Il mitico John Mayall ha estasiato la settimana scorsa il pubblico udinese con un concerto del tour “85th Anniversary Tour”, organizzato da Azalea al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 22 marzo, che i presenti ricorderanno a lungo. Prima dello spettacolo i dubbi però erano parecchi: l’icona del british blues reggerà per tutta la durata del concerto a 85 anni suonati? Come sarà la compagine che l’accompagnerà sul palco? E poi, dopo una miriade di album pubblicati, Nobody told me (l’ultimo suo lavoro uscito a febbraio) avrà la “forza” che ha contraddistinto i tanti album dell’artista inglese?
Partiamo anzitutto dalla splendida disponibilità di John Mayall nei confronti dei suoi fan: prima dello spettacolo (ma anche dopo) si è concesso pazientemente al pubblico nel foyer del teatro dove si è sottoposto volentieri al rito degli autografi sia sui suoi CD, che da buon imprenditore di se stesso vendeva direttamente al pubblico, sia sui vari album in vinile e CD portati da casa per l’occasione dai fan e che gli venivano sottoposti per un suggello che li avrebbero così resi unici.
Nel frattempo Francesco Piu con il suo sound blues-rock-funky riscaldava lo scarso pubblico presente al momento nel “teatrone” (ancora impegnato alla caccia all’autografo di John Mayall, ndr), un one-man-band dotato di una tecnica sopraffina che nel tempo si è ritagliato uno spazio rilevante nel panorama blues italiano e internazionale.
Il primo dubbio riguardo a John Mayall è subito svanito con l’inizio del concerto, a dispetto dell’età il carismatico John ha stupito per la sua energia e la carica vitale, Mayall si è posizionato alle tastiere e con il brano di apertura Nothing to Do With Love ha subito dimostrato che il passare degli anni non ha scalfitto assolutamente la sua tempra, la voce è sembrata addirittura migliore rispetto ad un decennio fa, più incisiva e convincente.
Ma chi ha stupito veramente è stata Carolyn Wonderland, alla chitarra (che insieme a Greg Rzab al basso e Jay Davenport alla batteria hanno supportato il bluesman sul palco), autentica rivelazione della serata; la giovane chitarrista texana ha interpretato una versione totalmente stravolta di Why did you go last night dimostrando di saperci fare sia con lo strumento ma soprattutto con la voce che – scusate il paragone forse un po’ blasfemo – a tratti poteva ricordare quella di Janis Joplin per grinta e intensità. Non da meno gli altri componenti della band: Davenport alla batteria, con un suono preciso e possente ha sostenuto il ritmo della serata e Greg Rzab ha disegnato fraseggi al basso.
John Mayall ha proposto brani dal suo ultimo lavoro Nobody told me – secondo alcuni il miglior suo album degli ultimi quarant’anni – pescando ovviamente anche fra la sua sterminata produzione e rivisitandoli in chiave più moderna, una ventata di “freschezza” che il pubblico ha indubbiamente gradito; pubblico, a onor del vero, piuttosto attempato, praticamente inesistenti i giovani (sicuramente non è il genere musicale che li attrae maggiormente) ma i “diversamente giovani” non si sono risparmiati in applausi e incitamenti a Mayall e la sua band.
John Mayall, alternandosi fra tastiere, chitarra e armonica a bocca, a volte suonando anche due strumenti contemporaneamente (fra cui anche l’organo Hammond posizionato a fianco alla Roland) e pezzi in cui l’armonica l’ha fatta da padrone, dimostrando che il fiato ancora non gli manca, ha continuato comunque a dare spazio ai membri della band, Carolyn Wonderland si è quindi esibita alla slide guitar confermando quanto di buono si era già intuito di lei, magnificamente supportata dal basso di Rzab e dalla batteria di Davenport; spazio anche per loro con assoli di rilievo.
Oltre un’ora e mezza di concerto, come detto con continui cambi di strumenti, lasciando intendere che l’età avanzata non rappresenta assolutamente un problema per John Mayall, hanno portato velocemente ai saluti finali ed all’immancabile bis, la scelta di John Mayall è caduta questa volta su I Want All My Money Back (l’artista varia sempre la scaletta della serata, ndr), tratta dall’album “Find a Way to Care” che ha chiuso il concerto con una standing ovation del caloroso pubblico e sciogliendo tutti i dubbi iniziali. Pubblico si caloroso ma forse un po’ troppo “friulano” e rispettoso delle regole, considerato che almeno sul bis avrebbe potuto alzarsi in piedi e tributare gli applausi da sotto il palco come si conviene ad una performance del genere, ma tant’è…. siamo friulani!
Al termine del concerto l’artista, insieme al resto della band, si è nuovamente concesso ai fan nel foyer del teatro senza lesinare autografi e selfie, rimanendo a disposizione del pubblico fino a che gli ultimi spettatori – riluttanti ad abbandonare il teatro – hanno lasciato libero John ed il suo gruppo; tanto di cappello quindi a questi artisti che nonostante la fama “non se la tirano” per nulla e condividono con il pubblico la gioia di una meravigliosa serata trascorsa insieme.
La scaletta:
- Nothing to Do With Love (Jerry Lynn Williams cover)
- Why Did You Go Last Night (Clifton Chenier cover)
- Dirty Water (The Standells cover)
- You Don’t Love Me
- What Have I Done Wrong
- One Life to Live (John Mayall & The Bluesbreakers song)
- The Devil Must Be Laughing
- Distant Lonesome Train
- Early in the Mornin’ (Louis Jordan and His Tympany Five cover)
- So Many Roads (Otis Rush cover)
- Chicago Line (John Mayall & The Bluesbreakers song)
Bis
- I Want All My Money Back
Dario Furlan