Esempio perfetto per capire la vivacità dell’avanguardia francese degli anni ’20 è il film L’Inhumaine di Marcel L’Herbier, 1924, stasera alle ore 20.30 al Teatro Verdi di Pordenone per le Giornate del Cinema Muto, in corso fino all’11 ottobre. Uscito anche con il titolo “Futurismo”, che è quanto mai eloquente per intendere come sia una specie di manifesto di quel movimento, L’Inhumaine è il film d’arte per eccellenza. Basta scorrere i nomi delle personalità che vi collaborarono, dal pittore Fernand Léger, al creatore di moda Paul Poiret, ai futuri registi Claude Autant-Lara e Alberto Cavalcanti, al musicista Darius Milhaud, di cui però purtroppo si è perduto lo spartito originale della colonna sonora. Alcune fonti accreditano anche Man Ray alla fotografia. Più che alla storia L’Herbier è interessato alle sperimentazioni visive e alle nuove tecnologie, dimostrando una grandissima precisione nel controllo di ogni
aspetto del film, dalla messinscena ai movimenti di macchina, dagli effetti speciali, straordinaria è la scena del balletto meccanico curato da Léger, alle luci, al montaggio, fino ai viraggi e alle didascalie. Se come documento storico L’Inhumaine rappresenta una pietra miliare nella storia del cinema, come film ha il limite di essere freddo, senza cuore, “inhumaine” appunto. Lo stesso regista ebbe a definire il suo risultato come “assenzio visivo”. Dopo la sua prima distribuzione, de L’Inhumaine si persero le tracce, leggenda perduta degli anni ruggenti parigini. Riapparve negli anni ’60 e fu lo stesso L’Herbier nel decennio successivo, negli ultimi anni di vita, a tentarne la ricostruzione. Ma è soltanto ora con le nuove tecnologie del restauro digitale della Lobster Films in associazione con Marie-Ange L’Herbier e ARTE, che il film può risorgere nella più assoluta fedeltà all’originale.
La giornata di domenica vede anche l’inizio della rassegna dedicata a Victor Fleming, regista oggi un po’ dimenticato nonostante abbia al suo attivo film di enorme popolarità come Il mago di Oz e Via col vento che gli fruttò anche l’Oscar. Eppure Fleming fu uomo dalla vita romanzesca e avventurosa e dotato di grande carisma personale, amico di divi come Clark Gable, che più volte manifestò una sconfinata ammirazione nei suoi confronti, ma soprattutto di dive con parecchie delle quali intrecciò relazioni amorose. Prima di approdare al cinema fece diversi mestieri, e fu nell’esercito durante la prima guerra mondiale che ebbe occasione di sperimentarsi con la cinepresa. A lui ad esempio si devono le immagini della conferenza di pace di Parigi, alla fine del conflitto, con il presidente americano Wilson, il francese Clemenceau,
l’inglese Lloyd e l’italiano Orlando. Debutta alla regia nel 1919 con When the Clouds Roll By, il film che le Giornate propongono alle ore 10.20 al Teatro Verdi con Douglas Fairbanks, altro suo grande amico, protagonista, nell’ultimo ruolo da commedia, prima di passare ai film in costume. Con questo film, che è anche la prima satira del cinema americano della psichiatria, Fleming sembra interessato anche ad avanguardistiche sperimentazioni visive, come nella scena dell’incubo, ma non sarà così perché la sua principale cifra stilistica sarà nella linearità e semplicità, caratteristiche che ispirano l’altro film di oggi della rassegna Fleming, il divertente The Mollycoddle, 1920, sempre con Douglas Fairbanks.
Al via anche la rassegna Muscoli italiani in Germania dedicata a Carlo Aldini e Luciano Albertini, due attori che, fiutata l’aria di crisi in cui precipitò l’industria cinematografica italiana sul finire del primo decennio del secolo scorso, si trasferirono in Germania, dove ebbero un notevole successo per molti anni. Il primo titolo della rassegna, in programma alle 16, è Il globo infuocato, 1928, dove l’invincibile del titolo originale, Der Unuberwindliche, è Luciano Albertini, che si esibisce in spettacolari acrobazie che nulla hanno da invidiare a quelle del sopracitato Fairbanks. Per questo film venne allestito un gigantesco set circense negli studi Aafa di Berlino, mentre gli esterni sono stati girati tra la stessa Berlino, il Mare del Nord, la Sachsische Schweiz, regione montagnosa della Germania sudorientale, e l’Italia. Produzione costosa ma ampiamente ripagata dal botteghino, al punto che per Albertini il contratto venne prolungato alla fine del 1929. Il globo infuocato è accompagnato dai musicisti della pordenonese Zerorchestra diretti da Günter Buchwald.
