Teatro Miela: TUTTO ESAURITO
Grande successo di pubblico al Teatro Miela sabato 2 novembre alla proiezione del film-documentario “Maksimovic. La storia di Bruno Pontecorvo” (numerose persone vi hanno assistito in piedi, assiepate nei corridoi della sala).
Presenti gli autori, il direttore dell’ICTP Fernando Quevedo, il vicedirettore della Sissa Gianni Dal Maso e il professor Giuseppe Mussardo.
Il film, inserito nella categoria “Spazio Italia” della XII EDIZIONE di Trieste Science+Fiction (Festival della Fantascienza), ricostruisce la complessa vita del grande fisico nucleare italiano Bruno Pontecorvo (Marina di Pisa, 22 agosto 1913 – Dubna-Russia, 24 settembre 1993) passato agli onori della cronaca per la sua scelta di varcare nel 1950 la Cortina di Ferro e lavorare per l’Unione Sovietica.
Il documentario è nato a Trieste, ideato e sceneggiato da Giuseppe Mussardo, fisico teorico con forti interessi per la storia della scienza (è il suo quarto film, dopo quelli su Boltzmann, Chandrasekhar e Abdus Salam), con la collaborazione di Luisa Bonolis per le ricerche storiche e realizzato dalla Pilgrim Film per la regia e il montaggio di Diego Cenetiempo, la fotografia di Daniele Trani, le musiche originali diAndrea Terrano, prodotto da alcuni tra i centri scientifici internazionali più importanti che hanno sede proprio a Trieste come la Sissa(Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), l’Ictp (The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics), e l’Infn (Instituto Nazionale di Fisica Nucleare).
Continua quindi con questo evento l’oramai consolidata collaborazione tra Trieste Science+Fiction e i principali e i prestigiosi centri scientifici della città.
Il documentario ripercorre le tappe più salienti della vita di Bruno Pontecorvo, nato da una famiglia di “ebrei senza saperlo”, laica e benestante; il padre, industriale, si rifiuterà di prendere la tessera del Partito fascista.
Il film, inserito nella categoria “Spazio Italia” della XII EDIZIONE di Trieste Science+Fiction (Festival della Fantascienza), ricostruisce la complessa vita del grande fisico nucleare italiano Bruno Pontecorvo (Marina di Pisa, 22 agosto 1913 – Dubna-Russia, 24 settembre 1993) passato agli onori della cronaca per la sua scelta di varcare nel 1950 la Cortina di Ferro e lavorare per l’Unione Sovietica.
Il documentario è nato a Trieste, ideato e sceneggiato da Giuseppe Mussardo, fisico teorico con forti interessi per la storia della scienza (è il suo quarto film, dopo quelli su Boltzmann, Chandrasekhar e Abdus Salam), con la collaborazione di Luisa Bonolis per le ricerche storiche e realizzato dalla Pilgrim Film per la regia e il montaggio di Diego Cenetiempo, la fotografia di Daniele Trani, le musiche originali diAndrea Terrano, prodotto da alcuni tra i centri scientifici internazionali più importanti che hanno sede proprio a Trieste come la Sissa(Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), l’Ictp (The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics), e l’Infn (Instituto Nazionale di Fisica Nucleare).
Continua quindi con questo evento l’oramai consolidata collaborazione tra Trieste Science+Fiction e i principali e i prestigiosi centri scientifici della città.
Il documentario ripercorre le tappe più salienti della vita di Bruno Pontecorvo, nato da una famiglia di “ebrei senza saperlo”, laica e benestante; il padre, industriale, si rifiuterà di prendere la tessera del Partito fascista.
Frequenta giovanissimo il biennio di ingegneria a Pisa e, a soli 18 anni si iscrive al terzo anno di Fisica all’Università di Roma passando l’esame di ammissione con Enrico Fermi e Franco Rasetti, diventando quindi uno degli assistenti più stretti di Fermi (essendo il più giovane, viene soprannominato “cucciolo”), entrando a far parte del cosiddetto “gruppo di via Panisperna” che diede negli anni Trenta una svolta alla fisica nucleare.
Successivamente, a Parigi, nel laboratorio di Frédéric Joliot-Curie, studia gli isomeri nucleari e, oltre a perfezionare le sue competenze scientifiche sia teoriche che sperimentali, apre la sua mente alle idee politiche della sinistra dei suoi tempi, affrancandosi dalle miserie del fascismo imperante in patria.
Negli Stati Uniti utilizza i neutroni per le prospezioni petrolifere e in Canada lavora sui reattori ad acqua pesante. Poi il ritorno in Europa, in Inghilterra, per sfuggire al maccartismo.
E il 1° settembre 1950, dopo un volo che da Roma lo porta con la famiglia a Stoccolma e Helsinki, le sue tracce si perdono nel nulla. Giunge in Unione Sovietica e cambia il suo nome con il patronimico“Maksimovic”.
La sua improvvisa scomparsa prima fece temere un nuovo caso Majorana, poi gettò scompiglio e preoccupazione nei servizi di sicurezza occidentali, preoccupati del possibile disvelamento di segreti atomici, mentre ancora era recente il caso di Klaus Fuchs, scienziato tedesco, cittadino inglese dal 1942, anch’egli comunista, che aveva partecipato al progetto della bomba atomica inglese e che era da poco stato condannato per aver fornito informazioni su ricerche nucleari ai sovietici.
