Dal 7 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020 nella Galleria d’Arte Contemporanea
Al maestro Lucio Fontana e ai linguaggi artistici da lui ispirati, che dagli anni Cinquanta del secolo scorso giungono sino al presente, sarà dedicata la nuova grande mostra d’arte contemporanea promossa dal Comune di Monfalcone, presentata dal Sindaco Anna Maria Cisint e dall’Assessore alla Cultura, Luca Fasan, e illustrata dal curatore, prof. Giovanni Granzotto.
Un’esposizione straordinaria che il Comune di Monfalcone potrà proporre nella Galleria d’Arte Contemporanea dal 7 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020 avendo saputo subito cogliere l’opportunità offerta dal curatore di trasferire la mostra “LUCIO FONTANA. La sua lunga ombra, quelle tracce non cancellate” attualmente allestita ad Aosta che, a parte gli imparagonabili eventi di New York e Bilbao, è da considerarsi la più importante Mostra in Italia con in più un grande affresco su una parte della pittura italiana contemporanea.
“Dopo l’enorme successo della mostra sul Futurismo” – anticipa l’Assessore alla Cultura Luca Fasan – “un’altra ghiotta opportunità per la città che avrà così l’occasione di poter ammirare le opere di un’altra grande corrente artistica, lo Spazialismo. Dai tagli ai concetti spaziali di Fontana, passando poi per Manzoni, Tancredi, Dova e Crippa, ammireremo un excursus in oltre vent’anni di grande messaggio culturale, ponendo così Monfalcone ai vertici internazionali della storia dell’arte”.
Partendo da un corpus rilevante di circa trenta opere di Lucio Fontana, tra tele, ceramiche e carte, attraverso un ventennio, dalla fine degli anni quaranta al 1968, la mostra “LUCIO FONTANA. La sua lunga ombra, quelle tracce non cancellate” cerca di evidenziare quelle tematiche che più hanno rappresentato un nuovo modo di concepire l’arte sino al contemporaneo.
“Base della strategia curatoriale, definita insieme a Leonardo Conti” – ha affermato il prof. Giovanni Granzotto – “è l’identificazione e l’approfondimento di quei nuclei tematici che Fontana ha posto lungo la sua parabola creativa. È proprio in un simile chiarimento che la ricerca del Maestro si mostra, per molti aspetti, come un vero proprio incipit dell’arte contemporanea, un luogo imprescindibile che, secondo molteplici declinazioni, ha ispirato alcuni tra i linguaggi artistici più importanti che dagli anni Cinquanta del secolo scorso giungono sino al presente”.
È in quest’ottica che i curatori hanno identificato alcuni artisti (da Piero Manzoni a Agostino Bonalumi e Enrico Castellani, da Alberto Biasi a Gianni Colombo, da Mario Deluigi a Tancredi, da Roberto Crippa a Gianni Dova, sino a Giuseppe Santomaso, Ettore Spalletti, Nunzio, Ben Ormenese, Sandro Martini e molti altri) attraverso i quali costruire un percorso espositivo in grado di approfondire le significative linee di ricerca e i nuclei tematici – Lo Spazialismo della pittura, I Buchi, I Tagli, I Teatrini, Fontana e il Barocco – in cui è possibile riconosce la lunga ombra di Fontana.
Lungi quindi dal ripercorrere storicamente l’evolversi dei diversi gruppi, movimenti e correnti che hanno attraversato la seconda metà del secolo scorso sino ai nostri giorni, focus della mostra è proprio l’indagine di alcune tra le più rilevanti poetiche che, partendo da Fontana, possono rappresentarne una continuità di ricerca. Questa continuità esorbita dalle stesse intenzioni consapevoli del Maestro e neppure può racchiudersi all’interno di una generica definizione di Spazialismo. Neppure i successivi gruppi e movimenti storici ne hanno esaurito tutte le linee di ricerca, che da Fontana ai nostri giorni non hanno cessato di approfondirsi.
Per questo la strategia curatoriale di Leonardo Conti e Giovanni Granzotto consiste nell’operare una sorta di ribaltamento critico rispetto ai canoni storico-artistici abituali. La selezione degli artisti è stata operata prima sulle singole poetiche, piuttosto che sui gruppi o movimenti di cui talvolta hanno fatto parte. Se da un lato questa strategia può avere prodotto una certa incompletezza rispetto ai gruppi e i movimenti storici, dall’altro ha permesso di focalizzare lo studio delle singole poetiche con strumenti critico-analitici riconducibili alla ricerca di Fontana.
Il risultato è un vero e proprio rizoma fontaniano, nel quale ogni artista assurge a un’indipendenza e originalità inedite, nella creazione di alcuni tra i più importanti linguaggi dell’arte contemporanea. La “lunga ombra” di Lucio Fontana può così divenire uno strumento per comprendere alcuni aspetti rilevanti dell’arte sino ai nostri giorni. Ecco allora che il titolo della mostra “Lucio Fontana. La sua ombra lunga, quelle tracce non cancellate”, cerca di indicare una pista di studi aperta persino sul futuro.
Carlo Liotti