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Il dramma dell’esodo istriano: approda a Gorizia il “Magazzino 18” di Cristicchi giovedì 13 marzo alle 20.45 Teatro Verdi

Tutto esaurito da due mesi, centinaia in lista d’attesa per lo spettacolo
Dopo aver riempito i teatri di tutta Italia ed essersi guadagnato un passaggio in seconda serata su Raiuno in occasione del Giorno del Ricordo, approda a Gorizia Magazzino 18, «musical civile» scritto e interpretato dal cantautore romano Simone Cristicchi. Lo spettacolo, che racconta l’esodo degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, ha fatto discutere e scatenato polemiche talvolta sopra le righe, che hanno contribuito a creare anche nel capoluogo isontino una febbrile attesa per la recita goriziana: già nei primi giorni di prevendita, lo scorso gennaio, Magazzino 18 ha fatto registrare il tutto esaurito, con centinaia di richieste inesaudibili. Lo spettacolo in scena al Verdi sarà a suo modo un unicum, considerato che ad accompagnare Cristicchi ci sarà l’orchestra “I Sinfonici del Friuli Venezia Giulia”, diretta dal maestro Valter Sivilotti. Non mancheranno le iniziative collaterali allo spettacolo: tra queste, la prolusione organizzata mercoledì 12 marzo alle 18 nel foyer del teatro dall’Università della Terza età di Gorizia, con la relazione a cura di Tullio Svetini sulla vicenda dell’esodo.magazzino
Agli oltre seicento che giovedì 13 marzo alle 20.45 assisteranno allo spettacolo al Teatro Verdi, Simone Cristicchi – che ha firmato i testi assieme a Jan Bernas – racconterà dell’esodo biblico degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia: si parte da un luogo “simbolo”, il Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste. Furono quasi 350 mila le persone che all’ indomani del trattato di pace del 1947, abbandonati i propri beni e imballata la loro vita, preferirono avventurarsi verso un’Italia disastrata, affamata e diffidente, piuttosto che restare estranei nella Jugoslavia di Tito, una terra di violenze e soprusi che non riconoscevano più. Il protagonista, ideale “Virgilio” per gli spettatori, è un umile archivista romano, spaesato e ignorante, che viene inviato dal Ministero degli Interni a Trieste, per fare l’inventario di questa enorme catasta di masserizie abbandonate e stipate alla rinfusa. Oggetti marchiati da nomi e numeri, che raccontano la tragedia di un popolo sradicato dalla propria terra. Sedie, armadi, specchiere, cassapanche, attrezzi da lavoro, libri, ritratti, quaderni di scuola, fotografie in bianco e nero. Oggetti che sembrano essere in attesa di un fantasma che li venga a prendere, perché capaci di evocare direttamente la persona cui sono appartenuti. Il giovane protagonista ne riporta alla luce la vita che vi si nasconde, scoprendone gradualmente l’esistenza, narrando in maniera cruda e schietta una delle vicende meno raccontate della storia d’Italia.
Cambiando registri vocali, costumi e atmosfere musicali, Simone Cristicchi si trasforma dando vita ad ogni singolo personaggio: l’esule da Pola, il bambino di un campo profughi, la donna “rimasta” che scelse di non partire, il monfalconese che decide di andare in Jugoslavia, il prigioniero del lager comunista di Goli Otok. In una sorta di nuovo genere teatrale, il “Musical-Civile”, le testimonianze reali e le canzoni inedite sul tema, colmano il silenzio di una pagina strappata dai libri di Storia. «E pensare che per cinque anni, nel tragitto che l’autobus 765 faceva per portarmi al Liceo, c’era una fermata. Vicino a quella fermata c’era un cartello, una specie di targa con su scritto “Quartiere Giuliano Dalmata”. Ogni volta che ci passavo davanti, leggevo quel cartello, e nella mia ignoranza mi chiedevo: “Ma questo signor Giuliano Dalmata, chi era?», ha scherzato Cristicchi.

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