Anche se la sala per le restrizioni adottate era piena al 50% ma comunque sold out l’accoglienza al nuovo progetto, ideato da Luca Ferri ed interpretato da tre attori della sua compagnia, è stato accolto da una autentica ovazione e un lungo applauso durato più minuti alla fine della rappresentazione.
La storia sceneggiata da un racconto di Dino Buzzati racconta del colonnello in pensione Sebastiano Procolo tormentato dalle proprie ambizioni e incattivito da una vecchiaia senza affetti. Incapace di amare e sognare, è abituato a riportare tutto alla logica della gerarchia, della ragione e del profitto. Il colonnello Procolo vorrebbe diventare il proprietario delle terre che comprendono il Bosco Vecchio, ereditate in parte dalla morte di Morri ed in parte da lui amministrate per conto del giovane nipote Benvenuto, ancora in collegio. Per coronare il suo sogno sarebbe disposto a commettere qualunque nefandezza, compresa l’eliminazione del nipote. Egli progetta inizialmente di radere al suolo gran parte del bosco di piante secolari, liquidando come “favole” le voci secondo le quali in esso abitino creature benigne e favolose. Pian piano però il luogo, con la sua magia, fa presa sul suo cuore inaridito, ed egli comincia a credere alla realtà di tali leggende, tanto che cerca di asservire una delle forze del bosco, il Vento Matteo, ai suoi scopi.
Una prima svolta si avrà durante la grave malattia di Benvenuto, quando il colonnello si mostrerà disposto a venire a patti con i geni del bosco perché lo facciano guarire, rinunciando in cambio al legname. Ma la svolta definitiva si avrà quando il vento, nel giorno di Capodanno, gli farà credere che il nipote è morto e lui è diventato il padrone del bosco:
sconvolto, Procolo si reca nella notte a cercare di disseppellirlo dalla valanga in cui lo crede sepolto, il gran dispendio di forze lo manda in ipotermia e principia a congelare, le creature del bosco si adunano al suo cospetto. Il Vento Matteo gli comunica d’averlo voluto ingannare per farlo sentire, per un giorno unico padrone di tutti i suoi averi, e che il nipote in realtà è in salvo al collegio, il colonnello morente, riconciliato con il proprio cuore e col proprio onore di vecchio soldato, ha la visione del suo reggimento che sfila in marcia al suono marziale della fanfara, baionette e sciabole levate al sole nascente e con le ultime forze alza la mano nel saluto militare prima di chiudere gli occhi dietro le lenti brinate.
La sceneggiature ideata e diretta da Luca Ferri conserva abbastanza coerentemente i temi fondamentali dell’omonimo libro di Dino Buzzati: in primis la magia della natura e dell’invisibile : “…le montagne ma soprattutto gli alberi, seguiti attraverso il variare continuo delle stagioni, riescono a raggiungere una loro poetica autonomia di personaggi, che non hanno bisogno della parola proprio come gli animali e le piante”… per trasmettere negli spettatori l’ascolto dei sentimenti che si
possono ascoltare e capire, solo con l’allestimento scenico proposto, ed inoltre è facile immaginare e sentire la vera anima del bosco. Ben rappresentato il tema del libro di Buzzati del conflitto eterno fra Bene e Male e i tormenti della psiche.
Il colonnello ” ….Sebastiano Procolo […] se ne va a vivere nella foresta dai mille inicanti. Imparerà con molte asperità a convivere con i folletti e l’anima del Bosco vecchio, sarà geloso di quel bambino, erede come lui, che ha con la natura una comunione naturale, quasi panteistica.” In conclusione una bella pièce allestita con cura e coraggio, dopo circa due anni di inattività, che danno il merito al regista e ai tre protagonisti Luca Marchioro ( il colonello che Procolo), Alberto Fornasati e Massimiliano Kodric di aver centrato in pieno il messaggio sottinteso nel racconto di Dino Buzzati e impreziosito dalle maschere Original Venice e l’assistenza alla regia di Tiziana Guidetti. Una nuova produzione della Compagnia Anà-Thema che ha creato uno spettacolo poetico ed emozionante per tutta la famiglia che rallegra gli adulti e affascina gli spettatori più piccoli.
Enrico Liotti