Dici Ray Wilson – l’ultimo vocalist dei Genesis – e subito pensi alla magia che la band inglese ha saputo infondere nei brani che hanno fatto la storia del progressive rock; così ha sicuramente pensato anche il pubblico intervenuto a Spilimbergo per uno degli appuntamenti più prestigiosi di Folkest 2017, dove l’istrionico Ray Wilson ha proposto una sequenza di brani che ha spaziato dalla sua produzione personale (una quindicina gli album pubblicati) a quella dei Genesis del periodo in cui vi militò – dal 1997 allo scioglimento del gruppo- fino ad arrivare ad alcuni pezzi del repertorio storico della band.
Un concerto dal sound moderatamente “easy”, come d’altronde lo sono stati gli ultimi album dei Genesis, improntati più al pop rock che al progressive dell’epoca Peter Gabriel- Steve Hackett, e che – complice una location suggestiva come quella di Piazza Duomo – ha reso ancora più frizzante una serata soltanto marginalmente disturbata da un acquazzone terminato poco prima dell’orario di inizio del live.
Via quindi con No Son of Mine, un classico dei Genesis tratto da We Can’t Dance e con il quale Ray Wilson ha fatto subito intendere come sarebbe stato il resto del concerto: suoni puliti, batteria in evidenza a dare il ritmo, con due chitarre, basso e tastiere oltre a flauto e sax intervallati a seconda dei brani, ad accompagnare Ray in una cavalcata di successi che ha abbracciato un paio di decenni; a seguire That’s All, a conferma che il rock melodico sarebbe stato il protagonista della serata, e una scaletta di brani tratti da epoche diverse della produzione Genesis e – come detto – da quella solista di Wilson, apparentemente senza un filo conduttore ma ben distribuiti e amalgamati per circa due ore di musica che ha visto un pubblico attento e coinvolto e sempre pronto a prodigarsi in lunghissimi applausi al termine dei brani proposti.
In particolare Carpet Crawlers e Mama, pur se interpretati con una timbrica vocale diversa da quella originale, hanno estasiato i presenti; è proprio la roca timbrica vocale di Wilson che caratterizza e “plasma” i brani, sia suoi che dei Genesis, ad affascinare l’ascoltatore trasportandolo in un viaggio indimenticabile nella storia della musica; molto gradite dal pubblico anche Home by the Sea, Out to be Resting (Wilson), Follow you Follow me e una gioiosissima versione di Congo in duetto con Marcin Kajper al sax.
Chiusura con due brani eccezionali: Inside, di Wilson (per chi non lo conoscesse suggerisco di cercarlo su You Tube, possibilmente nella versione live, ….non resterete delusi, ndr) e Solsbury Hill a chiusura di un concerto che ha suscitato emozioni e regalato una serata all’insegna di quella che si può definire senza tema di smentita “buona musica”.
Hanno aperto “le danze” i Cinqueinpunto, una band che ha saputo subito farsi apprezzare con il suo repertorio rock, prog e canzone d’autore, con arrangiamenti originali e mai scontati e con testi scritti da loro (una rarità in questo periodo in cui le cover-band vanno per la maggiore); una band dall’età media non proprio bassissima ma con tanta energia e professionalità e che a Spilimbergo è stata a lungo applaudita nella sua esibizione.
Nell’occasione è stato presentato il loro ultimo lavoro, Barkers & Slut (…..and rockers) con l’ingresso sul palco della modella Veronica che appare sulla copertina del CD; non c’é che dire, un bel mix di buona musica e, perché no, con un tocco di femminilità (che non guasta mai).
Anche in questa occasione Folkest, l’International Rock Festival che propone appuntamenti musicali in tutta la regione, ha saputo offrire – come da consuetudine – un appuntamento di rilievo in un cartellone ricco di nomi di spicco ma anche di realtà musicali poco conosciute al grande pubblico ma nel contempo di assoluto valore.
Folkest 2017 sta volgendo al termine, gli ultimi appuntamenti prevedono venerdì 21 luglio Teresa De Sio, sabato 22 luglio Ron (entrambi a Capodistria -Slo, in Piazza Carpaccio con inizio alle ore 21.30) e giovedì 27 luglio Abdullah Ibrahim & Ekaya a Villa Manin (Passariano).
Info al link http://www.folkest.com/programma-folkest-2017/ .
Recensione e foto: Dario Furrlan