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Il Principe Cerca Figlio: Recensione del film con Eddie Murphy

Il Principe Cerca Figlio: Recensione del film con Eddie Murphy

Il Principe Cerca Figlio

 

Gli anni passano per tutti, anche per l’ex Principe Akeem (Eddie Murphy), diventato Re di Zamunda dopo l’improvviso decesso del padre, il Re Joffry Jocker (James Earl Jones). Il problema è che manca un erede: le leggi patriarcali del regno africano impongono che il trono debba passare a un figlio maschio, mentre Akeem ha solo tre figlie femmine.

Viene tuttavia a sapere di avere un figlio bastardo, concepito in una notte di passione alcoolica, avvenuta prima di conoscere Lisa (Shari Headley), sua moglie, che è all’oscuro di tutto. Akeem ritorna a New York per recuperare l’erede al trono, Lavelle (Jermaine Fowler) accompagnato dal fido consigliere Semmi (Arsenio Hall).

Torna in Africa con il figlio e la madre di questi, suscitando le ovvie perplessità della moglie e delle figlie. La situazione è ulteriormente complicata dall’ingombrante presenza dell’istrionico Generale Izzy (Wesley Snipes), dittatore di uno stato confinante, che ha mire politiche sul Regno di Zamunda.

Il Principe Cerca Figlio: un sequel stanco e senza idee

Questa pellicola è il sequel del film cult Il Principe Cerca moglie, del 1988, di John Landis, nel quale il protagonista era un Eddy Murphy sulla rampa di lancio per diventare una star. A distanza di 33 anni viene da chiedersi per quale motivo abbia voluto di nuovo prestare il suo volto al personaggio di Akeem.

Forse la nostalgia di ritrovare gli amici di una volta. Perché in fondo questa pellicola è una sfilata di figure del passato, segnate dal tempo, e i nuovi personaggi non aggiungono niente di valido. Anzi. Certo, Eddy Murphy strappa qualche sorriso, ma nel complesso si ride poco.

Ennesima vittima del politically correct a qualsiasi costo, questa pellicola non osa mai, anche se ci sarebbero diversi spunti interessanti: l’arretratezza di certe culture rimaste ancorate a una visione ottusamente patriarcale della società, il conflitto generazionale, la distribuzione ineguale della ricchezza, il dramma della guerra e dei bambini-soldato.

Tutti aspetti accennati, rimasti sepolti sotto la copertina patinata di curate coreografie e costumi dallo splendido impatto visivo. Cose carine che però scorrono via e lasciano poco. O niente.

Il Principe Cerca Figlio: una parodia della cultura afroamericana

L’ambientazione del film è divisa tra New York e l’immaginario Regno di Zamunda. Se il quartiere dei Queens si presta a qualche siparietto accattivante, lo stato africano è rappresentato in maniera del tutto irreale ed è infarcito di stereotipi della cultura afroamericana, tanto che questa sua rappresentazione potrebbe anche sembrare una parodia della stessa.

Peccato, perché le coreografie e i costumi sono curati nei minimi dettagli e, almeno per gli amanti del genere, forse sono la cosa più bella del film. In effetti in alcuni passaggi questa pellicola sconfina nel genere del musical, con musiche, balli e movimenti di gruppo che accompagnano importanti passaggi narrativi, che però in questo modo forse perdono mordente.

Il Principe Cerca Figlio: (forse) una pellicola per i nostalgici de Il Principe Cerca Moglie

In definiva questo film è l’ennesima vittima sacrificata sull’altare del politically correct e della moda di fare sequel di qualsiasi cosa, e chissenefrega se non si ha niente di nuovo da dire.

Basata su una sceneggiatura inconsistente, questa pellicola può essere vista come un tentativo di strizzare l’occhio ai vecchi aficionados del cult del quale è (purtroppo) il sequel.

Un prodotto commerciale per alcuni aspetti ben impacchettato. Ma dentro la confezione c’è molto poco. Peccato, perché così si rischia di rovinare anche il ricordo dell’ormai mitico Il Principe Cerca Moglie.

Alessandro Marotta

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