Pubblico in piedi e applausi interminabili per i ballerini della leggendaria compagnia americana
Quando mi capita di dover attendere (magari un amico in ritardo) prima di accedere ad una platea di teatro , osservo gli altri spettatori e mi faccio un’idea sul target che quel determinato spettacolo ha richiamato. E prima di ammirare i Principals del NYCB ,mi chiedo “E’ tutta bellissima e magrissima la gente che aspetta di poter appaludire uno spettacolo di danza?”…scherzi a parte, ieri gran serata per i fruitori e non di danza classica, al Verdi di Gorizia che è riuscito a portare in Regione la prestigiosissima Compagnia americana. Finalmente una VERA Compagnia di danza con ballerini tutti espertissimi di tecnica e virtuosismo ma, soprattutto, di palcoscenico. Come si vede che alle spalle hanno una solidissima struttura che vanta 62 anni di vita...Nel Verdi tutto esaurito, il sipario si è aperto puntualissimo sulle note dell’Apollon Musagete di in cui riconoscere le sculture di corpi che tanto hanno caratterizzato i lavori del grandissimo Balanchine, il ballerino e coreografo russo che firmò il manifesto del nuovo classicismo, proprio con questo lavoro. I quattro interpreti hanno brillato di soffusa luce solare ma, a onor del vero, le ballerine mi sono piaciute decisamente di più…nonostante Gonzalo Garcia fosse molto atteso ; anche perchè, nel comunicato stampa, veniva presentato come “Il miglior Apollo del mondo”. Non direi. Indimenticabile Nureyev e altri, piuttosto…Le tre Muse e soprattutto Ashley Boudernel ruolo di Tersicore hanno convinto e incantato un pubblico che è riuscito a trattenere l’applauso, per non spezzare l’incanto, solo fino al pas de deux di Apollo e Tersicore…da quello in poi, accoglienze generose fino alla fine dei tre atti con chiamate continue anche a sipario ormai chiuso. Ma torniamo al programma: Diamonds (tratto da “Jewels“) apriva il secondo atto e qui , una longilinea Teresa Reichlen mi è sembrata un po’ incerta ma solo nell’espressione del viso perchè è stata puntualissima nell’esecuzione; belle linee soprattutto negli arabesque e nelle prese che il partner, Tyler Angle, ha esguito con estrema sicurezza anche perchè nel 2009 fece già parte del I cast dello Spring Tour al Kennedy Center.
La partitura musicale scelta per Diamonds è Simfonia No. 3 in D major, Op. 29 di Tchaikovsky, precisamente la “polonaise” ed è impossibile, per gli “addetti ai lavori” non accorgersi dell’omaggio di Balanchine al classicismo regale di Petipa, soffuso di citazioni delle atmosfere del Lago dei Cigni. A seguire, l’Andantino sempre dello stesso autore ma con coreografie di Jerome Robbins : Megan Fairchild , già vista nella parte di Polimnia nell’Apollon, dalle linee più brevi e veloci ha danzato con grande sicurezza assieme ad Andrew Veyette, bravo e preciso che si ammirerà, più tardi nell’assolo di Who Cares?. Ad alleggerire l’atmosfera creata dai brani precedenti, finalmente il brillante lavoro di Philip Sousa che Balanchine usò per omaggiare gli Stati Uniti che lo avevano accolto tanti anni prima, dalla Russia natìa. Ottime performances dei due interpreti: l’indiano slanciato e bellissimo Amar Ramasar, e la simpatica, coinvolgente e tecnicamente perfetta Ashley Bouder. Un discorso a parte merita Mercurial Manoeuvres dove ritroviamo la coppia Reichlen/Angle: l’efebica ballerina qui è stata impeccabile , supportata dal puntualissimo partner nelle prese che hanno brillato per difficoltà, velocità mercuriale, appunto e per la partitura non certo semplice di Shostakovich( Piano Concerto n1, po.35) che Christopher Wheeldon ha creato nel 2000 per il NYCB: accenti di pianoforte che gli interpreti hanno sottolineato con un’accuratezza talmente sincrona da risultare… naturale; ma chi danza o ha danzato sulle punte sa quanto poco basti, con una musica veloce ,per sbagliare e vanificare, così, il “discorso” voluto dall’autore. La Reichle ha braccia particolari: non brutte certo ma sembrano molto più adatte ad eseguire gli appoggi e gli intrecci con il partner in un passo a due, che non a coronare l’espressività estetica necessaria nel balletto classico. Vero è che Balanchine è considerato il coreografo che ha spogliato il balletto classico da lussi e orpelli, che ha messo i ballerini in calzamaglia e teorizzato la danza astratta. Ma in una delle ultime interviste confessò «Non era questo il mio fine, ho abolito i costumi tradizionali per mancanza di soldi, se avessi potuto avrei agito in modo diverso» . A riprova di quanto sostengo della Reichler, nell’ultimo Who Cares?, dopo la serie travolgente di passi a due e “soli” che fanno applaudire a scena aperta per la bravura di tutti i ballerini coinvolti nel finale (5 uomini e 4 donne), la bionda interprete rischia spesso imprecisioni nell’unisono con le altre tre. Questo appare a maggior ragione solo per l’altissima qualità del gruppo, anche nell’insieme, ma sempre di ottima interprete si tratta, penalizzata, forse, solo da leve più lunghe delle sue compagne. Ho tenuto per ultimo ma non lo era in scaletta, l’unica esecuzione di repertorio Romantico : il pas de deux, variazioni e coda daIl Corsaro di Adam, coreografie di Jules Perrot. Direzioni in coppia perfette, prese impeccabili, musicalità, virtuosismo elegantissimo..Bravissimi. E poi arrivano le variazioni (i due interpreti ballano uno alla volta eseguendo, solitamente, passi tecnicamente molto difficili), come da tradizione, prima lui, Joaquin De Luz, piccolo ma dal corpo guizzante e perfettamente a proprio agio nella coreografia. Una elevazione consistente e leggerissima (come la Compagnia in toto: mai sentito, per tutta la serata, il minimo suono nell’atterraggio al suolo dagli innumerevoli salti). E’ la volta di Ana Sophia Scheller (già Calliope nell’Apollon)… perfetta: energica eppure leggiadra, capace di velocità di combinazioni di punte e giri che mai hanno tolto eleganza e bellezza…mai una sbavatura nè nelle difficoltà tecniche e neppure nelle linee delle braccia. La “coda” (il finale del passo a due, dove entrambi i ballerini eseguono i virtuosismi più spettacolari e difficoltosi) è stata una escalation di dimostrazione che sì, i Principals del NYCB sono degni di portare nel mondo la Danza più esemplare. Pubblico entusiasta ed io onorata di aver potuto godere di talenti così .
