Gianrico Tedeschi assieme a Ugo Pagliai, Franco Branciaroli e Maurizio Donadoni (ci tengono a sottolineare, citati in ordine anagrafico!) affrontano una nuova sfida: impersonano tre clochard e la Morte. Di cosa si tratta? Del surreale Dipartita Finale che arriva al Politeama Rossetti dal 3 al 7 febbraio nell’ambito del cartellone Prosa dello Stabile regionale.
La stampa ed il pubblico, fin dal debutto, hanno salutato con grandissimo favore questo poker d’assi della scena, alle prese con un testo contemporaneo – l’autore è lo stesso Branciaroli che firma anche la regia – ascrivibile all’atmosfera dell’assurdo.
La stessa atmosfera che Franco Branciaroli, da interprete e regista, aveva così ben incarnato nel beckettiano Finale di Partita (molto applaudito anche al Politeama Rossetti nel 2007) e che gli ha fornito la chiave per trattare quegli argomenti inerenti la condizione umana che sono quasi un tabù, che ci fanno paura e che attraverso la lente della surrealtà e della parodia siamo capaci invece di guardare.
E dunque ecco la riva di un fiume, in un tempo indefinito, ed ecco tre clochard che incuriosiscono non poco: sopra un letto sfatto e malconcio Pol (Ugo Pagliai) dorme sempre, e ciononostante riesce a farsi obbedire da Pot (Gianrico Tedeschi) che invece non dorme mai e subisce ogni tipo di vessazione perché non ha il coraggio di abbandonarlo. Cosa li unisce? Forse l’amore. Pot si rapporta bisbigliando anche con un altro amico: è il Supino, che non parla con nessun altro. Il Supino (Maurizio Donadoni), che crede di essere Eterno, Immortale, cerca la comprensione di Pot. Sono insieme per necessità e per un Destino. Pol e Pot si agitano per cercare una “Fine” desiderata con timore, mentre il Supino immobile pensa e ripensa al senso della sua esistenza.
Sono tre personaggi oltre la linea a cui si aggiunge la “Morte” (Franco Branciaroli), che non abita la baracca che loro immaginano come un rifugio antiatomico, ma la cui ironia piace poco al Supino. Parla come Totò, e non fa loro paura… Forse la Morte cerca solo un posto dove dormire.
Il fine metafisico, quello di un mondo affossato nell’assenza di valori e che affida la propria longevità alla scienza, in assenza di una fede nell’immortalità, è perseguito con strumenti irresistibilmente divertenti.
«La scienza, la potenza umana, sostituisce Dio» riflette Franco Branciaroli a proposito del testo. «Si assomigliano molto, Dio e scienza, più di quanto solitamente si creda. La scienza adesso non limita nessuna azione; non vi è morale o etica perché non c’è più nessun valore assoluto, nessun Dio. Non ci sarà nessuna “natura” da rispettare. Si andrà oltre la “natura”. Ci si difende dall’angoscia cercando la forza più potente: il sapere umano, o meglio, la “tecnica” che ne è conseguenza. Si potrà diventare anche immortali. Tutti i limiti saranno valicati. Immortale non è eterno; qualcuno tenterà di lasciare aperta la porta al divino, al passato di una cultura immensa da cui non si può prendere un definitivo congedo».
Prodotto dal CTB Teatro Stabile di Brescia con il Teatro de Gli Incamminati Dipartita Finale è scritto da Franco Branciaroli che firma anche la regia ed è interpretato da Gianrico Tedeschi, Ugo Pagliai, Franco Branciaroli, Maurizio Donadoni e da Sebastiano Bottari.
Le scene sono di Margherita Palli, le luci di Gigi Saccomandi.
Lo spettacolo è in abbonamento per il cartellone Prosa, da mercoledì 3 febbraio alle ore 20.30. Replica allo stesso orario fino a sabato 6 febbraio, mentre domenica 7 la recita è pomeridiana con inizio alle ore 16.
Per acquistare i posti ancora disponibili o per prenotazioni ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti o accedere attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
Andrea Forliano