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Giovedì 2 aprile alle ore 18 l’Officina delle Zattere VENEZIA inaugurerà Diagonal-Symphonie, una pluripersonale degli artisti.

Diagonal-Symphonie è un film del 1924, diretto dal regista tedesco Viking Eggeling – un inno alla capacità evocativa delle forme, alla bellezza dei cicli ricorsivi, alla potenza dei processi di trasformazione, rappresentato da una forma inclinata che, danzando sullo schermo, continuamente genera altre forme, sparisce e rinasce. La “sinfonia diagonale” dell’Officina delle Zattere è una successione non rigida di esperienze artistiche che meditano sugli stessi temi: la forma, il passaggio del tempo e i ricordi, la rappresentazione e la semplificazione.

Senza seguire un percorso predeterminato fra le sale, il visitatore potrà ascoltare il dialogo fra i lavori di Gianfranco D’Andrea, che racconta poeticamente di paesaggi, spesso riconoscibili, da un punto di vista diverso e originale, storie a sé, ma parte di una narrazione più ampia, e le opere di Alain Giustiniani, espressione della sua esperienza di Venezia, trascrizione di un’emozione venata di malinconia o di poesia, che intendono restituirci al di là della realtà.Oppure immaginare delle sottili affinità elettive fra la ricerca di Gino Baffo, che ritrae una Venezia fatta soprattutto di voci, parole e persone che lasciano solo ombre nella nebbia e di cui rimangono a ricordo pochi oggetti che galleggiano nell’acqua scura dei canali più profondi, e le tele di Maurizio Montesoro, che volutamente non descrivono un mondo ma lo evocano, attraverso un processo di svuotamento, alleggerimento, sottrazione.
O ancora destreggiarvi fra la meditazione sull’impermanenza, sulla circolarità e la ri-nascita da un passato presente di Paolo Vannuccini e infine raggiungere le vigorose e calde composizioni, le storie di vita, di uomini e di oggetti portatori di ricordi di Enzo Montagna.

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Il discorso è composto da idee, parole, fatti ed esperienze con il fine di in-formare coscienze libere e responsabili. Le cose sono invisibili senza la luce, le parole sono vuote senza un discorso.

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