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Il ritorno del TDO

Il ritorno de Il Teatro degli Orrori: Ballate dalla data zero.

Regola fondamentale di sopravvivenza ad un concerto de Il Teatro degli Orrori:

se sei alta appena 1.60m, e sei riuscita a guadagnare la seconda fila centrale, ma sei circondata da gente più alta e grossa, non c’è alcuna possibilità di uscirne indenne.

Questo è quello che mi è accaduto venerdì 2 marzo a Pordenone durante la data zero del nuovo tour del Teatro degli Orrori, per la presentazione dell’ultimo album “Il Mondo Nuovo”.Il gruppo, tornato alla formazione originaria, sale sul palco: l’emozione e le aspettative sono alte sia tra i musicisti che tra il pubblico. Si comincia con Rivendico: un’esplosione di suono, energia e luci dà la carica al pubblico che, come in ogni concerto della band, si abbandona completamente alla sua musica. Vengo sballottolata a destra e sinistra, ma non posso fare a meno di cantare a squarciagola e dimenarmi tanto quanto gli altri. Si continua con l’entusiasmo e la potenza di un altro pezzo del nuovo album, Non vedo l’ora, seguito da Per nessuno. Dopo questa tripletta, mi rendo conto di non avere più l’età per reggere il “pogo” inevitabile ad un concerto di questo tipo. Mi sposto sul lato per godere a pieno dell’intensità di Pierpaolo Capovilla, Gionata Mirai, Giulio “Ragno” Favero e Franz Valente che, in questo tour, saranno accompagnati da Kole Laca (2Pigeons) all’elettronica e Marcello Batelli (Non voglio che Clara) alle chitarre.

Come sempre, il frontman Capovilla non si risparmia e si concede completamente al pubblico abbandonandosi ad un bagno di folla sulle note di Doris, altro splendido pezzo del nuovo album. Poi, arriva Ion, le luci si abbassano e un solo riflettore illumina Capovilla, che evidentemente emozionato, racconta la storia di Ion: cittadino rumeno bruciato vivo in Italia dal suo “padrone”. L’umanità e la disumanità di questo racconto catalizzano l’attenzione del pubblico che, forse, per la prima volta durante il concerto, si ammutolisce quasi completamente ed ascolta gli artisti dare voce alla discreta dignità di una “vitaonesta”. “Ciascuno è solo/ ciascuno con un peso sullo stomaco”: con questi ultimi versi Capovilla ci rende una dose di verità con la quale riesce quasi ad eternizzare una condizione umana.

L’intimità creatasi, adesso, si sposta su corde diverse che portano la riflessione sulle vite che corrono parallele e non riescono ad incrociarsi. Arriva ora Direzioni diverse, proposta in una bellissima versione elettronica che risveglia il pubblico e ci prepara alle note “hard” di alcuni dei pezzi più rock del repertorio passato. Si succedono in un unicum musicale: Il terzo mondo, E lei venne! e Compagna Teresa. Si ritorna al nuovo album con Cleveland-Baghdad, la commovente storia di un soldato americano in Iraq, che ripensa alla sua giovane vita, chiedendosi se sia stato giusto arruolarsi.

Ci avviamo verso l’ultima parte del concerto, dove trova spazio il singolo Io cerco te, scelto per il lancio promozionale de “Il Mondo Nuovo”. Dopo l’ultimo break,il gruppo ritorna sul palco. In sintonia con il racconto che il TDO ha portato avanti fino ad oggi con la sua musica, anche l’esperienza live nel finale si riserva un tono malinconico, quasi a ribadire che in fondo c’è sempre spazio per la redenzione. Ed infatti, quando dal pubblico si eleva una voce: “Non c’è un cazzo da stare allegri!”, Capovilla saggiamente incalza: “Ci resta sempre la buona musica!”. La poesia di Lezione di musica, che parte pochi secondi dopo e chiude il concerto, ci porta a comprendere il senso delle parole dell’artista e a credere che “Il Mondo Nuovo” non sia poi così lontano.

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Federica Sebaste

Marco Zanolla

© Riproduzione riservata

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