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IL CRAF ACQUISISCE LO STORICO FONDO FOTOGRAFICO DELLA FAMIGLIA BORGHESAN

IL CRAF ACQUISISCE LO STORICO FONDO FOTOGRAFICO DELLA FAMIGLIA BORGHESAN

 L’attività iniziata da Angelo negli anni Trenta del 900 con un piccolo laboratorio è poi proseguita con Gianni e Giuliano, riconosciuti protagonisti del neorealismo friulano nella fotografia

Spilimbergo (PN), 16 aprile 2021 – Nuove importanti conquiste per l’archivio del CRAF. Il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo ha siglato infatti l’acquisto dello storico fondo fotografico di Angelo, Gianni e Giuliano Borghesan che porta al deposito climatizzato 13mila esemplari tra negativi, positivi e diapositive databili fra il 1935 e il 2019.

“Per noi si realizza un sogno – afferma il presidente Enrico Sarcinelli – il Centro ha colto l’opportunità di conservare materiale davvero prezioso che peraltro rappresenta la città di Spilimbergo, patria e culla della fotografia”. Gianni Cesare e Barbara, i figli di Giuliano mancato nel 2019 , hanno manifestato il desiderio di non disperdere il patrimonio di famiglia in altri istituti italiani ma lasciarlo alle amorevoli cure del CRAF: “Gianni e Giuliano sono stati protagonisti del neorealismo friulano nella fotografia, riconosciuti in questo ruolo culturale anche da Martin Scorsese – sottolinea il direttore Alvise Rampini– non possiamo dimenticare il loro supporto e la disponibilità dimostrati al nostro Centro durante gli esordi della rassegna Friuli Venezia Giulia Fotografia, in cui peraltro sono stati premiati rispettivamente nel 1990 e nel 1998”.

Giuliano Borghesan inoltre è stato presidente onorario del CRAF per alcuni anni: “Una scelta ispirata alla gratitudine per la sua costante collaborazione ai nostri progetti espositivi – afferma Sarcinelli – mi auguro che l’immenso archivio acquisito possa essere valorizzato e studiato, anche attraverso borse di studio e master universitari con gli atenei regionali”.

Nato nel 1924 e morto nel 2004 a Spilimbergo, Gianni imparò il mestiere dal padre Angelo, che aveva rilevato negli anni Trenta del Novecento lo studio di Olga e Pietro Zamperiolo. Dopo la guerra ereditò lo studio del padre e iniziò ad esercitare il mestiere, eseguendo principalmente ritratti con risultati encomiabili. Iniziò a collaborare con importanti riviste specializzate, tra cui «Ferrania», «Fotografia», «Rivista Fotografica Italiana» e, nel 1955, insieme al fratello Giuliano (classe 1934), Aldo Beltrame, Carlo Bevilacqua, Toni Del Tin, Fulvio Roiter e Italo Zannier, diede vita, a Spilimbergo al “Gruppo friulano per una nuova fotografia”.  All’attività di routine (ritratti in studio, cerimonie, eccetera) unì un interesse artistico da cui nacquero immagini “impegnate” che espose in mostre personali e collettive, anche a New York.

Altra vicenda per Giuliano che emigrò nel 1958 in Marocco, dove rilevò il Royal Studio di Casablanca e si affermò, attraverso numerose mostre personali.

La rivista Maroc Tourisme, pubblicò dal 1958 al 1975 numerose fotografie di Giuliano eleggendolo protagonista della cultura fotografica fra Sahara e Atlas. Esportò in Marocco non soltanto il mestiere, ma anche l’arte, ovvero il modo di vedere e ritrarre l’umanità: i bambini, la femminilità, la maternità, il lavoro manuale, la povertà, le feste popolari e i paesaggi: “Erano questi i temi che lo attraevano – spiega Rampini – rinunciò sempre alle chimere e alle seduzioni del folclore per inclinare la sua lente verso la verità”. Dal suo rientro al 2014 ha collaborato con La Maison di moda “Pierre Balmain”.

Alcune fotografie di Giuliano si sono trasformate in icone del neorealismo italiano (“L’accordo-truffa”, “Pioggia a Spilimbergo”, “Ada”, “Madre e figlio”) e sono state esposte a San Pietroburgo, Madrid, Parigi, New York.

“A noi il compito di conservare questa miniera di arte e storia – conclude Sarcinelli – lo faremo con i professionisti del nostro staff, con l’attenzione e la competenza che caratterizza il nostro impegno per la fotografia”.

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