’amore per il mondo classico hanno portato l’artista a dar forma a sculture sapientemente modellate, dando corpo alla sua “archeologia immaginaria” in un percorso concettuale che simula ritrovamenti archeologici, concretizzati nelle sue opere in bronzo e talvolta trasferiti, con un gioco di apparente documentazione, in splendid