Al mattino da segnalare anche il primo programma di Altre sinfonie delle città che ci porterà in Olanda e in Francia. Si parte da Rotterdam, dove l’ungherese Andor von Barsy residente in quegli anni nei Paesi Bassi, ci porta ad esplorare una singola zona della città, Hoogstraat, da cui il titolo del cortometraggio. E restiamo a Rotterdam anche con il successivo De Steeg, il vicolo, 1932, debutto di Jan Koelinga, che concentra la sua attenzione su un quartiere povero della città. Pierement, 1931, è ambientato ad Amsterdam, mentre nelle due sinfoniette parigine, in Montparnasse, 1930, c’è la descrizione del famoso quartiere degli artisti (si intravedono anche Marinetti e Bunuel), e in Les Halles, 1927, troviamo tutto il colore dei celebri mercati generali della capitale francese. Regista di questo film il fratello minore di Dziga Vertov, Boris Kaufman, in collaborazione con André Galitzine.
Tra le altre curiosità della giornata, nel pomeriggio per la sezione Riscoperte e restauri, Il bosco incantato del 1920, un film di silhouette live-action in anticipo sull’opera di Lotte Reiniger; e Thirty Years of Motion Pictures, 1927, un’autocelebrazione dell’industria cinematografica prima dell’avvento del sonoro.
Il programma dedicato all’Argentina comprende l’animazione con i corti di Quirino Cristiani, uno dei pionieri del cinema nel paese sudamericano, che sono presentati per la prima volta a Pordenone; il raffinato cortometraggio pubblicitario di Federico Valle per una nota marca di sigari; il documentario Entre los Hielos de las Islas Orcadas, 1927, del metereologo e cineasta José Manuel Monetya, prima opera cinematografica girata in quella remota regione antartica. Per accompagnare la sezione latinoamericana è arrivato a Pordenone dal Messico il pianista José Maria Serralde Ruiz.
Gli amanti del genere non devono perdere la sezione Origini del western che questa mattina presenta il primo dei tre programmi in cartellone. Da segnalare la presenza del primo divo cow-boy, Tom Mix in Saved by the Pony Express, 1911 e quella del regista Allan Dwan, destinato ad una grande carriera, in The Poisoned Flume, 1911.
Pordenone, 3 ottobre 2015 Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio stampa
credits foto:
L’INHUMAINE (US: The New Enchantement), FR 1924, regia/dir.: Marcel L’Herbier
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Courtesy of Marie-Ange L’Herbier
(c) Lobster Films
WHEN THE CLOUDS ROLL BY (Quando le nuvole volano via), US 1919, regia/dir.: Victor Fleming, cast: Douglas Fairbanks
Credits: Lobster Films, Paris
THE MOLLYCODDLE (Un pulcino nella stoppa), US 1920, regia/dir.: Victor Fleming, cast: Douglas Fairbanks
Credits: Museum of Modern Art, New York
FORZUTI_01
DER UNÜBERWINDLICHE (Il globo infuocato) [The Invincible], DE 1928, regia/dir.: Max Obal; cast: Luciano Albertini
Manifesto olandese disegnato da Dolly Rudeman / Dutch poster designed by Dolly Rudeman
Credits: The Hague Municipal Archives / Haags Gemeentearchief
HOOGSTRAAT [La strada principale / High Street], NL 1929, regia/dir.: Andor von Barsy
Credits: Collection EYE Filmmuseum
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THE POISONED FLUME, US 1911, regia/dir.: Allan Dwan
Credits: BFI National Archive, London
ARGENTINA_01
ENTRE LOS HIELOS DE LAS ISLAS ORCADAS, ARG 1927, regia/dir.: José Manuel Moneta
Credits: Museo del Cine Pablo C. Ducrós Hicken, Buenos Aires