La partitura musicale scelta per Diamonds è Simfonia No. 3 in D major, Op. 29 di Tchaikovsky, precisamente la “polonaise” ed è impossibile, per gli “addetti ai lavori” non accorgersi dell’omaggio di Balanchine al classicismo regale di Petipa, soffuso di citazioni delle atmosfere del Lago dei Cigni. A seguire, l’Andantino sempre dello stesso autore ma con coreografie di Jerome Robbins : Megan Fairchild , già vista nella parte di Polimnia nell’Apollon, dalle linee più brevi e veloci ha danzato con grande sicurezza assieme ad Andrew Veyette, bravo e preciso che si ammirerà, più tardi nell’assolo di Who Cares?. Ad alleggerire l’atmosfera creata dai brani precedenti, finalmente il brillante lavoro di Philip Sousa che Balanchine usò per omaggiare gli Stati Uniti che lo avevano accolto tanti anni prima, dalla Russia natìa. Ottime performances dei due interpreti: l’indiano slanciato e bellissimo Amar Ramasar, e la simpatica, coinvolgente e tecnicamente perfetta Ashley Bouder. Un discorso a parte merita Mercurial Manoeuvres dove ritroviamo la coppia Reichlen/Angle: l’efebica ballerina qui è stata impeccabile , supportata dal puntualissimo partner nelle prese che hanno brillato per difficoltà, velocità mercuriale, appunto e per la partitura non certo semplice di Shostakovich( Piano Concerto n1, po.35) che Christopher Wheeldon ha creato nel 2000 per il NYCB: accenti di pianoforte che gli interpreti hanno sottolineato con un’accuratezza talmente sincrona da risultare… naturale; ma chi danza o ha danzato sulle punte sa quanto poco basti, con una musica veloce ,per sbagliare e vanificare, così, il “discorso” voluto dall’autore. La Reichle ha braccia particolari: non brutte certo ma sembrano molto più adatte ad eseguire gli appoggi e gli intrecci con il partner in un passo a due, che non a coronare l’espressività estetica necessaria nel balletto classico. Vero è che Balanchine è considerato il coreografo che ha spogliato il balletto classico da lussi e orpelli, che ha messo i ballerini in calzamaglia e teorizzato la danza astratta. Ma in una delle ultime interviste confessò «Non era questo il mio fine, ho abolito i costumi tradizionali per mancanza di soldi, se avessi potuto avrei agito in modo diverso» . A riprova di quanto sostengo della Reichler, nell’ultimo Who Cares?, dopo la serie travolgente di passi a due e “soli” che fanno applaudire a scena aperta per la bravura di tutti i ballerini coinvolti nel finale (5 uomini e 4 donne), la bionda interprete rischia spesso imprecisioni nell’unisono con le altre tre. Questo appare a maggior ragione solo per l’altissima qualità del gruppo, anche nell’insieme, ma sempre di ottima interprete si tratta, penalizzata, forse, solo da leve più lunghe delle sue compagne. Ho tenuto per ultimo ma non lo era in scaletta, l’unica esecuzione di repertorio Romantico : il pas de deux, variazioni e coda daIl Corsaro di Adam, coreografie di Jules Perrot. Direzioni in coppia perfette, prese impeccabili, musicalità, virtuosismo elegantissimo..Bravissimi. E poi arrivano le variazioni (i due interpreti ballano uno alla volta eseguendo, solitamente, passi tecnicamente molto difficili), come da tradizione, prima lui, Joaquin De Luz, piccolo ma dal corpo guizzante e perfettamente a proprio agio nella coreografia. Una elevazione consistente e leggerissima (come la Compagnia in toto: mai sentito, per tutta la serata, il minimo suono nell’atterraggio al suolo dagli innumerevoli salti). E’ la volta di Ana Sophia Scheller (già Calliope nell’Apollon)… perfetta: energica eppure leggiadra, capace di velocità di combinazioni di punte e giri che mai hanno tolto eleganza e bellezza…mai una sbavatura nè nelle difficoltà tecniche e neppure nelle linee delle braccia. La “coda” (il finale del passo a due, dove entrambi i ballerini eseguono i virtuosismi più spettacolari e difficoltosi) è stata una escalation di dimostrazione che sì, i Principals del NYCB sono degni di portare nel mondo la Danza più esemplare. Pubblico entusiasta ed io onorata di aver potuto godere di talenti così .
CYNTHIA GANGI