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DALLA BANLIEAU ALLE FAVELAS: Käfig o l’eleganza della contaminazione.

Teatro Verdi di Gorizia, 16 marzo 2013.
La possibilità di andare a vedere questo spettacolo l’avevo scartata a priori : dando un’occhiata distrattissima al libretto del Verdi di Gorizia , le parole “capoeira” e “brasile” mi avevano erroneamente fatto associare una performance  piena dei soliti vestiti bianchi da campi di cotone (come richiamo delle radici storico/sociali e bla bla..)  a musiche sfavillanti di lustrini e banane, ragazze in costume da bagno ecc ecc. Per fortuna ci sono andata, invece. Ed ho avuto la conferma che le idee che nascono dalla Mancanza, dalla Difficoltà ma con una Passione illimitata NON possono NON  dare che frutti straordinari: Nel 2007, Guy Darmet, direttore della Biennale di Lione ha messo in contatto 11 ballerini brasiliani ( “tutti provenienti dalla vita di strada..che danzano per puro piacere e, di tanto in tanto, per guadagnare qualcosa..”) con Mourad Merzouki, considerato il miglior coreografo di hip hop in Francia. Connubio vincente. La serata, divisa in due tempi distinti con  “Correria” nella prima  e “Agwa” nella restante, dal programma si prospettava interessante. Ma….Ancora scettica, appena seduta, mi domandavo cosa mai si potesse raccontare con la Break dance o la Capoeira, così prevalentemente acrobatiche e, per di più, con soli uomini (non potendo , così, usufruire anche di passi a due e di una componente femminile, veicolo di altre gamme di atmosfera..)?? Sipario. “Ah, ecco- pregiudico- pure vestiti in pantaloni estivi e maglietta…comincerà la solita samba sulla spiaggia!”…Invece le corse sfreccianti o in cerchi perfetti che si alternano a frenesie di braccia, teste, intrecci di gruppi e sincronie di mani sulle assi, piedi battenti all’unisono senza soste che non abbiano un senso nella partitura coreografica e musicale, zittiscono qualsiasi altra “barriera” di preconcetti. Questi sono corpi musicali e le musiche sembrano suggerite solo in un secondo tempo  a chi le ha scelte…anche se non è così, ovviamente. “Correria” fa riferimento al ritmo frenetico della vita? Ci sono riusciti. Ecco, già dopo il primo tempo ero soddisfatta…ma ancora un piccolo dubbio: Agwa, creato nel 2008,  significa Acqua  ed è il tema scelto da Merzouki “..perchè è un elemento universale e permette di sfuggire da eterni clichè pietistici sui ragazzi di strada”, citava il comunicato stampa…Appunto! Qui ti voglio: che riusciranno a fare mai con tutta quella velocità e forza per danzare/dissertare di ciò che per eccellenza non ha forma nè spessore?…Si riapre il sipario: bicchieri di plastica in equilibri precari e …comincia una storia di bellezza e allegria, ironia e acrobazie da gatti tra tutti quei contenitori leggeri contenenti un po’ di quell’oro trasparente che, noi  diamo per scontato ma che , in altre parti del Mondo, può rappresentare Vita o morte quotidianamente. Questi giovani (tutti tra i 18 e i 20 anni) non conoscono tregua alla loro energia, non trattengono e regalano tutto ad un pubblico che, a sua volta, fa fatica a trattenere gli applausi. Il loro travolgente appagamento nel muoversi così sincrono  è un virus: i piedi degli spettatori segnano il ritmo sotto le poltrone e le mani non vedono l’ora di poter contribuire alle percussioni, ai ritmi incalzanti che li accompagna. E le musiche! Altro che samba tout court! Merzouki – soprannominato Atleta dell’asfalto – non ha tralasciato alcuna contaminazione spaziando da musiche settecentesche a Dinho Nascimento, passando per un violino tzigano attraverso i Gotan Project..così come questi 11 ballerini hanno saputo usare alla perfezione poppin, lockin,break e house dance, capoeira e krumpin. Mi hanno particolarmente colpito le braccia , con un uso eccellente dei movimenti stoppati ma in grado anche di ammorbidirle fino a farle sembrare liquide e leggerissime. Idee vincenti, luci efficacissime ( di Yoann Tivoli ) anche   se  non hanno mai tolto la primarietà ai gesti; costumi ( Delphine Capossela e Angèle Mignot )  ironicamente semplici: non servono stoffe pregiate, taglie esagerate o pantaloni cascanti quando si sa veramente stare sul palco e ballare. Vorrei citare almeno i nickname di questi b-boys così generosi e portatori sani di energia: Dieguinho,Leo,Anjo,Faxola,White,Al Franciss,Sorriso,Ze e Pitt. E un grazie particolare alla Direzione Artistica del Teatro Verdi di Gorizia per la scelta di portare ancora uno spettacolo di grande livello innovativo nel nostro piccolo territorio.

Cynthia Gangi

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