Nell’URSS, dove sarebbero maturate le sue fondamentali ricerche nella fisica delle particelle elementari e, successivamente, nell’astrofisica, con importanti contributi alla fisica dei neutrini e alle indagini sui neutrini solari, Pontecorvo fu accolto con tutti gli onori, ma anche tenuto per anni isolato dal mondo, mantenendo solo uno sporadico contatto col fratello Gillo, noto regista cinematografico, rimasto in Occidente. Lavorò fino alla morte a Dubna, dove i sovietici avevano impiantato un importante laboratorio di ricerca atomica, sulle particelle ad alta energia ed in particolare sul decadimento del muone e sui neutrini, ricevendo il Premio Stalin nel 1953 e divenendo membro della prestigiosa Accademia delle Scienze dell’URSS nel 1958.
Solo nel 1955 a Bruno Maksimovic Pontecorvo (Бруно Максимович Понтекорво) fu consentito di apparire in pubblico, in occasione di una conferenza stampa dove spiegò al mondo le motivazioni del suo abbandono della società occidentale e la sua adesione al comunismo reale. Solo molti anni dopo poté viaggiare all’estero e visitare l’Italia (la prima volta nel 1978). Rimase in URSS anche dopo la fine del comunismo. Afflitto dal morbo di Parkinson, morì a Dubna nel 1993. Fu cremato e, per sua espressa volontà, metà delle sue ceneri vennero sepolte nel cimitero di Dubna e l’altra metà nel cimitero acattolico di Roma.
Nel 1995, in riconoscimento dei suoi meriti scientifici, fu istituito in suo onore il prestigioso Premio Pontecorvo, attribuito annualmente dal Joint Institute for Nuclear Research di Dubna al fisico che ha maggiormente contribuito alla ricerca nel campo delle particelle elementari.
Nel documentario in un’ora si incrociano filmati, fotografie e giornali d’epoca con testimonianze di fisici italiani (tra gli altri Maiani, Bernardini, Fiorini, Battimelli), dell’inglese Frank Close, dei russi Alexei Smirnov dell’Ictp e Boris Joffe, che fu suo collega a Dubna.
A ciò si aggiungono i momenti di fiction in cui l’attore triestino Adriano Giraldi, efficacissimo nelle vesti di Pontecorvo, riflette sulle sue scelte: «E’ più importante nella vita aver preso le decisioni giuste o essere stato una persona perbene? Io credo di aver commesso molti errori, ma di essere stato sempre una persona perbene». Quasi un testamento spirituale, ripreso dalle autentiche confidenze che Pontecorvo affidò alla giornalista Miriam Mafai.
La sua improvvisa scomparsa prima fece temere un nuovo caso Majorana, poi gettò scompiglio e preoccupazione nei servizi di sicurezza occidentali, preoccupati del possibile disvelamento di segreti atomici, mentre ancora era recente il caso di Klaus Fuchs, scienziato tedesco, cittadino inglese dal 1942, anch’egli comunista, che aveva partecipato al progetto della bomba atomica inglese e che era da poco stato condannato per aver fornito informazioni su ricerche nucleari ai sovietici.
Nell’URSS, dove sarebbero maturate le sue fondamentali ricerche nella fisica delle particelle elementari e, successivamente, nell’astrofisica, con importanti contributi alla fisica dei neutrini e alle indagini sui neutrini solari, Pontecorvo fu accolto con tutti gli onori, ma anche tenuto per anni isolato dal mondo, mantenendo solo uno sporadico contatto col fratello Gillo, noto regista cinematografico, rimasto in Occidente. Lavorò fino alla morte a Dubna, dove i sovietici avevano impiantato un importante laboratorio di ricerca atomica, sulle particelle ad alta energia ed in particolare sul decadimento del muone e sui neutrini, ricevendo il Premio Stalin nel 1953 e divenendo membro della prestigiosa Accademia delle Scienze dell’URSS nel 1958.
Solo nel 1955 a Bruno Maksimovic Pontecorvo (Бруно Максимович Понтекорво) fu consentito di apparire in pubblico, in occasione di una conferenza stampa dove spiegò al mondo le motivazioni del suo abbandono della società occidentale e la sua adesione al comunismo reale. Solo molti anni dopo poté viaggiare all’estero e visitare l’Italia (la prima volta nel 1978). Rimase in URSS anche dopo la fine del comunismo. Afflitto dal morbo di Parkinson, morì a Dubna nel 1993. Fu cremato e, per sua espressa volontà, metà delle sue ceneri vennero sepolte nel cimitero di Dubna e l’altra metà nel cimitero acattolico di Roma.
Nel 1995, in riconoscimento dei suoi meriti scientifici, fu istituito in suo onore il prestigioso Premio Pontecorvo, attribuito annualmente dal Joint Institute for Nuclear Research di Dubna al fisico che ha maggiormente contribuito alla ricerca nel campo delle particelle elementari.
Nel documentario in un’ora si incrociano filmati, fotografie e giornali d’epoca con testimonianze di fisici italiani (tra gli altri Maiani, Bernardini, Fiorini, Battimelli), dell’inglese Frank Close, dei russi Alexei Smirnov dell’Ictp e Boris Joffe, che fu suo collega a Dubna.
A ciò si aggiungono i momenti di fiction in cui l’attore triestino Adriano Giraldi, efficacissimo nelle vesti di Pontecorvo, riflette sulle sue scelte: «E’ più importante nella vita aver preso le decisioni giuste o essere stato una persona perbene? Io credo di aver commesso molti errori, ma di essere stato sempre una persona perbene». Quasi un testamento spirituale, ripreso dalle autentiche confidenze che Pontecorvo affidò alla giornalista Miriam Mafai.
Maksimovič. La storia di Bruno Pontecorvo
Italia, Russia, Francia 2013, colore, HD, 59′ – documentario
Regia: Diego Cenetiempo / sceneggiatura: Giuseppe Mussardo / ricerche storiche: Luisa Bonolis / fotografia: Daniele Trani / musiche: Andrea Terrano / interpreti: Adriano Giraldi, Maura Andreuzzi
Manu.Trip.(E.T.)
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