Gotham City. Harley Quinn viene lasciata da Joker. L’eccentrica protagonista cerca un nuovo equilibrio interiore con metodi poco ortodossi: dopo avere spaccato le ossa all’autista del cattivo di turno, il paranoico Roman Sionis (alias Black Mask), non trova niente di meglio che fare esplodere la fabbrica chimica dove aveva avuto origine la sua storia d’amore.
Questo rende evidente a polizia e malfattori vari che tra i due l’idillio è finito. Priva della protezione di Joker, Harley si trova inseguita da tutti i delinquenti con i quali ha dei conti in sospeso. La lista è molto lunga, e il rischio di finire molto male è elevato.
Grazie al cielo, Harley scopre che c’è un gruppo di donne con le quali è possibile stringere una instabile alleanza per sopravvivere all’assalto dei cattivi, radunatisi a difesa degli interessi di Black Mask e del suo fido luogotenente, il killer psicopatico Victor Zsasz.
Nella scontata e prevedibile battaglia finale, che avviene in un tetro luna park abbandonato, l’eterogeneo gruppo femminile fa a pezzi l’esercito dei malvagi, formato da un’eterogenea accozzaglia di maschi pittorescamente agghindati. Uomini cattivissimi contro donne di incerta classificazione morale. Vincono le donne. I cimiteri di Gotham City probabilmente devono essere stati ampliati per accogliere i maschi deceduti in combattimento, ma il film non dice niente al riguardo, a dire il vero.
Birds of Prey: un film che vorrebbe parlare di emancipazione femminile e magari fare ridere
Il titolo inglese del film è Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn. In Italia la parola emancipation è stata resa come rinascita, ma la traduzione corretta sarebbe emancipazione. Una emancipazione sui generis, visto che passa per lo sterminio del genere maschile.
In ogni caso tutte le donne del gruppo cercano di liberarsi da qualcosa. Harley Quinn vuole superare la sua sudditanza psicologica da Joker e trovare la sua strada. L’adolescente Cassanda, che per sopravvivere fa la borseggiatrice nei vicoli di Gotham City, vorrebbe liberarsi dei suoi genitori adottivi, che passano tutto il tempo a litigare. La killer Cacciatrice vuole uccidere i membri del commando che ha sterminato la sua famiglia, la cosca mafiosa dei Bertinelli, cercando nella vendetta una catarsi al suo dolore interiore. La cantante Black Canary vorrebbe costruirsi una vita al di fuori del crimine e del club del suo principale, il perfido Roman Sionis. La detective Renee Montoya è sfruttata da un capo incompetente, che le ruba tutti i successi professionali ottenuti sul campo.
Un gruppo eterogeneo, ma accomunato, oltre che dall’appartenenza al genere femminile, dalla necessità di tagliare i legami malati con figure negative, per lo più appartenenti al genere maschile.
Il taglio avviene tramite una generosa dose di ultraviolenza. Le scene di combattimento sono molto coreografiche e poco splatter. A parte il luna park del finale, la Gotham City di Bird of Prey non ha niente a che fare con quella dell’universo DC Comics di Batman. Lungi dall’essere una tetra metropoli in stile gotico, permeata da un’atmosfera dark, è invece molto luminosa e variopinta. Il tutto è funzionale a sottolineare il carattere folle della protagonista, che si veste in maniera a dire poco eccentrica e che come animale da compagnia si è scelta una Iena ridens.
Il tono complessivo della pellicola è leggero, e probabilmente la regista e gli attori si sono divertiti a girare questa pellicola, basata sull’azione e sulle scene di lotta. Fare divertire il pubblico è però un’altra cosa.
Birds of Prey: una storia alquanto confusa
Questo film ha poco o nulla a che fare con l’omonimo fumetto della DC Comics, i cui cultori probabilmente rimarranno molto delusi vedendolo. Ma questa pellicola ha un problema ancora più grosso: la debolezza della storia, la cui comprensione è resa difficoltosa anche dalla scelta di fare commentare larga parte degli accadimenti dalla voce fuori campo di Harley Quinn.
Inoltre i continui flashback e flashforward non aiutano di certo lo spettatore a immergersi nel flusso narrativo, molto ondivago. Anche queste scelte sono funzionali a trasmettere allo spettatore l’eccentricità e la follia che caratterizzano la personalità disturbata della protagonista, ma l’effetto complessivo è alquanto disorientante. A meno che uno non si accontenti di godersi le scene di azione, che non mancano di certo.
Anche da questo punto di vista, però, c’è un problema: la formazione del gruppo delle Birds of Prey, premessa indispensabile per i combattimenti di gruppo, coreograficamente molto curati, avviene nel finale del film, ed è preceduta da un lunghissimo prologo senza struttura. Nel quale è facile perdersi.
Birds of Prey: un film forse un po’ troppo pretenzioso
Questo film è uno spin-off del precedente e mediocre Suicide Squad, scritto e diretto nel 2016 da David Ayer, nel quale Harley Quinn combatteva in una squadra di eroi cattivi dei fumetti della DC Comics, dove il sesso maschile era prevalente. Un film che venne (giustamente) trattato male dalla critica e che nel complesso costituì una delusione.
Birds of Prey avrebbe voluto girare pagina, puntando sulla riscossa del genere femminile, strizzando l’occhio all’immaginario creato da film come i due Kill Bill, di Quentin Tarantino, o prima di lui dal mitico Faster Pussycat, Kill! Kill! di Russ Mayer, del 1965.
In realtà si tratta di una pellicola modesta, che condivide con Suicide Squad l’amore per l’azione fine a sé stessa, che allo spettatore lascia molto poco. Non basta certo la bravura di Margot Robbie nell’interpretare Harley Quinn a compensare una sceneggiatura confusa.
Circa il messaggio di emancipazione femminile che il film vorrebbe veicolare, forse vale la pena sottolineare un concetto: l’autonomia delle donne non può certo realizzarsi tramite l’eliminazione degli uomini. Nel migliore dei mondi possibili i due sessi dovrebbero convivere armoniosamente, raggiungendo obiettivi comuni. Non fronteggiarsi armi in pugno su due fronti contrapposti, combattendo fino all’ultimo sangue per la supremazia, fino al sospirato sterminio dell’odiato nemico.
Altrimenti il tanto declamato superamento delle differenze di genere si tradurrà nel semplice travaso delle caratteristiche più deleterie dei personaggi maschili dell’universo DC in nuovi personaggi femminili. Speriamo bene.
Alessandro Marotta