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Jurassic World – Il Dominio: recensione

Jurassic World – Il Dominio: recensione

La storia è ambientata quattro anni dopo la distruzione della Isla Nublar, avvenuto nel precedente capitolo della trilogia Jurassic World, e vede i dinosauri sparsi nel globo terraqueo, mentre competono con la fauna “naturale” per sopravvivere.

Come sempre, il loro principale pericolo è l’uomo, perché i bracconieri sono molto attivi, alimentando un ampio mercato illegale, che vede in prima fila la solita azienda specializzata in ingegneria genetica, la Biosyn, diretta dal cattivone di turno, che mira a sfruttare il potenziale genomico dei dinosauri per creare nuovi prodotti farmaceutici e agricoli.

Il racconto è diviso in due storie che a lungo scorrono parallele. La prima vede tornare in scena i tre protagonisti del primo, inimitabile, Jurassic Park, cioè Al Grant, Ellie Sattler e Ian Malcom, impegnati a fare luce sui loschi traffici della Biosyn, mentre nella seconda Owen Grady e Claire Dearing cercano di proteggere la giovane Maisie, il cui codice genetico è ricercato da mezzo mondo.

Ovviamente tutti i personaggi si ritroveranno a condividere la stessa avventura alla fine nel film, che dura ben due ore e mezza.

Jurassic World – Il Dominio: un film prevedibile, troppo lungo e a tratti quasi noioso

Anche l’eccellente Top Gun:Maverick dura quasi due ore e mezza, ma non ce se ne accorge per niente, in quanto lo spettatore viene subito rapito dal flusso narrativo, e il tempo tra i titoli di testa e quelli di coda letteralmente vola, assieme agli aerei da combattimento statunitensi.

In Jurassic World – Il Dominio invece è facile che scappi lo sbadiglio, specie dopo la prima parte del film, quando veramente i tempi sono troppo diluiti rispetto ai fatti raccontati. I personaggi sono piatti, si comportano in maniera scontata, muovendosi lungo una storia dove in definitiva accade poco, e quel poco è facilmente prevedibile.

Certo, ci sono delle pregevoli scene d’inseguimento, ma si ha più l’impressione di guardare uno degli ormai innumerevoli Fast & Furious, piuttosto che una pellicola che dovrebbe ruotare intorno alle problematiche connesse alla diversità delle specie e ai limiti della manipolazione genetica.

Invece questi temi vengono trattati superficialmente, e anche le promesse di emozioni forti fatte dai numerosi trailer rimangono deluse. La sceneggiatura è spesso confusa, alcuni fatti raccontati sono veramente poco credibili, come per esempio il gigantesco dinosauro alato che batte in velocità un aereo da trasporto a motore, che riesce addirittura a raggiungere da dietro, dopo un rapido inseguimento.

In compenso compaiono nuovi dinosauri, molti dei quali piumati, ma di certo queste novità zootecniche non compensano i limiti della pellicola, che sembra fatta con l’obiettivo di dare allo spettatore il minimo sindacale, contando su uno scontato successo al botteghino.

Anche l’ammucchiata di tutti i personaggi che hanno reso celebre la doppia trilogia è una scelta probabilmente dettata dalla volontà di omaggiare tutta la saga, ma dal punto di vista narrativo sembra quasi una forzatura fine a sé stessa.

Certo, siamo un gradino sopra il pessimo Matrix Resurrections, altro film girato per spremere fino in fondo un franchise che comunque garantisce ampi incassi al botteghino, a prescindere dalla qualità delle pellicole, ma si poteva fare molto meglio con poco sforzo.

Peccato.

Dal momento che non mi illudo che questo sia veramente il capitolo finale della saga cominciata nel 1993 con Jurassic Park, mi auguro che il prossimo episodio-reboot-spinoff sia veramente originale e godibile. Ma non ci conto troppo.

Alessandro Marotta

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