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Dune di Denis Villeneuve: la recensione

Dune di Denis Villeneuve: la recensione

Dune

 

Il giovane Paul Atreides (Timothée Chalamet) è l’ultimo rampollo della sua casata, chiamata a governare il pianeta Arrakis, uno sconfinato deserto dalle cui sabbie si estrae la Spezia, sostanza che allunga la vita, dona poteri metafisici e, soprattutto, permette i viaggi spaziali. In altre parole, è un’inesauribile fonte di potere e ricchezza.

Il problema è che gli Harkonnen, a cui il potere imperiale ha imposto di abbandonare il prezioso pianeta per lasciare spazio agli Atreides, vogliono vendetta e riprendersi la loro gallina dalle uova d’oro.

Il Duca Leto (Oscar Isaac), capo della casata degli Atreides, fa l’impossibile per preparare Paul, il suo giovane figlio, ad affrontare la responsabilità del comando, ma gli eventi precipitano rapidamente.

Il potere imperiale sta infatti tramando contro la sua casata, e aiuta i biechi Harkonnen ad aggredire il pianeta Arrakis subito dopo l’insediamento degli Atreides, fornendo in appoggio il fior fiore delle sue truppe d’assalto.

In realtà le cose sono ancora più complesse, perché un potere millenario, tutto al femminile, muove le sue pedine nell’oscurità. Jessica Atreides (Rebecca Ferguson), madre di Paul e compagna del Duca Leto, fa parte di questa fazione, i cui obiettivi non sono per niente chiari.

Comunque la coraggiosa ma disperata resistenza degli Atreides non regge l‘urto delle soverchianti forze degli Harkonnen, che godono dell’appoggio imperiale e fanno uso del tradimento per ottenere i loro vili scopi.

Paul e sua madre riescono comunque a mettersi in salvo e a raggiungere i nativi del pianeta Arrakis, i Fremen, una comunità che vive in rifugi sotterranei, essendosi perfettamente adattata alle inospitali condizioni di vita del loro pianeta, tanto da riuscire a controllare anche i giganteschi e mortali vermi che popolano gli sterminati deserti dai quali si estrae la Spezia.

Dune di Denis Villeneuve: un perfetto viaggio dell’eroe

Nonostante nel film abbondino i personaggi, nella sostanza tutta la storia ruota intorno a Paul, che impersona il classico stereotipo del giovane eroe, ancora dubbioso delle sue capacità, ma dotato di poteri straordinari che aspettano di essere risvegliati. E bisognoso di vivere esperienze capaci di fargli prendere coscienza del suo valore.

Un eroe che deve emanciparsi dalle ingombranti figure genitoriali, e trovare la sua strada. In effetti le vicende di questo film seguono le classiche prime fasi del viaggio dell’eroe, come descritte da Christofer Vogler. Prima ci viene fornito il contesto dove Paul si muove, poi il giovane protagonista viene chiamato all’azione. Ma è riluttante, dubbioso.

Numerosi mentori cercano di indirizzarlo sulla sua strada: il padre, la madre, il suo maestro d’armi. Alla fine si getta nella mischia, accettando il suo ruolo e mettendosi in gioco, sperimentando il mondo dei Fremen, che egli ha scelto come suoi alleati per la futura riscossa.

E qui gli eventi si arrestano, stoppati dai titoli di coda. Quindi in questo film avviene solo la prima metà del viaggio dell’eroe, come sottolineato dallo stesso Paul che, nella scena finale, afferma che “questo è solo l’inizio”.

E Paul trova anche la sua donna lungo il percorso, ma questa parte verrà evidentemente sviluppata nell’inevitabile sequel del film.

Dune di Denis Villeneuve: un riferimento alle vicende afgane

Il pianeta Arrakis di Villeneuve ha palesi riferimenti al colonialismo in generale e alle vicende afgane in particolare. Gli Atreides, quando sbarcano marciando impettiti dalle loro navi spaziali, vengono preceduti dalle cornamuse, mentre le donne native che si sbracciano per salutarli indossano qualcosa di molto simile al hijab.

Analogamente all’Afghanistan, Arrakis è una terra inospitale e deserta, divisa tra sconfinati deserti sabbiosi e inaccessibili formazioni rocciose, nelle quali si annidano i Fremen, divisi in piccole ma agguerrite comunità, per lo più nascoste nel sottosuolo.

I Fremen sono dei guerrieri formidabili, che nessuno ha mai veramente sconfitto, anche se le loro terre vengono sempre saccheggiato dal potente di turno.

Paul ha capito questa realtà, e a differenza dei suoi predecessori vuole allearsi con i nativi, tenendo conto della loro cultura e delle loro aspettative. Un atteggiamento del tutto opposto a quello del Barone Vladimir Hakonnen, capo degli invasori, che ordina il totale sterminio dei nativi, senza peraltro neanche conoscerne il numero e la forza.

Vedremo nel sequel come andranno a finire le cose.

Dune di Denis Villeneuve: un ottimo remake

Dune è un classico della fantascienza di Frank Herbert, che ha sedotto il mondo del cinema da decenni. Il primo che ha cercato di metterlo in scena è stato Jodorowsky, che però ha fallito nell’impresa, quando tutto sembrava pronto per realizzare quello che sarebbe stato uno dei colossal più visionari della storia del cinema, negli anni settanta.

Poi è venuto il Dune di David Linch, del 1984. Un film molto controverso. La versione di Villeneuve è molto meglio riuscita, resistendo alla tentazione di buttarsi sugli effetti speciali per travolgere lo spettatore e scaraventarlo in un videogame.

Perché il suo Dune è un film lento, affascinante, che indugia sui campi lunghi e lunghissimi di Arrakis, sul dramma interiore dei vari personaggi – in particolare di Paul – immergendoci nel complesso mondo immaginato da Herbert, di fatto una società medievale di dimensione galattica, nella quale si muovono molteplici interessi e numerosissimi personaggi.

Non è facile trovare un equilibrio tra tutti questi elementi, senza perdere d’occhio il viaggio dell’eroe percorso dal protagonista, che comunque rimane la struttura portante delle vicende mostrate. Ma Villeneuve c’è riuscito.

Non mancano le scene d’azione e i violenti combattimenti corpo a corpo, ma sono sapientemente distribuiti come elementi coreografici di una storia ben strutturata, che accelera gradualmente dopo avere ambientato lo spettatore nell’inospitale Arrakis e spiegatogli le complesse vicende che mettono in moto il meccanismo narrativo.

Bravo Villeneuve, che con Dune dimostra come sia possibile mantenere una dimensione autoriale anche quando si vuole realizare un blockbuster. Un film da vedere, specie per gli amanti della fantascienza. Aspettando il sequel…

Alessandro Marotta

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