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Giuseppe Giacobazzi “Un po’ di me”

Giovedì 4 aprile 2014
Teatro “Giovanni da Udine”

Secondo voi quanta voglia c ‘è di divertirsi, lasciarsi andare alle risate, rilassarsi, liberarsi dallo stress quotidiano?? Quanta? Credetemi, molta di più di quella che voi immaginate perché ieri sera al teatrone c’era il super-pieno.
Diamo per scontato che Giacobazzi è conosciutissimo grazie ai successi televisivi di Zelig, diamogli pure il bonus “simpatia a prescindere” per la parlata romagnola che conquista sempre, ma sul palco dal vivo si è proprio accaparrato tutto il pubblico, uno per uno. Grande feeling subito perché lui ha questo speciale modo di catturare l’attenzione con il suo fare molto diretto e molto semplice, non crea la barriera di chi dal palco vuole spiegare o insegnare qualcosa a tutti i costi. Pesca le storie dal suo quotidiano ma che può essere benissimo anche quello stesso di tutti. E lo spettacolo “Un pò di me” è proprio il suo album di foto dall’infanzia ai suoi attuali 51 anni, senza però la retorica di chi fa il nostalgico o i paragoni coi soliti e patetici “bei vecchi tempi”. Ci ha fatto ridere di tutto perché ha saputo trovare il lato ridicolo anche nei momenti di vita più seri, quasi tragici, evitando sempre di cadere nello scontato o nel cattivo gusto di chi ride malamente delle disgrazie proprie o altrui.
Si è messo a nudo conquistandoci con le iniziali battute frizzanti che ci hanno reso poi ancor più disponibili ad ascoltarlo anche quando si è aperto sui suoi momenti personali di sofferenza o di introspezione.
Sul palco nudo e crudo, dove gli unici elementi di contrasto erano quattro parallelepipedi di colore luminoso e variabile, spiccava la camicia bianca di Giacobazzi che secondo me è stata anche una chiave di lettura del personaggio-uomo-attore. Un qualche stilista ha detto che con una camicia bianca puoi presentarti ovunque e questo per me ci dà la cifra della persona che c’era in scena: uno che sta lì candido, pulito da sovrastrutture, semplice nel modo di esporsi agli altri ma con un grande rispetto per quel pubblico gli sta davanti e che, come ci ha ricordato lui stesso ringraziando, gli permette con la presenza numerosa in sala , di fare da dieci anni quello che più gli piace, divertendosi e divertendo.
Grazie per la serata caro Giacobazzi perché ci hai ricordato che un pò di ottimismo e autoironia dà sempre una marcia in più e che concludendo lo spettacolo con una bella canzone di Renato Zero (“Il cielo”) ci hai dato non solo “Un pò di me”, ma direi tanto, tanto, tantissimo di te.

Pensateci e pensatemi Al. Ga.

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